Ribelli per amore: granito ticinese per gli Avanzi di cantiere
Tommaso Salvadori presenta Ribelli per Amore la via aperta con Davide Perelli, Alberto Bassini nel 2011 sulla Parete del Valegg della Rozzera (Val Verzasca, Canton Ticino, Svizzera) e nata dall'esperienze del gruppo di amici conosciuti come gli "Avanzi di cantiere".
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Prima ripetizione di Ribelli per Amore: Giacomo Nerii su L 11
archivio Tommaso Salvadori
Dodici anni di "aperture" non sono una vita, ma sono qualcosa. Un cammino fatto dietro le quinte, lontano dai riflettori e dalle chiacchere. Questa via iniziata nel 2011 da Tommaso Salvadori, Davide Perelli, Alberto Bassini è il coronamento di un'esperienza germogliata sulla sponda magra del Lago Maggiore (nella falesie del Sasso Ballaro) e che ha portato questi ragazzi a scoprire e scoprirsi. Durante la creazione ci sono stati momenti forti come l'abbandono (si spera temporaneo) di uno dei compagni per impegni di lavoro e sociali e che è ricordato con uno scritto intenso alla fine della cronaca di salita. Alla prima Ripetizione ad opera di Tommaso Salvadori, Giacomo Neri, Marco Del Tredici è seguita la difficile libera dei singoli tiri compiuta da Matteo Della Bordella, Neri e Bassini, anche se resistono 2 passi e la rotpunkt dell'intera via. Un lungo viaggio "ribelle" in un angolo suggestivo e solitario della Val Verzasca ai piedi del Poncione D'Alnasca montagna che ha segnato la storia dell'alpinismo ticinese. Una Prova d'amore per chi ha creduto in loro e per chi ancora crede nei sogni!
CRONACA DI UN AMORE RIBELLE di Tommaso Salvadori
Ora è inverno, il secondo dopo l'apertura di "Ribelli per Amore" in Verzasca. Davanti al fuoco sto riordinando appunti e foto accompagnato dal lento respiro del sonno dei miei figli. La prima foto della parete, non digitale ancora su carta Agfa, porta la data 2004. In un giorno di pioggia, di un periodo non certo facile della mia vita, decisi di andare a camminare fino al bivacco Skorpion posto proprio sotto la maestosa parete dell'Alnasca. L'idea era di fare un sopraluogo per aprirci una via visto che dopo anni di silenzio anche la Val Verzasca stava regalando, con la sue esplorazione, nuovi terreni di gioco come il Monte Eus dove in pochi anni erano nati svariati e fantastici itinerari. Fui affascinato dal luogo tanto solitario quanto grandioso, una parete come dice il mio amico Fausto "come quelle che disegnano i bambini", slancita, a punta, verticale. Ma, ce sempre un ma, molto lontana dal fondo valle con più di 800m di dislivello d'avvicinamento e più di 500m di parete. Praticamente un viaggio, un viaggio anche estremo visto che linee evidenti e logiche risultavano già tutte salite con l'ultima perla di Glauco Cugini, "Futura", fino al 7c in solitaria (massimo rispetto!). Mestamente mentre ridiscendevo però notai uno scivolo di placche che si raddrizzava nel finale incassate in una stretta valle, ravanai un po' nella boscagli per giungere all'attacco ma tra l'acqua e le giornate brevi non ne venni a capo.
Di quella giornata mi rimase solo, oltre all'eleganze dell'Alnasca e un thé bevuto all'Alpe Rozzera con Chiara e Giuseppe Brenna, l'incontro al parcheggio con Didier Berthod che aveva fatto la prima ripetizione di una via restando 3 giorni in parete e una foto sgranata coperta ben presto dalla polvere.
2010. I traslochi sono quasi sempre solo sbattimenti, se non fosse altro che nel parapiglia generale riemergano scatole e ricordi lontani. Così mi ritornò tra le mani la famosa foto e di conseguenza la voglia di tornare a vedere da vicino quella promettente parete.
Chiamai Glauco per capire se nel corso degli anni erano cambiate le cose o ci fosse qualche apritore attivo in zona, ma tutto pareva tacesse. Senza troppi problemi troviamo un accesso ma arrivati alla base la linea che avevamo immaginato risulta già salita, o per lo meno i fix all'attacco sono segni inequivocabili di passaggio. Così decidiamo di ripeterla ma dopo 5 tiri e soste su un solo fix capiamo che il cantiere e ancora in corso o che e stato abbandonato senza completare l'opera. Questo però ci permette di studiare meglio tutto l'anfiteatro intorno, constatare l'ottima qualità della roccia e spostare il nostro progetto poco oltre, dettaglio non indifferente alla fine dell'avventura, per lunghezza e logicità della linea. A fine estate con Davide e Rosso alla prima uscita superiamo agevolmente le prime 7 lunghezze su facile placche e iniziamo ad "assaggiare" la parte alta più verticale e a volte di difficile lettura. Nel frattempo fra impegni e casini vari passa il tempo e ci ritroviamo io e Davide a fine autunno sotto una prematura nevicata a riparare "Gango" (nome del nostro bidone ermetico porta materiali liberamente tratto da un personaggio immaginario dei miei bimbi) sulla cengia mediana ai piedi di un maestoso faggio. L'inverno per lui, lì da solo sarà lungo, però altri due tiri sono fissati e la prima zona enigmatica superata.
2011. Tra la polvere del magnesio e resina passano i mesi freddi, la testa è sempre stata là, oltre quella cengia e quel disegno di fessure che sulle foto pare indicare la via d'uscita. A giugno ci troviamo io e Rosso di nuovo ai piedi della parete, risaliamo dun fiato i primi 9 tiri tirando anche corde alle quali avrei difficoltà a legarci un cane e iniziamo a seguire quelle pieghe immaginarie dalle forme più accattivanti. Fessure e placche e ancora fessure, piccoli tetti e quel larice gigante sospeso sulla cima a darci direzione e misura... come un faro. Alla fine dopo 14 tiri e più di 500m di parete raggiungiamo il bosco sommitale. Cotti, stremati, devastati ma con la consapevolezza d'aver realizzato oltre che la nostra via più lunga anche quella coi tiri più estetici
A Settembre con Jacky e Marco compiamo la prima ripetizione e la prima discesa a piedi nel buio (1 pila in 3 persone!), manca però la libera, i tiri sommitali per la stanchezza e l'impegno ci costringono a qualche resting. A Novembre Matteo appena tornato da Yosemity propone in una sera piuttosto etilica di andare a tentare. Le giornate sono brevi ma le condizioni sono ideali, così dopo sussulti e sospiri restano 2 fx da liberare... troppo duri e troppo lisci! Sarà per un'altra vita!
A Davide. La prima volta che siamo andati a chiodare avevi 15 anni, era alla Parete Calva ricordi? Quella di Fra Dolcino, un eretico come te! Avevi e capelli lunghi vestivi di nero ed eri un metallaro di merda. Quella sera mi mandasti un sms che ancora conservo. L'emozione era stata tanta. Da allora quante avventure.
Avevo immaginato le nostre vite diversamente forse anche la tua. Senza diritto senza permesso. Ho dovuto impare a leggere il tuo sguardo e a rispettare i tuoi silenzi. A cercare risposte dietro quei tuoi occhi azzurri.
L'intesa è sempre stata tale che non ricordo nessuna discussione. Mi hai aiutato a restaurare la mia casa prima e la mia cascina dopo, così a tempo perso. Dopo che ti spaccavi il culo più di 12 ore in cantiere... E dormivi sul mio divano, e bevavamo tanta birra (una volta una bottiglia di jack daniels!) Mi sei stato testimone e sei lo zio dei mei figli, senza essere zio di sangue. Che quelle son cazzate reali, nel senso dei re.
Non so quanto abbiamo speso in fix, statiche, trapani, benzina, caselli, meccanico, ortopedici... Senz'altro abbiamo fatto girare l'economia, senz'altro non abbiamo omologato i nostri cervelli. Peccato che nessuno si sia mai accorto di noi e delle nostre tasche bucate. Ora hai fatto scelte diverse e questa è la prima via conclusa senza la tua presenza. Nel senso che non c'è stato giorno che non t'abbiamo nominato, o parlato di te. Anche in cima, dove a mala pena avevamo la saliva per scucire le labbra.
Non me ne sono ancora fatto una ragione e forse sono troppo orgoglioso per dirti che mi manchi. Che mi manca la tua sicurezza quel tuo anticipare ogni mio muovimento ed ogni mia parola. Siam cresciuti talmente insieme che fatico a immaginare la nostra prossima via... come se mancasse un complemento un essenza a quella magia che si era creata.
Sono felice per te compagno sono orgoglioso per le lotte che porti avanti in un mondo senza idaeli, governato solo da lotterie, paraculi, veline e calciatori. Tu in fondo un calcio lo hai dato, mandando al diavolo "Noi", quei forum che farebbero persino concorrenza a un falegname (nel senso di seghe che si tirano), a quelle riviste patinate che ti vendono ogni anno una moda diversa che si chiami boulder, trad, dray tooling... o che arrivi da oltre manica o oltre oceano. A tutte quelle menate sull'etica di profanazione della roccia, di intoccabilità delle vie classiche, sulla religiosità delle cime, sull'essenzialità dei materiali per certe prestazioni.
Tu che hai scalato fino l' 8a con i vestiti del mercato e un paio di "Miura" risuolate 3 volte! Che venivi a chiodare con lo zaino del tuo "vecchio" e mangiavi panini che il Mc Donalds rientrerebbe nella categoria light. Che hai aperto mezzo Sasso Ballaro e una quindicina di vie lunghe anche in luoghi remoti fino al 6c obbl. scomodando Dio senza remissione.
Grazie per avermi accompagnato in questi viaggi... ti considero in aspettativa!
L'altro capo della corda a cui sono idealmente legato per te è sempre libero.
Tommaso Salvadori
SCHEDA: Ribelli per Amore, Val Verzasca
Si ringraziano: cinghiut.it ed exped.com
CRONACA DI UN AMORE RIBELLE di Tommaso Salvadori
Ora è inverno, il secondo dopo l'apertura di "Ribelli per Amore" in Verzasca. Davanti al fuoco sto riordinando appunti e foto accompagnato dal lento respiro del sonno dei miei figli. La prima foto della parete, non digitale ancora su carta Agfa, porta la data 2004. In un giorno di pioggia, di un periodo non certo facile della mia vita, decisi di andare a camminare fino al bivacco Skorpion posto proprio sotto la maestosa parete dell'Alnasca. L'idea era di fare un sopraluogo per aprirci una via visto che dopo anni di silenzio anche la Val Verzasca stava regalando, con la sue esplorazione, nuovi terreni di gioco come il Monte Eus dove in pochi anni erano nati svariati e fantastici itinerari. Fui affascinato dal luogo tanto solitario quanto grandioso, una parete come dice il mio amico Fausto "come quelle che disegnano i bambini", slancita, a punta, verticale. Ma, ce sempre un ma, molto lontana dal fondo valle con più di 800m di dislivello d'avvicinamento e più di 500m di parete. Praticamente un viaggio, un viaggio anche estremo visto che linee evidenti e logiche risultavano già tutte salite con l'ultima perla di Glauco Cugini, "Futura", fino al 7c in solitaria (massimo rispetto!). Mestamente mentre ridiscendevo però notai uno scivolo di placche che si raddrizzava nel finale incassate in una stretta valle, ravanai un po' nella boscagli per giungere all'attacco ma tra l'acqua e le giornate brevi non ne venni a capo.
Di quella giornata mi rimase solo, oltre all'eleganze dell'Alnasca e un thé bevuto all'Alpe Rozzera con Chiara e Giuseppe Brenna, l'incontro al parcheggio con Didier Berthod che aveva fatto la prima ripetizione di una via restando 3 giorni in parete e una foto sgranata coperta ben presto dalla polvere.
2010. I traslochi sono quasi sempre solo sbattimenti, se non fosse altro che nel parapiglia generale riemergano scatole e ricordi lontani. Così mi ritornò tra le mani la famosa foto e di conseguenza la voglia di tornare a vedere da vicino quella promettente parete.
Chiamai Glauco per capire se nel corso degli anni erano cambiate le cose o ci fosse qualche apritore attivo in zona, ma tutto pareva tacesse. Senza troppi problemi troviamo un accesso ma arrivati alla base la linea che avevamo immaginato risulta già salita, o per lo meno i fix all'attacco sono segni inequivocabili di passaggio. Così decidiamo di ripeterla ma dopo 5 tiri e soste su un solo fix capiamo che il cantiere e ancora in corso o che e stato abbandonato senza completare l'opera. Questo però ci permette di studiare meglio tutto l'anfiteatro intorno, constatare l'ottima qualità della roccia e spostare il nostro progetto poco oltre, dettaglio non indifferente alla fine dell'avventura, per lunghezza e logicità della linea. A fine estate con Davide e Rosso alla prima uscita superiamo agevolmente le prime 7 lunghezze su facile placche e iniziamo ad "assaggiare" la parte alta più verticale e a volte di difficile lettura. Nel frattempo fra impegni e casini vari passa il tempo e ci ritroviamo io e Davide a fine autunno sotto una prematura nevicata a riparare "Gango" (nome del nostro bidone ermetico porta materiali liberamente tratto da un personaggio immaginario dei miei bimbi) sulla cengia mediana ai piedi di un maestoso faggio. L'inverno per lui, lì da solo sarà lungo, però altri due tiri sono fissati e la prima zona enigmatica superata.
2011. Tra la polvere del magnesio e resina passano i mesi freddi, la testa è sempre stata là, oltre quella cengia e quel disegno di fessure che sulle foto pare indicare la via d'uscita. A giugno ci troviamo io e Rosso di nuovo ai piedi della parete, risaliamo dun fiato i primi 9 tiri tirando anche corde alle quali avrei difficoltà a legarci un cane e iniziamo a seguire quelle pieghe immaginarie dalle forme più accattivanti. Fessure e placche e ancora fessure, piccoli tetti e quel larice gigante sospeso sulla cima a darci direzione e misura... come un faro. Alla fine dopo 14 tiri e più di 500m di parete raggiungiamo il bosco sommitale. Cotti, stremati, devastati ma con la consapevolezza d'aver realizzato oltre che la nostra via più lunga anche quella coi tiri più estetici
A Settembre con Jacky e Marco compiamo la prima ripetizione e la prima discesa a piedi nel buio (1 pila in 3 persone!), manca però la libera, i tiri sommitali per la stanchezza e l'impegno ci costringono a qualche resting. A Novembre Matteo appena tornato da Yosemity propone in una sera piuttosto etilica di andare a tentare. Le giornate sono brevi ma le condizioni sono ideali, così dopo sussulti e sospiri restano 2 fx da liberare... troppo duri e troppo lisci! Sarà per un'altra vita!
A Davide. La prima volta che siamo andati a chiodare avevi 15 anni, era alla Parete Calva ricordi? Quella di Fra Dolcino, un eretico come te! Avevi e capelli lunghi vestivi di nero ed eri un metallaro di merda. Quella sera mi mandasti un sms che ancora conservo. L'emozione era stata tanta. Da allora quante avventure.
Avevo immaginato le nostre vite diversamente forse anche la tua. Senza diritto senza permesso. Ho dovuto impare a leggere il tuo sguardo e a rispettare i tuoi silenzi. A cercare risposte dietro quei tuoi occhi azzurri.
L'intesa è sempre stata tale che non ricordo nessuna discussione. Mi hai aiutato a restaurare la mia casa prima e la mia cascina dopo, così a tempo perso. Dopo che ti spaccavi il culo più di 12 ore in cantiere... E dormivi sul mio divano, e bevavamo tanta birra (una volta una bottiglia di jack daniels!) Mi sei stato testimone e sei lo zio dei mei figli, senza essere zio di sangue. Che quelle son cazzate reali, nel senso dei re.
Non so quanto abbiamo speso in fix, statiche, trapani, benzina, caselli, meccanico, ortopedici... Senz'altro abbiamo fatto girare l'economia, senz'altro non abbiamo omologato i nostri cervelli. Peccato che nessuno si sia mai accorto di noi e delle nostre tasche bucate. Ora hai fatto scelte diverse e questa è la prima via conclusa senza la tua presenza. Nel senso che non c'è stato giorno che non t'abbiamo nominato, o parlato di te. Anche in cima, dove a mala pena avevamo la saliva per scucire le labbra.
Non me ne sono ancora fatto una ragione e forse sono troppo orgoglioso per dirti che mi manchi. Che mi manca la tua sicurezza quel tuo anticipare ogni mio muovimento ed ogni mia parola. Siam cresciuti talmente insieme che fatico a immaginare la nostra prossima via... come se mancasse un complemento un essenza a quella magia che si era creata.
Sono felice per te compagno sono orgoglioso per le lotte che porti avanti in un mondo senza idaeli, governato solo da lotterie, paraculi, veline e calciatori. Tu in fondo un calcio lo hai dato, mandando al diavolo "Noi", quei forum che farebbero persino concorrenza a un falegname (nel senso di seghe che si tirano), a quelle riviste patinate che ti vendono ogni anno una moda diversa che si chiami boulder, trad, dray tooling... o che arrivi da oltre manica o oltre oceano. A tutte quelle menate sull'etica di profanazione della roccia, di intoccabilità delle vie classiche, sulla religiosità delle cime, sull'essenzialità dei materiali per certe prestazioni.
Tu che hai scalato fino l' 8a con i vestiti del mercato e un paio di "Miura" risuolate 3 volte! Che venivi a chiodare con lo zaino del tuo "vecchio" e mangiavi panini che il Mc Donalds rientrerebbe nella categoria light. Che hai aperto mezzo Sasso Ballaro e una quindicina di vie lunghe anche in luoghi remoti fino al 6c obbl. scomodando Dio senza remissione.
Grazie per avermi accompagnato in questi viaggi... ti considero in aspettativa!
L'altro capo della corda a cui sono idealmente legato per te è sempre libero.
Tommaso Salvadori
SCHEDA: Ribelli per Amore, Val Verzasca
Si ringraziano: cinghiut.it ed exped.com
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