Ruggero Zardini, prime libere in Tofana e sul Becco di Mezzodì

Prima libera della via Nicola Molin sul Becco di Mezzodì (7c, 285m) e prima libera della via Benjamin (7c, 290m) sul Pilastro della Tofana di Mezzo per lo Scoiattolo Ruggero Zardini.
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Via Benjamin, Pilastro della Tofana di Mezzo, Dolomiti
arch Ruggero Zardini

Non si sente spesso parlare di Ruggero Zardini, ma il silenzioso 31enne è senza dubbio un altro esempio della forte scuola cortinese che, quando va in parete, realizza cose molto belle. Lo testimoniano le sue veloci ripetizioni della Jean Couzy (8a+, 2007) sulle Tre Cime di Lavaredo e la Cattedrale (8a+, 2009) sulla Marmolada, e lo dimostrano anche due recenti prime libere vicino a casa.

Nel primo caso si tratta della via Nicola Molin sul Becco di Mezzodì, aperta nel 2009 da Carlo Alverà e Federico Svaluto con un tratto - il temibile tetto - di artificiale che ora è stato liberato con un bel 7c. Poche settimane più tardi è stata la volta della Via Benjamin sul Pilastro della Tofana di Mezzo; aperta dagli Scoiattoli Luigi Majoni e Davide Gaspari negli anni 2002 e 2003, dopo la prima rotpunkt di Ruggero la "bellissima via" adesso vanta due tiri di 7c e una discesa super comoda...in funivia! Di seguito alcune considerazioni di Ruggero sulla passione per l'arrampicata.

VIVERE L’ARRAMPICATA di Ruggero Zardini

Passa l’inverno durante il quale lavoro come falegname e nelle settimane d’alta stagione anche come maestro di sci. Un breve periodo di riposo da climbing patologici durante le vacanze di Natale e poi con il mio amico fidato Mauro, inizio gli allenamenti a secco di boulder, trave, Pan Güllich e arrampicata indoor. Non ho tempo di arrampicare fuori d’inverno e forse è meglio così!!

L’inverno passa veloce e finalmente sembra arrivare la primavera ed è giunto il momento di Erto, che bello! Arrampicare su tiri conosciuti, tiri che trasudano una grande storia, project, ma soprattutto rivedere tanti amici delle zone limitrofe, con cui mi sento molto legato da questa grande passione per l’arrampicata. Parliamo di tiri da provare, di com’è la forma, di quali programmi abbiamo seguito durante l’inverno e dei progetti in montagna per l’estate. La mente va e penso a quali salite affrontare quest’estate. Penso alle belle giornate passate sulla parete d’argento con amici diversi e anche con la mia super moglie e con un po' di tristezza, parlando con Ale, quasi ci dispiace aver raggiunto quel traguardo finale, di aver arrampicato in stile rotpunkt la Cattedrale. Perché?....perché ci accorgiamo che momenti così magici forse non torneranno più. E invece la vita va avanti ed escono dal cassetto anche nuovi progetti.

L’anno scorso avevo sentito parlare di una via aperta sul Becco di Mezzodì: “Nicola Molin” con un gran tetto da liberare. Così il 26 giugno con il Virgi Plumari partiamo per questa nuova avventura. Dopo una breve sosta al Rifugio Palmieri, siamo all’attacco della via. I primi tre tiri scorrono veloci su bella roccia e finalmente arriviamo sotto il grande tetto. Le prime sensazioni sono state paura e sgomento e ricordo che stando sotto mi pareva impossibile arrampicarlo e commentavo con il Virgi: “Nemmeno Adam Ondra riuscirebbe ad arrampicare questo tetto!”. Ma noi eravamo arrivati lì e dovevo provarci, così non con molta convinzione, parto e man mano mi accorgo che gli appigli ci sono e scorrono sotto le mani con fluidità. Dopo un po’ arrivo proprio sotto al grande tetto attraverso a destra e cerco di passare, ma è difficile e non so dove andare, così mi appendo alla corda e inizio a studiare le sequenze risolvendo il passo chiave. Contento arrivo in sosta, faccio sicura al Virgi che infreddolito arriva alla sosta. Ci caliamo ed io vado di corsa a Venezia dalla mia mogliettina e lui dalla sua, felice di avere un altro progetto da concludere.

Il 3 luglio sono di nuovo alla base del Becco di Mezzodì, questa volta con Monica, mia moglie. Arriviamo veloci sotto il soffitto, parto concentrato e cattivo, ma sul punto chiave cado. Allora ritorno alla sosta, sfilo la corda, aspetto 10 minuti e riparto. I miei movimenti erano seguiti dal tifo di Monica che credeva nella mia realizzazione e mi caricava. Stringo il rovescio, alzo il piede, lancio e tengo la presa, una bella sequenza e poi i restanti passi scorrono fluidi e veloci fino alla sosta. Ah che bella sensazione, ci sono riuscito. Gli altri tiri passano veloci sotto le nostre mani e piedi e arriviamo in vetta, felici, contenti e appagati. È una bella via su una affascinante cima che vedo da casa.

Però… siamo all’inizio della bella stagione…. Speriamo! I pensieri volano ad altri progetti che affiorano alla mia mente avida. C’è un’altra via, ancora da liberare, dove avevo fatto un giro con uno degli apritori, il Gigio, nel 2006 per completarla: è la via Benjamin sul Pilastro della Tofana di Mezzo. All’epoca l’avevo ritenuta estrema, se non addirittura impossibile sul primo tiro, invece quest’anno mi ripresento all’attacco sempre con Virgilio con la voglia e l’ambizione di liberarla. Parte il Virgi sul primo tiro, quello che allora ritenevo impossibile, e invece pulendo e guardando bene trovo la sequenza e riesco a farlo, è un 7b. Gli altri tiri scorrono via bene fino al 5 che arrampichiamo con una insolita musica di sottofondo composta da tuoni e lampi, che si fa sempre più acuta. Perciò scendiamo in doppia e torniamo contenti a casa con la consapevolezza di aver tolto la polvere ad un gioiellino dimenticato. Torniamo il 17 luglio e vedo anche il 6° tiro, quello che ritengo più impegnativo. Provo le sequenze mi rifaccio calare alla sosta, riparto, ma sul più bello mi si rompe una tacca, poi ripartendo arrivo alla sosta, peccato, torneremo! Il 31 luglio ritorno con Cristian Casanova (il Virgi non poteva era con la famiglia), giornata super, le condizioni ci sono tutte e così ci ritroviamo dopo 5 ore e mezza in cima felici perché io ho portato a casa la prima rotpunkt di questa stupenda via e Cristian contento di averla arrampicata.

Con questa via sabato finisco la settimana in bellezza, anche perché con immensa gioia mercoledì, dopo lavoro, avevo chiuso Welcome to the Jungle, un 8b+ spaziale nel bosco di Campo, liberato dal mitico Canon. Arrampicare mi regala delle sensazioni immense e poter condividere queste sensazioni con la persona che ami e con i veri amici è ancora più fantastico e profondo, e questa passione diventa per noi uno stile di vita.

Ruggero Zardini





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