Alpin Cup: in Val di Tures vincono Bole e Colussi
Il 16/01 a Riva di Tures (BZ) Mauro 'Bubu' Bole e Claudia Colussi si aggiudicano la terza prova del Campionato Italiano Alpin Cup 2004-2005.
Terza tappa del Campionato italiano Alpin Cup a Riva in Val di Tures. i giochi son fatti? Ad un turno dalla fine Mauro 'Bubu' Bole bissa la vittoria di Campitello e, con due primi posti e una seconda piazza (in Val Passiria) mette una piccola ipoteca al titolo, anche se in queste gare nulla é scontato. Come ci racconta Silvia Cian incappata in un 'fallo di piede' e quindi seconda in Valle di Tures dietro la brava Claudia Colussi. Silvia comunque resta in testa alla classifica generale provvisoria. L'appuntamento di fine "gioco" è per la finale di Monguelfo del 22-23/01. Intanto proprio Silvia Cian ci manda questo report della gara e una bella intervista 'volante' a Bubu Bole, tra picche, speroni e un po' di poesia (e sana follia)... CAMPIONATO ITALIANO ALPIN CUP: VAL DI TURES testo e foto di Silvia Cian Le previsioni sono fatte per essere disattese, ma questa tappa della Val di Tures del Campionato Italiano Alpin Cup, le ha proprio stravolte tutte fino alla fine. A partire dalleliminazione agli open del giovane e fortissimo Hannes libellula Pfeinfhofer, per continuare con la vittoria per un soffio di Mauro Bubu Bole davanti a Herbert Klammer favorito in questa tappa, per finire con la vittoria di Claudia Colussi meritata ma assolutamente non prevista date le condizioni fisiche dellatleta pordenonese torturata da un virus estremamente aggressivo. Sicuramente parte del merito di questo è da attribuire alla tracciatura dei percorsi di qualificazione realizzata dai ghiacciatori Philipp e Walter Unteregelsbacher (non chiedetemi di pronunciarlo!) e di Konrad Auer. Il ragno di ghiaccio di Riva ha ospitato quattro divertenti vie di qualificazione, una di queste era da percorrere con una sola piccozza utilizzando la mano libera allinterno dei buchi di ghiaccio; unaltra proponeva un salto da una parete allaltra, partendo da un trampolino in legno installato a metà parete per poi arrivare alla parete opposta agganciandosi al volo con le piccozze! (alla tarzan per intenderci). Vie molto belle, argute, di equilibrio e movimento ma non certamente difficili. Proprio per questo quasi tutti i concorrenti hanno realizzato il top e la qualificazione è stata una selezione dei tempi migliori. Mai ci saremo aspettati leliminazione dellatleta Hannes Pfeinfhofer: purtroppo per lui una banale caduta ha influito sul suo punteggio generale. Altri atleti generalmente mai giunti in semifinale hanno invece dovuto rinviare lappuntamento domenicale con moglie e figli avvisandoli che il miracolo era accaduto: erano riusciti a passare le qualificazioni! In serata lo svolgimento delle gare di velocità è stato allietato dalle spiritose performance di Max Rossi e Mauro Bole che, assicurati insieme, hanno affrontato la prova travestiti da gemelli siamesi scalando con due sole piccozze. Nel primo pomeriggio di domenica la classifica delle semifinali vedeva in testa Klammer per gli uomini e Cian per le donne. Ma ecco che la finale ribalta ogni pronostico. Il percorso femminile prevedeva la salita di una stretta colonna che si inseriva nella struttura principale agganciando un festone di ghiaccio. Qui tutte le atlete hanno trovato grosse difficoltà nel ristabilimento alluscita dalla colonna, tanto che nessuna di loro è riuscita ad aggiudicarsi il top. Claudia Colussi vince la gara conquistando una zona in più rispetto alla seconda e alla terza classificata, rispettivamente: Silvia Cian e Daniela Philipsen. La finale maschile, molto atletica, rivelava un lungo strapiombo a 45 gradi su prese artificiali di plastica, con cambi di zona su ghiaccio per poi tornare sul pannello. In chiusura un cambio di zona ancora su ghiaccio, ed uno stretto traverso con un cilindro appeso. Per tutti i finalisti unottima prestazione ma, come spesso succede, un piede appoggiato fuori significa leliminazione, così succede per Christoph Vonmetz, classificatosi terzo. Mauro Bubu Bole ad un soffio dal top perde un attrezzo, ma con la consueta simpatia decide di continuare lo spettacolo per il pubblico e chiede ai giudici la restituzione della piccozza: ma dopo 24 janiri, 14 cambi di mano, capriole faccia a valle, il tentativo fallisce comunque. Herbert Klammer, in splendida forma, in finale non riesce a conquistare il top e perde il controllo delle piccozze qualche secondo dopo Bole. N.B.: le gare delle due mattinate si sono svolte con una temperatura di circa 15 gradi sotto zero, ma la perfetta e puntuale organizzazione della A.P.T della Val di Tures, in collaborazione con lAssociazione Sand in Taufers e la Ice Passion hanno evitato il congelamento degli atleti! Arrivederci alla finale a Monguelfo. Silvia Cian INTERVISTA A MAURO BOLE Vista la recente partecipazione delle stelle dellarrampicata sportiva alle gare di arrampicata su ghiaccio, secondo te è possibile prevedere una prossima massiccia partecipazione di questi atleti? Direi di sì, anzi lo spero proprio, queste gare non hanno nulla a che fare con larrampicata su cascate di ghiaccio naturali. Sono uno sport a sé stante e richiedono determinate prestazioni atletiche, ed é quindi chiaro che un atleta già preparato può rispondere in maniera migliore rispetto ad un ghiacciatore e ottenere velocemente ottimi risultati. Daccordo, ma cosa succederà ai gradi di difficoltà e alle tracciature? Il rischio è di elevare il grado di difficoltà tracciando percorsi che assomigliano sempre di più a vie di arrampicata sportiva, salite però con ramponi e piccozze. Così però si snaturerebbero queste gare che hanno come elemento principe il ghiaccio... Infatti... secondo me dovremmo quindi ripartire da zero e creare la difficoltà togliendo gli speroni dai ramponi ed arrampicare senza appoggiare i piedi alle piccozze. Dovremmo fare come quando decidemmo di non usare più le dragonne (i lacci che si attaccano alle piccozze e che rendono più facile il riposo allatleta). Il mio obiettivo per questanno è proprio rifare tutte le vie più difficili senza usare gli speroni e piedi sulle picche. Ti assicuro che cambia! Ho sentito parlare di te maggiormente per le tue imprese su ghiaccio. Mi racconti invece qualcosa sulla roccia? Ad esempio quali sono le due vie che ti sono rimaste maggiormente dentro al cuore... La più dura, Bellavista alla Cima Ovest di Lavaredo, un 8C di difficoltà pura. E tutto concentrato in un tiro di 45 metri, con un traverso da passare in diagonale (90 movimenti), con chiodi malmessi e lontani. E poi per limpegno fisico e psicologico, di sicuro la via che ho aperto in Pakistan, Women and chalk. In questa via credo di aver dato tutto me stesso (quando dice questo gli occhi di un azzurro chiaro, si fanno ancora più brillanti, il petto si gonfia dallemozione, il ricordo evidentemente è molto forte..) Bubu, ma quanti hanni hai? 36 E li porti così male? Ti avrei dato qualche anno in più... NOO dai . veramente?? Ti sbagli, pensi che sia più vecchio perché quando rido e lo faccio spesso, in faccia mi si forma la carta geografica delle alpi! (Ride!) Del resto di cose ne hai fatte, non ti sei risparmiato fisicamente Si mi piace dare tutto difficilmente mi risparmio. Io sono così, sento di avere molta energia e voglia di vivere, dentro e fuori dallarrampicata, non nascondo niente tutto quello che vedi è naturale e spontaneo. Adesso vorrei che mi dicessi qual è la domanda che non ti hanno mai fatto e che cosa avresti risposto Nessuno mi ha mai chiesto: ma tutta questa esperienza che hai maturato nella vita a chi la darai? Ed io: un giorno la darò a qualcuno Qualcuno chi? Magari ad un figlio, perché no! Prima o poi mi stuferò di essere egoista! E se non gli piacesse arrampicare o fare quello che fai tu? Meglio, è possibile tradurre quello che fai con te stesso sulla roccia o sul ghiaccio o da qualsiasi altra parte e riportarlo in altri terreni di gioco, la musica ad esempio che mi è sempre piaciuta, larte, la danza, la poesia! Scrivi, scrivi che ti ho detto poesia Questo mezzo di espressione cosa ti dà in assoluto? La forza di affrontare la vita, perché la vita è bella, difficile ma crudele. intervista di Silvia Cian |
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