Melloblocco 2006, tutte le storie della Val di Mello
Storie, fatti e avventure raccontate direttamente dalla terza edizione del Melloblocco, il più grande meeting di sassismo internazionale che si è svolto in Valle di Mello il 6 e 7 maggio, per l'organizzazione delle Guide alpine della Lombardia. Special gallery di Giulio Malfer; Claudio Piscina; Marco Spataro.
E' come inseguire una farfalla. Cerco i ricordi di questo Melloblocco che se n'è appena andato, e già le emozioni si confondono con quelle di un anno fa. Come in un deja vu, un già vissuto mai vissuto, c'è qualcosa che mi sfugge nel Melloblocco. Come fosse una bellissima farfalla che, lenta ed imprendibile, se ne va posandosi qua e là. L'insegui con lo sguardo, quella farfalla. Ti soffermi sui suoi colori. L'accompagni nelle sue evoluzioni. Poi, così com'era apparsa, all'improvviso non c'è più, se n'è volata via. Ma non la dimentichi. Non riesci a scordartela. Forse perché continui ad inseguirla e a sognarla. Forse perché sai che la incontrerai ancora. Come quei tantissimi - certamente molti, moltissimi, più di mille - che ancora una volta la Val di Mello ha accolto. Come quegli infiniti blocchi di granito che hanno bruciato mille dita, e che hai accarezzato con lo sguardo. Quei figli minori delle alte e splendenti pareti della Valle che per due giorni hanno vissuto dell'energia e hanno regalato energia alla moltitudine del Mellobblocco. Non si può scordare quella moltitudine. C'era, e quasi non si vedeva. Tanto che nessuna foto potrà mai raccoglierla tutta. Bisognerebbe raccontarli ad uno ad uno, quei boulderisti, quei melloblocchisti. Quelli del sabato, con quelle nuvole che pure non hanno cancellato nessun sorriso. E quelli (gli stessi più altri ancora) che, la domenica, si crogiolavano al sole. Di tanto in tanto si disperdevano, a gruppetti, da soli o lasciandosi trasportare dalla scia e dalla musica del torrente. Andavano alla ricerca del proprio problema di pietra. Come in una libera esplorazione. Un viaggio nel viaggio, tra vecchi e nuovi boulder. Tra vecchi e nuovi compagni. Perché, ad ogni incontro, la Valle regala un pizzico di sé al Melloblocco. Un po' dei sui prati, delle sue acque e delle sue emozioni. Ma anche un sacco di incontri e di sensazioni nuove. Impossibili da catturare, impossibili da scordare. "Che obbiettivo grande hai, Giulio!" ha esclamato una bambina tra un sasso salito, il disappunto per le sue nuove scarpette troppo dolorose, e la richiesta di una merendina al papà. "Per fotografarti, meglio", ha risposto Giulio, quasi soprappensiero. Lei ha sorriso. Aveva capito: è come nelle fiabe. Qui, non c'è nessun lupo e nessun cappuccetto rosso, ma è proprio come nelle favole che alla fine rendono sempre tutti felici. Ma come si descrivere la felicità? Come si fa a metterla a fuoco tra tutti quegli occhi di facce note, notissime o assolutamente anonime? Certo non si può descrive un sorriso, un incontro, un boulder chiuso e uno che ti è sfuggito. Non si possono descrivere i colori dell'acqua e dei prati o come ti consuma il granito della Val di Mello, o da quanti posti e vite diverse arrivano quelli che sono qui con te, in Valle. Non si può dire cos'è il Melloblocco. Probabilmente è una cosa diversa per ciascuno di noi. Ma poi, alla fine, è nel tutto, nell'insieme, nei ritagli della memoria, che lo si comprende. Melloblocco è Jacopo, ispirato più che mai, che guarda con occhi splendenti il prato verde punteggiato di sassi e di climbers di ogni tipo ed età. Quello stesso Jacopo che tra queste pareti ha passato una vita ad inseguire e realizzare sogni. E, Melloblocco, è anche il Cristian innamorato, e solare più che mai, visto in valle. E' l'impeccabile Alberto che, come sempre, sveste i panni del "milord" per immergersi nell'arrampicata, qualunque essa sia. E' Nicolino che mentre scala, mentre ti parla, ti trasmette la felicità di essere lì, in quel momento, a fare quello che tutti stiamo facendo. E' il Mauro rilassato che ti sorride con gli occhi, e intanto chiude boulder su boulder. Melloblocco, è quel ragazzo che se ne va di masso in masso con un tubo di legno e, quando gli chiedi cos'è, ci soffia dentro ricavandone un suono che ti entra nella pancia. Ti pare strano, ma è proprio perfetto come colonna sonora del "Mello", tanto più quando ti spiega che quello è uno strumento musicale degli aborigeni australiani. Sì, il "Mello" è proprio strano e unico. Proprio com'è "strana" e "unica" Raffaella che, se le chiedi come va, ti risponde che va bene e che quest'anno ha voglia di scalare. Ha appena chiuso un boulder che solo una scatenata Barbara ha risolto, ma per lei è stato facile: era proprio il suo problema. E, di storie come questa, ce ne sono tante, forse più di mille. Perché Melloblocco è anche il boulder che a te proprio non riesce e che un altro, uno che non conosci, uno che non sembra certo un big (ma lo è!), ti risolve lì per lì senza sforzo. Melloblocco è Luca che non si ferma un attimo. Melloblocco è stare sdraiati su un prato sogguardando chi scala. Melloblocco è un mare di crash pad che poi, messi in fila, si trasformano in divanetti stile anni '70, poltroncine di prima fila per ammirare mille boulder e lanciarsi in mille conversazioni, nel salotto della Val di Mello. S'è visto di tutto e di più al Melloblocco. Come Antoine, il boulderista con l'ombrello, che non ha sbagliato un blocco, andando a ri-fare anche quello a cui si era rotta una tacca. Oppure Daniel che, alla fine, con dura lotta è venuto a capo anche di quel boulder che aveva quasi risolto al primo giro, e poi sembrava non amarlo più. La banda dei ragazzacci terribili, ovvero Gabriele, Michele, Lucas, Alessandro... che non smettono mai di divertirsi e divertire. E poi quella degli inglesi, Garry, Andrew, Marc... che sembrano inesauribili. E ancora tutti i boulderisti che sono arrivati, mille e più volte, al lancio finale e non l'hanno mai tenuto. Anita che si è bucata (con altri mille) il dito ma che ha continuato. Giò che è scappata (a malincuore) dalla Valle per andare ad un battesimo. E ne potremmo aggiungere molti altri. Compresi quelli che domenica se ne sono andati ad esplorare le vertiginose placche di "Kundalini" e del "Giardino". Compresa Iris, la saggia, trait d'union tra la Valle e il resto del mondo. Potremmo continuare. Sarebbe una storia infinita quella che dovremmo raccontare. Compresa quella del ragazzo polacco che, arrivato in autostop dalle Calanques, dopo la tappa in Val di Mello ha proseguito verso casa in compagnia del suo zaino da... 55 chili. Storie infinite come gli appigli, infinite come i cristalli del granito. Storie memorabili come quella del problema più duro della manifestazione che, a dire di molti, è stato affrontato e risolto (in bello stile) da quelle due inglesi, pazze, che sabato sera hanno fatto il bagno nel torrente. Come, sempre sabato notte, deve essere stata imperdibile la sessione di boulder, con tanto di lampade frontali, organizzata da un gruppetto di irriducibili... Piccole e grandi storie. Storie senza fine. Come (speriamo sia) il Melloblocco. Il Melloblocco dell'ammore ;-) Vinicio Stefanello PS1 Dei protagonisti citati è stato volutamente omesso il cognome... potrebbero essere uno, nessuno, mille o più di mille come i protagonisti del Melloblocco. PS2 avviso per chi si è perso il Melloblocco: molti tra quelli che si sono aggirati e distinti tra il granito della Val di Mello si cimenteranno la prossima settimana nella Bouldering World Cup di Rovereto... non perdeteli!
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