Dalla parte dei tracciatori: Rock Master quota sei, il punto tecnico
Come nascono gli itinerari del Rock Master? Ce lo racconta Leonardo Di Marino, che insieme a Donato Lella affronta per il sesto anno consecutivo la difficile e fondamentale invenzione delle vie di gara di questa XXI edizione in programma ad Arco (Garda Trentino) dall'8 al 9 settembre prossimi.
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Ramon Julian Puigblanque, vincitore dell'edizione 2006 del Rock Master
Giulio Malfer
Manca un mese alla XXI Edizione del Rock Master di Arco, ed è inutile dire che i preparativi per la gara più famosa dell'arrampicata sportiva fervono... Pochi sanno però che già da mesi Leonardo Di Marino e Donato Lella, i due tracciatori internazionale che ormai da sei anni sono stati chiamati a disegnare e inventare le vie del Rock Master, stanno preparando il menù tecnico per questa edizione. E' un lavoro delicato che Leonardo Di Marino ci spiega nella sua strategia e nei suoi contenuti tecnici ma anche spettacolari.
Il Rock Master secondo i tracciatori
di Leonardo Di Marino
Quando Angelo Seneci (direttore sportivo del Rock Master ndr) mi ha chiesto di tracciare il Rock Master sapevo che la cosa più facile era dirmi che non sarebbe stato facile. Potevo mettere sul piatto tutta l’esperienza della Coppa del Mondo, la fortuna di lavorare con Donato, come spesso già facevamo in diverse gare, ma il Rock Master ha dei contenuti che lo rendono un po’ più complicato. Ci sono delle implicazioni emotive diverse, che giocano a favore e a sfavore, difficili da spiegare, di natura soggettiva e oggettiva. Di oggettivi ci sono, in ogni modo, gli aspetti tecnici propri di questa competizione.
Il Rock Master ha la sua storia nella formula di gara e nella struttura che lo ospita. La formula prevede la somma dei metri saliti prima su un itinerario da affrontare con modalità a vista, e poi su di un altro da salire dopo averlo provato per 20, 30 minuti il giorno prima della competizione.
La struttura, più alta ed ampia del consueto, vuole e permette itinerari più lunghi. Questo si riflette su un maggior impegno già a partire dal dover scegliere, maneggiare e posizionare un maggior numero di prese.
La valutazione di un itinerario di 55, 60, 65 e più movimenti è più delicata anche solo per il fatto che il confronto avviene con vie solitamente un po’ più corte. Ma sono soprattutto tanti più movimenti da inventare, provare, controllare con un buon dispendio di energie e di: pelle.
Il nostro lavoro inizia con una valutazione complessiva della parete. Ogni anno cerchiamo di apportare qualche modifica. Costruiamo dei tamponamenti che possano cambiare il profilo di alcune sezioni, applichiamo volumi che permettano soluzioni diverse nel superamento di alcune sezioni della struttura.
Queste novità, assieme a quelle di nuovi modelli e forme di prese, ci danno nuovi stimoli per la creazione degli itinerari di gara, aumentano l’interesse per le nuove sfide e permettono il miglioramento dei contenuti tecnici della competizione, contenuti richiesti sia dagli atleti sia dal pubblico, proprio in funzione dell’evoluzione e della crescita dell’arrampicata agonistica degli ultimi anni.
Grazie all’adattamento del programma e degli orari delle diverse competizioni, difficoltà, boulder, duello, siamo riusciti a “rispettare” la tradizione dello scambio delle pareti da un anno all’altro. Se un anno i ragazzi avranno la via a vista a sinistra sulla struttura e la via lavorata a destra, l’anno successivo sarà il contrario. Di conseguenza le ragazze avranno un programma opposto. Sempre a destra, ed introdotto con la nuova struttura, dopo il rapido smontaggio della via lavorata salita dai ragazzi o dalle ragazze (secondo l’annata), si svolge il duello con i due itinerari perfettamente identici.
Quando si tracciano degli itinerari per una competizione si segue il principio che la difficoltà proposta deve essere adeguata alle capacità degli atleti in campo. Nelle formule di gara in turni successivi, quando il tracciatore conosce bene gli itinerari creati, può, dopo l’analisi dei risultati del primo round, apportare, se necessario, delle modifiche alle vie dei turni successivi per renderle più facili o più difficili. Questo perché un altro obbiettivo della tracciatura è di creare delle vie che possano essere salite per quanto più possibile, magari fino al top, ottenendo una selezione, e quindi una classifica, tra i concorrenti. Al Rock Master queste modifiche, se anche concesse dal regolamento, per i tempi e le caratteristiche delle vie sono molto difficili da fare.
Abbiamo un primo giorno di gara, se così si può definire, non aperto al pubblico, durante il quale gli atleti provano l’itinerario preparato per la domenica. L’osservare le loro prove, anche all’occhio esperto, può trarre in inganno: abbiamo visto atleti che sembravano fare molta fatica e poi sfoderavano prestazioni eccezionali o atleti traditi dal proprio giudizio che credevano la via più facile di quanto poi si rivelava a loro stessi. In ogni modo la questione è che per noi ciò che é fatto resta. Ad aggravare questa problematica i cambiamenti di clima, che nell’arco di tempo richiesto per il nostro lavoro, possono offrire condizioni di aderenza sulle prese pessime durante la tracciatura ed ottimali durante la gara o viceversa. Cosa che in entrambi i casi in questi anni si è verificata più volte.
Domenica poi finisce la gara ed anche Donato ed io facciamo le nostre considerazioni su ciò che abbiamo fatto e visto. Alle volte è andata meglio, altre meno, incassiamo l’esperienza per raccontarcela e lavorarci sopra. Quello che nelle cinque edizioni passate crediamo di aver apportato al Rock Master con il nostro stile di tracciatura, se si vuole pensare a degli stili per i tracciatori, è una maggiore velocità. Nonostante la lunghezza e la complessità degli itinerari gli atleti salgono più rapidamente. Le salite, se anche interrotte da momenti di recupero, non impegnano troppo tempo e questo rende lo scorrere della competizione sicuramente più avvincente.
In realtà credo non sia stato un nostro apporto quanto un essere riusciti ad esaltare, adeguandovisi, le caratteristiche degli atleti. Cerchiamo di far veder cosa sono capaci di fare questi arrampicatori; come, grazie alla loro preparazione fisica, alla loro rapidità, destrezza, efficacia, sono in grado di salire difficoltà elevatissime offrendo uno spettacolo sportivo di altissimo livello; lo spettacolo che il Rock Master vuole offrire al suo pubblico.
Leonardo Di Marino
Donato Lella nato nel 1965, vive a Pinerolo (TO) ed è laureato in Scienze Motorie a Torino dal 1991. Inizia la sua attività di arrampicatore nel 1984 stimolato dalla lettura dei libri di Rheinold Messner, sognando le pareti dolomitiche e poi gli 8000.
E’ noto nel panorama dell’arrampicata per essere uno tra i più longevi atleti del panorama competitivo. A 40 anni la sua passione per questo sport si sviluppa nelle più disparate direzioni. Atleta, falesista, tracciatore internazionale e allenatore.
Inizia negli anni ’80 con la salita delle più classiche dei 4000 alpini. La grande spinta verso l’arrampicata viene da un video del grande Patrick Edlinger visto in televisione ed il successivo corso presso il C.A.I. di Pinerolo.
Le tappe più significative della sua carriera sono: nel 1989 il suo primo 8a “Tutto da rifare” nella falesia di Andonno (CN), nel 1996 a Berna consegue il brevetto di tracciatore internazionale di arrampicata sportiva e nel 1997 la conferma come atleta a livello internazionale con il 7° posto in Coppa del Mondo a Kranj (SLO).
Il 2005 è stato l’anno della consacrazione come tracciatore essendo stato a Monaco nel Campionato del Mondo di difficoltà e boulder, a Pechino nel Campionato del Mondo giovanile e al Rock Master di Arco (TN).
Negli obbiettivi futuri di Donato c’è la voglia di nuove salite tra cui raggiungere il suo limite massimo 8c+ e provare anche vie di più tiri di difficoltà estrema. Il tutto continuando ad insegnare arrampicata nella sua sala sportiva a Pinerolo ed essere presente alle più importanti gare sportive in veste di tracciatore.
Leonardo di Marino nasce nel 1963 a Trento ma all’età di 4 anni si trasferisce a Padova. Scopre l’arrampicata fin da piccolo andando molto spesso sulle montagne vicino a casa, le Dolomiti, e crescendo si dedica sempre maggiormente all’arrampicata sportiva.
Nel 1987 diventa Guida Alpina dedicandosi principalmente all’insegnamento.
Analizza in collaborazione con il Gruppo delle Guide alpine, il modello dell’arrampicatore per studiare la tecnica dell’arrampicata e sviluppare una progressione didattica. E’ stato Campione Italiano di arrampicata sportiva e Campione internazionale delle Guide alpine
Negli ultimi anni, l’attività sportiva di Leonardo è legata al mondo delle gare prima come atleta e poi come tracciatore e come tecnico della Federazione.
Nel la sua esperienza come tracciatore internazionale IFSC annovera: i World Games 2005 Duisburg; il Rock Master di Arco da 2002 ad oggi; La Coppa del Mondo Shangai (Cina) 2004; Il Rock Junior di Arco dal 2002; Gli European Youth Events di Lipsia 2007; Diverse tappe della Coppa del Mondo in Italia, Europa, Asia dal 1997 al 2003; Campionato Mondiale Giovanile Courmayeur 1999; Campionato Europeo Lecco 2004; Campionato Panamericano di Arrampicata Sportiva 2000; Campionato Internazionale delle Guide Alpine e Trofeo Topolino in tutte le edizioni svoltesi ad Arco.
Il Rock Master secondo i tracciatori
di Leonardo Di Marino
Quando Angelo Seneci (direttore sportivo del Rock Master ndr) mi ha chiesto di tracciare il Rock Master sapevo che la cosa più facile era dirmi che non sarebbe stato facile. Potevo mettere sul piatto tutta l’esperienza della Coppa del Mondo, la fortuna di lavorare con Donato, come spesso già facevamo in diverse gare, ma il Rock Master ha dei contenuti che lo rendono un po’ più complicato. Ci sono delle implicazioni emotive diverse, che giocano a favore e a sfavore, difficili da spiegare, di natura soggettiva e oggettiva. Di oggettivi ci sono, in ogni modo, gli aspetti tecnici propri di questa competizione.
Il Rock Master ha la sua storia nella formula di gara e nella struttura che lo ospita. La formula prevede la somma dei metri saliti prima su un itinerario da affrontare con modalità a vista, e poi su di un altro da salire dopo averlo provato per 20, 30 minuti il giorno prima della competizione.
La struttura, più alta ed ampia del consueto, vuole e permette itinerari più lunghi. Questo si riflette su un maggior impegno già a partire dal dover scegliere, maneggiare e posizionare un maggior numero di prese.
La valutazione di un itinerario di 55, 60, 65 e più movimenti è più delicata anche solo per il fatto che il confronto avviene con vie solitamente un po’ più corte. Ma sono soprattutto tanti più movimenti da inventare, provare, controllare con un buon dispendio di energie e di: pelle.
Il nostro lavoro inizia con una valutazione complessiva della parete. Ogni anno cerchiamo di apportare qualche modifica. Costruiamo dei tamponamenti che possano cambiare il profilo di alcune sezioni, applichiamo volumi che permettano soluzioni diverse nel superamento di alcune sezioni della struttura.
Queste novità, assieme a quelle di nuovi modelli e forme di prese, ci danno nuovi stimoli per la creazione degli itinerari di gara, aumentano l’interesse per le nuove sfide e permettono il miglioramento dei contenuti tecnici della competizione, contenuti richiesti sia dagli atleti sia dal pubblico, proprio in funzione dell’evoluzione e della crescita dell’arrampicata agonistica degli ultimi anni.
Grazie all’adattamento del programma e degli orari delle diverse competizioni, difficoltà, boulder, duello, siamo riusciti a “rispettare” la tradizione dello scambio delle pareti da un anno all’altro. Se un anno i ragazzi avranno la via a vista a sinistra sulla struttura e la via lavorata a destra, l’anno successivo sarà il contrario. Di conseguenza le ragazze avranno un programma opposto. Sempre a destra, ed introdotto con la nuova struttura, dopo il rapido smontaggio della via lavorata salita dai ragazzi o dalle ragazze (secondo l’annata), si svolge il duello con i due itinerari perfettamente identici.
Quando si tracciano degli itinerari per una competizione si segue il principio che la difficoltà proposta deve essere adeguata alle capacità degli atleti in campo. Nelle formule di gara in turni successivi, quando il tracciatore conosce bene gli itinerari creati, può, dopo l’analisi dei risultati del primo round, apportare, se necessario, delle modifiche alle vie dei turni successivi per renderle più facili o più difficili. Questo perché un altro obbiettivo della tracciatura è di creare delle vie che possano essere salite per quanto più possibile, magari fino al top, ottenendo una selezione, e quindi una classifica, tra i concorrenti. Al Rock Master queste modifiche, se anche concesse dal regolamento, per i tempi e le caratteristiche delle vie sono molto difficili da fare.
Abbiamo un primo giorno di gara, se così si può definire, non aperto al pubblico, durante il quale gli atleti provano l’itinerario preparato per la domenica. L’osservare le loro prove, anche all’occhio esperto, può trarre in inganno: abbiamo visto atleti che sembravano fare molta fatica e poi sfoderavano prestazioni eccezionali o atleti traditi dal proprio giudizio che credevano la via più facile di quanto poi si rivelava a loro stessi. In ogni modo la questione è che per noi ciò che é fatto resta. Ad aggravare questa problematica i cambiamenti di clima, che nell’arco di tempo richiesto per il nostro lavoro, possono offrire condizioni di aderenza sulle prese pessime durante la tracciatura ed ottimali durante la gara o viceversa. Cosa che in entrambi i casi in questi anni si è verificata più volte.
Domenica poi finisce la gara ed anche Donato ed io facciamo le nostre considerazioni su ciò che abbiamo fatto e visto. Alle volte è andata meglio, altre meno, incassiamo l’esperienza per raccontarcela e lavorarci sopra. Quello che nelle cinque edizioni passate crediamo di aver apportato al Rock Master con il nostro stile di tracciatura, se si vuole pensare a degli stili per i tracciatori, è una maggiore velocità. Nonostante la lunghezza e la complessità degli itinerari gli atleti salgono più rapidamente. Le salite, se anche interrotte da momenti di recupero, non impegnano troppo tempo e questo rende lo scorrere della competizione sicuramente più avvincente.
In realtà credo non sia stato un nostro apporto quanto un essere riusciti ad esaltare, adeguandovisi, le caratteristiche degli atleti. Cerchiamo di far veder cosa sono capaci di fare questi arrampicatori; come, grazie alla loro preparazione fisica, alla loro rapidità, destrezza, efficacia, sono in grado di salire difficoltà elevatissime offrendo uno spettacolo sportivo di altissimo livello; lo spettacolo che il Rock Master vuole offrire al suo pubblico.
Leonardo Di Marino
Donato Lella nato nel 1965, vive a Pinerolo (TO) ed è laureato in Scienze Motorie a Torino dal 1991. Inizia la sua attività di arrampicatore nel 1984 stimolato dalla lettura dei libri di Rheinold Messner, sognando le pareti dolomitiche e poi gli 8000.
E’ noto nel panorama dell’arrampicata per essere uno tra i più longevi atleti del panorama competitivo. A 40 anni la sua passione per questo sport si sviluppa nelle più disparate direzioni. Atleta, falesista, tracciatore internazionale e allenatore.
Inizia negli anni ’80 con la salita delle più classiche dei 4000 alpini. La grande spinta verso l’arrampicata viene da un video del grande Patrick Edlinger visto in televisione ed il successivo corso presso il C.A.I. di Pinerolo.
Le tappe più significative della sua carriera sono: nel 1989 il suo primo 8a “Tutto da rifare” nella falesia di Andonno (CN), nel 1996 a Berna consegue il brevetto di tracciatore internazionale di arrampicata sportiva e nel 1997 la conferma come atleta a livello internazionale con il 7° posto in Coppa del Mondo a Kranj (SLO).
Il 2005 è stato l’anno della consacrazione come tracciatore essendo stato a Monaco nel Campionato del Mondo di difficoltà e boulder, a Pechino nel Campionato del Mondo giovanile e al Rock Master di Arco (TN).
Negli obbiettivi futuri di Donato c’è la voglia di nuove salite tra cui raggiungere il suo limite massimo 8c+ e provare anche vie di più tiri di difficoltà estrema. Il tutto continuando ad insegnare arrampicata nella sua sala sportiva a Pinerolo ed essere presente alle più importanti gare sportive in veste di tracciatore.
Leonardo di Marino nasce nel 1963 a Trento ma all’età di 4 anni si trasferisce a Padova. Scopre l’arrampicata fin da piccolo andando molto spesso sulle montagne vicino a casa, le Dolomiti, e crescendo si dedica sempre maggiormente all’arrampicata sportiva.
Nel 1987 diventa Guida Alpina dedicandosi principalmente all’insegnamento.
Analizza in collaborazione con il Gruppo delle Guide alpine, il modello dell’arrampicatore per studiare la tecnica dell’arrampicata e sviluppare una progressione didattica. E’ stato Campione Italiano di arrampicata sportiva e Campione internazionale delle Guide alpine
Negli ultimi anni, l’attività sportiva di Leonardo è legata al mondo delle gare prima come atleta e poi come tracciatore e come tecnico della Federazione.
Nel la sua esperienza come tracciatore internazionale IFSC annovera: i World Games 2005 Duisburg; il Rock Master di Arco da 2002 ad oggi; La Coppa del Mondo Shangai (Cina) 2004; Il Rock Junior di Arco dal 2002; Gli European Youth Events di Lipsia 2007; Diverse tappe della Coppa del Mondo in Italia, Europa, Asia dal 1997 al 2003; Campionato Mondiale Giovanile Courmayeur 1999; Campionato Europeo Lecco 2004; Campionato Panamericano di Arrampicata Sportiva 2000; Campionato Internazionale delle Guide Alpine e Trofeo Topolino in tutte le edizioni svoltesi ad Arco.
Note:
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