14° Trofeo Mezzalama, la grande battaglia
Il 3/05 a Breuil Cervinia la 14a edizione del scialpinismo Trofeo Mezzalama è stata vinta dal terzetto svizzero Farquet, Elmer, Zurbrugg davanti alla squadra di Pellisier, Grosse, Gignoux. 3a la squadra dell'Esercito con Reichegger, Brunod e Invernizzi. Primo fra le donne il tem di Follis, Favre, Raso con il record femminile.
Cervinia, sabato 3 maggio E' stato un Mezzalama combattuto. Incerto fino all'ultimo. Una corsa sferzata dal vento, e dal freddo dei 4000 metri. Sofferta, come solo chi l'ha vissuta può immaginare. Una vera battaglia. Così è sempre stata l'infinita cavalcata scialpinistica da Cervinia a Gressoney. Insomma, ancora una volta è stato Mezzalama! Non c'è dubbio: l'imprevedibilità, la sofferenza e la montagna (quella "severa" dei 4000), sono scritti nel DNA di questa grande maratona scialpinistica. Così è stato anche nella 14a edizione che porta la firma dei fortissimi Damien Farquet, Rico Elmer e Rolf Zurbrugg, componenti della squadra militare svizzera delle Gardes Frontière. E' stato un Mezzalama imprevedibile, per la serie di episodi che hanno segnato la testa della corsa. Ed è stata una corsa sofferta, oltre ogni limite, a causa dei grandi protagonisti della giornata: il vento e il freddo, che proprio nei passaggi più tecnici ed alpinistici, la Cresta del Castore e il Naso del Lyskamm, hanno letteralmente "martoriato" i concorrenti. Davvero una giornata splendida. Partita in mezzo alle nuvole, è poi esplosa (dopo i primi passaggi al Colle del Breithorn) nel sole e nel vento che spazzava le creste, e che ha regalato un panorama magnifico, dal Cervino al Monte Bianco. E' stato un vero "colpo di mano" quello che ha portato alla vittoria gli svizzeri. Tutto meritato. Visto che, al momento giusto, si sono fatti trovare all'appuntamento con la grande occasione, e che l'hanno sfruttata alla grande. Un'occasione nata da una serie di situazioni rocambolesche (per usare un eufemismo) che si sono abbattute sulla squadra italo-francese del fortissimo valdostano Jean Pellissier, del campione del mondo Stephane Brosse e del suo compagno Pierre Gignoux. Il rendez-vous con la loro chance di vittoria, gli svizzeri l'hanno avuto nella discesa dopo il Naso del Lyskamm, quasi in vista della Capanna Gninfetti. In testa c'erano Pellissier-Brosse-Gignoux. I tre, dopo i 1800 metri di dislivello della devastante salita da Cervinia, erano passati per primi al Colle del Breithorn, in 1 ora 41' 23". Ancora alla grande, avevano continuato a mantenere il comando della traversata superando il posto di controllo del Passo di Verra, in 2 ore 17' 43''. Quindi, tolti gli sci e messi i ramponi, avevano sfidato il vento "bestiale" (con raffiche di 80 km/h e temperature di - 20° C) della cresta del Castore, primo vero steep alpinistico della corsa. Poi, sempre per primi, erano transitati al posto di controllo del Felik (in 2 ore 59' 15''). Il tutto con tempi da primato della corsa. Nel frattempo, gli svizzeri, dal 5° posto del Colle del Breithon, progressivamente si erano fatti sotto, e al Verra accusavano un ritardo di 1' e 37''. Ma erano sempre Jean Pellissier e compagni a sbucare per primi dalla ventosissima e impegnativa salita del Naso del Lyskamm. Ora, sceso il Naso e rimessi gli sci, li attendeva la lunghissima planata per la capanna Gnifetti, il Rifugio Mantova e il sospirato arrivo di Gressoney-La-Trinité. E' qui che per Pellissier-Brosse-Gignoux inizia la catena (in tre atti) delle sfortune. Si comincia da subito, in discesa dal Naso: il vento strappa una lente a contatto a Pierre Gignoux. Poi, 200 metri sopra la Gninfetti, Pellisier si vede sorpassare da uno sci... di un compagno. Per giunta, l'attrezzo "volante", non trova di meglio che infilarsi in un crepaccio. Per la squadra italo-francese sembra tutto perduto, ma arriva un po' di "fortuna": riescono a farsi prestare uno sci da uno scialpinista-spettatore, e continuano la corsa. Sono ancora davanti, ma manca ancora il terzo atto: Gignoux, all'altezza del Rifugio Mantova, perde anche la seconda lente a contatto e diventa - per sua stessa ammissione - "cieco". E' adesso che avviene il sorpasso degli svizzeri: senza farsi pregare, si "fiondano" verso l'ancora lontano traguardo, con in tasca un'ormai più che concreta speranza di vittoria. Per Gignoux, invece, inizia la (commovente) discesa "guidata" dai compagni. Non c'è tregua per loro: comunque devono mettercela tutta, per difendersi dall'assalto di Manfred Reichegger, Dennis Brunod e Nicola Invernizzi, del Centro Sportivo Esercito, che ormai li incalzano. Il resto è storia. In 4 ore 38' 05', tagliano il traguardo per primi Damien Farquet, Rico Elmer e Rolf Zurbrugg. Dopo 7' e 22' arrivano Jean Pellissier, Stephane Brosse e Pierre Gignoux, seguiti ad appena 30'' dagli splendidi Manfred Reichegger, Dennis Brunod e Nicola Invernizzi. Al quarto posto, con un ritardo di 14 minuti dai primi, è la volta della squadra di Italia 1, con Guido Giacomelli, Camillo Vescovi e Mirco Mezzanotte, a lungo in lotta per il terzo posto. Alle loro spalle, "solo" quinti, arrivano i vincitori dell'edizione 2001, Graziano Boscacci, Ivan Murada e Hainz Blatter, che si consolano mantenendo il record della corsa, conquistato proprio nella passata edizione in 4h 32 22. E' record, invece, nella gara femminile vinta dalla squadra italo-svizzera capitanata dalla grande Arianna Follis che, con Chiara Raso e Cristina Favre, ha chiuso la corsa in 6 ore, 3 minuti e 13 secondi. E' stata una grande vittoria anche per l'organizzazione. Davvero perfetta, dalla logistica alle previsioni meteo (quasi miracolose). Ed è stata una vittoria per Adriano Favre, deus ex machina e direttore della corsa. Favre è stato inflessibile (a ragione) nel dettare le regole perché tutto avvenisse nella massima sicurezza. Instancabile nel coordinare i 150 uomini tra guide alpine, addetti ai ristori, elicotteristi, che hanno, passo passo, vigilato sulla sicurezza degli atleti, soccorrendo quelli in difficoltà. Alla fine Favre, con tutti gli uomini dello staff, può ben dirsi soddisfatto. Il loro è stato un lavoro duro, svolto in condizioni difficili, e al meglio. Complimenti. Ma il Mezzalama non è solo podio. Anzi. Questa grande corsa è mitica soprattutto grazie ai tanti, moltissimi, che la corrono e che spendono tutto per portarla al termine. Sono loro, tutti i 750 concorrenti, che "fanno" e rendono indimenticabile questa gara. Chi, alle 6 di mattina, era al nastro di partenza di Cervinia ha sentito tutta la loro preoccupazione, voglia di salire, e gioia di esserci. Tutti quelli che li hanno accolti due valli in là, a Gressoney, alla fine della loro immensa fatica, l'hanno capito. Bastava guardare le facce sconvolte, l'espressione felice per esserci riusciti. Basta pensare a quella quarantina scesi con "principi di congelamento", a nasi, orecchie e dita... "E' una soddisfazione!", ha detto con convinzione un anonimo concorrente, abbracciando gli amici che lo aspettavano al traguardo. Sì, il Mezzalama, è proprio una soddisfazione! Una vera impresa, per tutti. 100 di questi Mezzalama!
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