Marco Zanone a Gressoney libera The Last Dance

Il racconto di Marco Zanone che nella falesia di Gressoney - Noversch in Valle d’Aosta ha liberato The Last Dance, una via d’arrampicata sportiva gradata 8c+/9a.
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Marco Zanone a Gressoney libera The Last Dance 8c+/9a
Luca Ghiardo

La Benedizione a Gressoney è diventata, da un po’ di anni ormai, la mecca dell’arrampicata in falesia per la Valle d’Aosta e dintorni. A differenza di molte falesie Valdostane, questa falesia valorizzata da Alberto Gnerro é completamente naturale, la roccia è unica nel suo genere, come anche lo stile, molto tecnico, di dita ma anche di super resistenza. Il fruscio ininterrotto della cascata ti accompagna costantemente per l’intera durata della giornata di arrampicata.

Nell’anno 2015 ero riuscito a salire le vie più difficili della falesia, SS26 e Elementi di disturbo entrambe gradate 8c+, segnando un punto di svolta nel mio percorso. Da quel momento in poi avevo praticamente "abbandonato" la falesia, andando a fargli visita solo in qualche occasione, duranti gli anni successivi.

Un paio di anni fa Alberto Gnerro ha chiodato una nuova linea, lunga 15m circa, proprio alla sinistra dell'8c di Luckyman (che è la prima catena di SS26), e l’anno scorso ad inizio estate ero stato proprio con lui a provare questa nuova linea. Faceva già molto più caldo rispetto a quest’anno e mi ricordo di aver fatto i singoli a malapena, abbandonando poi il progetto per concentrarmi su Le Cadre Nouvelle a Céüse.

Quest’anno, durante tutta la quarantena, mi ronzavano in testa i movimenti di quella via e non vedevo l’ora dessero il via allo spostamento tra le regioni per tornare ancora una volta alla Benedizione. A dire il vero, ciò che mi motivava di più a tornare a Gressoney, non era solo il liberare il progetto, ma la possibilità di concatenare quest’ultimo con SS26. Fare la prima salita di questa nuova linea sarebbe stato solo un passaggio intermedio per qualcosa di più grande.

Il momento tanto atteso è arrivato e sin dal primo tentativo mi sentivo diverso dallo scorso anno. Tutto l’allenamento fatto durante i mesi di lockdown, e le giornate di blocchi a Ceresole Reale, sembravano dare i suoi frutti.

Nel giro di 6 tentativi libero la prima catena di questa bellissima via, corta e intensa, di cui ora non conosco il nome, perché da tradizione spetta al chiodatore. Sin da subito mi sono sentito molto dubbioso sul grado da proporre, mi sentivo in forma e l’averlo salito in così pochi giri mi confondeva. Mio fratello Andrea era ancora concentrato sul progetto a Ceresole mentre Marci (Marcello Bombardi) stava provando Elementi di Disturbo, per cui mi sono detto: "Cominciamo a provare la linea completa fino in cima e poi ci pensiamo".

Il giorno stesso che ho liberato la prima catena, sono salito fino in cima a pulire le prese, a riguardare le sequenze e cambiare i rinvii, ormai fissi da anni. Riscalando la seconda parte di Luckyman e la parte di SS26, ho proprio avuto la sensazione che il mio corpo conoscesse e si ricordasse alla perfezione tutti i movimenti che nel 2015 avevo provato allo sfinimento. Per il mio corpo era come se non avessi mai smesso di provarla. Il problema più grosso era quello di riuscire a scalare i 100 movimenti della via, gestendo la poca resistenza che avevo (o che credevo di avere).

Lo scorso week end, dopo aver metabolizzato di nuovo la parte alta del tiro, parto per il "primo tentativo" da terra sulla connessione e incredibilmente mi ritrovo in cima, sulle tacchette finali, che nel 2015 mi avevo fatto cadere ripetutamente, con ancora un po’ di energie nel serbatoio. Nasce così The Last Dance.

Un nome, che oltre ad essere ispirato all’incredibile Serie TV su Michael Jordan, rappresenta anche L’ultimo ballo, ovvero l’ultima possibile first ascent che la falesia ha da offrire. Il grado che ho proposto per The Last Dance è di 8c+/9a, forse più vicino al 9a, ma preferisco aspettare nuove ripetizioni per assegnarli la giusta difficoltà.

È stata un’emozione liberare una via del genere? Assolutamente sì, perché lasciare la mia traccia in una falesia che mi ha dato tanto e che mi ha fatto inevitabilmente crescere, è un onore e ne vado molto fiero, ma se devo essere sincero non sfiora minimamente l’emozione che ho provato nel salire SS26 nell’anno 2015. In quella occasione avevo vissuto un’emozione talmente intensa, talmente tanto attesa che viverla una seconda volta, sulla stessa catena, sarebbe stato impossibile.

Ringrazio Tommaso Longo per avermi accompagnato e assicurato durante la salita e Luca Ghiardo per le fotografie. Ora lo sguardo è rivolto oltralpe, verso in nostri cugini francesi.

Marco ringrazia i sponsor: Edelweiss

Marco Zanone
Nato a Ciriè (Torino) il 6 maggio 1994 ma residente da sempre a Ronco Biellese, da 9 anni Marco vive parte della sua vita come arrampicatore. Nell’estate del 2018, dopo 3 anni di studio, si è diplomato alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti a Milano provando a rendere la sua passione per le foto e i video un vero e proprio lavoro. Lavoro tutt'ora come filmmaker specializzato nel mondo outdoor.


Link: marcozanone.comFB Marco ZanoneIG Marco Zanone

SCHEDA: la falesia Gressoney




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