Manolo arrampica al MUSE di Trento

Nell’ambito del Convegno Dolomiti "Progettare Paesaggi Dolomitici" tenutosi al MUSE, il Museo della Scienza di Trento, Maurizio "Manolo" Zanolla ha arrampicato sullo spazio centrale chiamato il Grande Vuoto e sulla struttura di vetro della Serra Tropicale.
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Maurizio Manolo Zanolla al MUSE, il Museo della Scienza di Trento
Matteo Mocellin
Una figura leggera, sottile e forte è sospesa nel vuoto, intorno caprioli, alci, aquile, lepri. Non è la scena fissata lungo un sentiero di montagna. Accade nel centro di una città, dentro un museo. A bloccare nel tempo questo momento irripetibile sono le mani, i muscoli, gli occhi pieni di avventure di un ospite davvero speciale. “In bilico” Maurizio Zanolla, per tutti Manolo, ci è stato tutta la vita. Ma forse mai in uno spazio come questo: il MUSE, il Museo delle Scienze di Trento. In un pomeriggio di novembre Manolo accetta la sfida di vivere, nel modo che più gli appartiene, l’esperienza del MUSE. E così, il Grande Vuoto, lo spazio centrale che rappresenta il cuore dell’edificio, e che attraversa tutti i sei piani del museo, così come le pareti di vetro della serra tropicale, si sono trasformate nella via, percorsa senza titubanze, dal “Mago”.

Il MUSE è nato come uno spazio a Zero Gravità. Così lo ha concepito Renzo Piano, il suo architetto: sei piani di vetro, cavi, acciaio e legno che evocano nei contenuti e nelle forme la storia e il disegno delle montagne circostanti. Proprio in virtù di questa potente simmetria la presenza di Manolo al MUSE non passa inosservata, ma amplifica il senso di questo spazio.

Manolo ha iniziato ad arrampicare all'età di 17 anni. La sua evoluzione tecnica è passata attraverso l'utilizzo di appigli e appoggi sempre più piccoli, equilibri sempre più precari. Una tensione costante verso un limite da superare. Proprio in questo il significato dell’arrampicata di Manolo sulle pareti e dentro gli ambienti del museo non è solo uno splendido gesto atletico, ma la vicinanza spirituale a un’idea. Così come l’arrampicatore si cimenta in itinerari sempre più impegnativi e sfidanti, così il pensiero ricerca nella forza della conoscenza un nuovo confronto.

La scienza sfida a superare le barriere mentali, i luoghi comuni, le domande irrisolte. Lo sport invita a mettersi in gioco dal punto di vista fisico e mentale. E’ in questo positivo gioco di specchi che si è giocato l’inconsueto incontro di oggi al MUSE. L’incontro con Manolo è a cura della Provincia autonoma di Trento e la Fondazione Dolomiti UNESCO attraverso la tsmstep-Scuola per il governo del territorio e del paesaggio.

Il MUSE è un centro di diffusione della cultura scientifica che affianca al tradizionale interesse per la storia naturale e la ricerca un'attenzione particolare per tematiche etiche e sociali e questioni di forte attualità come lo sviluppo sostenibile. Partendo dall'ultimo piano, dai picchi e dai ghiacciai estremi, e scendendo fino al piano interrato, sotto il livello del mare, i visitatori sono protagonisti di un viaggio che attraversa vari ambienti altitudini, habitat e biodiversità. Lungo i sei piani dell’esposizione permanente, che si affacciano su un unico spazio aperto chiamato Big Void il visitatore può trovarsi faccia a faccia con animali ed oggetti che sembrano fluttuare in aria, si è protagonisti di un’esplorazione che attiva il tatto e gli altri sensi e che dalla scoperta delle tappe della formazione delle Dolomiti e delle Alpi, passa alla conoscenza delle biodiversità alpine, per poi continuare con il racconto sull’origine della vita e giungere alla più grande mostra di dinosauri dell’arco alpino.





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