La Severina, una falesia da sogno vicino a Palinuro
Per la vacanza familiare 2019, decidemmo di andare a scoprire Palinuro. A noi si unì anche Zio Tibia, l’amico Marco Curti, che per non smentirsi si portò come sempre il trapano al seguito. Chiarii subito le cose: "ohh Zio, questa volta niente lavorate, solo relax, bagni e qualche tiro la sera." Lui sornione rispose annuendo con la testa ed aggiunse: "si si va ben, ma no se sa mai e el trapen el togo drio! (ma nel dubbio lo prendo!)..."
Arrivati a destinazione, per ambientarci andammo a scoprire la Molpa. Bella parete sul mare dove si svolsero alcune edizioni del ClimBrave Festival. Qua si trovano diversi tiri interessanti, con gran varietà di gradi, ma vista la calda stagione, noi apprezzammo soprattutto l’incantevole spiaggia.
Tappa successiva fu il Vauzo, falesia di qualità sviluppata dai Ragni di Lecco, che propone soprattutto lunghezze intense in strapiombo. Grazie alla sua esposizione a nord e la conseguente ombra, riuscimmo a scalare senza scioglierci troppo...
Andando al Vauzo lungo la Valle del Mingardo, una frastagliata fascia rocciosa mi incuriosì. A causa di gallerie, alberi e la "Gola del Diavolo", la visuale era pessima, così andai direttamente a fare un’ispezione. Raggiunte le rovine del villaggio medievale di San Severino, proseguii lungo il sottostante costone erboso. Avvicinandomi alla parete, capii le sue reali dimensioni e, al suo centro, apparve nitida una splendida falesia. Arrivai alla base eccitato e scoprii incredulo che il muro era totalmente vergine. Una foresta strapiombante di stalattiti alta 40m, roccia top ed un potenziale per oltre 30 tiri.
Gasatissimo rientrai a casa e con un certo "imbarazzo" chiesi in prestito il trapano a Zio Tibia… Annuì teatralmente con la testa, nei suoi occhi la soddisfazione della "ragione" era evidente! Nonostante i buoni proponimenti di riposare, almeno un tiro dovevo attrezzarlo, non potevo perdere l’occasione di un simile privilegio. Lo chiodai proprio nel mezzo, sopra ad un lentisco secolare, da dove potevo osservare il mare e il Monte Cervati dell’Appennino Lucano. NATO the FIRST il suo nome, lunghezza bellissima, che riuscii inaspettatamente a liberare l’ultima sera, grazie al refrigerio della brezza del mare.
Rientrato a casa questa falesia rimase nei miei pensieri. Così mi venne un’idea da proporre agli amici: la trasformazione della consueta vacanza autunnale d’arrampicata, in una versione più impegnativa, fatta di chiodatura, polvere, fatica, forse scalata, ma tanta soddisfazione garantita. Fui convincente perché, sulla fiducia e solo una foto, a novembre ci ritrovammo in 6 stipati in un furgone, pieno di corde, trapani, spit e tanto entusiasmo.
Il Dream Team Bolting Holiday era in azione: insieme a me, Zio Tibia, Franz Mich, Herman Zanetti, Nicola Sartori e Tiziano Buccella. Iniziammo immediatamente i lavori, calandoci dall’alto con le statiche da 100m. La tabella di marcia prevedeva la chiodatura minima di due tiri a testa, per un totale di 12 vie. Il tutto da farsi in circa tre giorni, così da poter investire il tempo restante nella scalata.
Purtroppo la fortuna non fu dalla nostra… Iniziò subito a piovere, ma grazie al forte strapiombo potemmo comunque lavorare. La pioggia divenne insistente e le canne cominciarono a bagnarsi, compromettendo non poco l’arrampicata. A metà settimana ci fu un miglioramento del tempo e ci raggiunse Alessandro, mio figlio; il jolly per liberare le vie più cattive. Nemmeno il tempo di arrivare, che il mattino successivo io e lui dovemmo rientrare a casa, causa un grave imprevisto familiare.
I cinque rimasti proseguirono imperterriti i lavori, arrivando al termine della settimana con un totale di 14 vie attrezzate, alcune liberate ed una totale devastazione fisica. Malgrado tutto, grazie alla grande passione e l’affiatamento il Team era stato molto efficace.
Rientrati tutti a casa, un’unica cosa avevamo in mente: l’idea di ripartire in primavera, desiderosi di provare a liberare le nostre creazioni e scoprirne altre. Ma altro che vacanza in primavera, il lockdown ci prese alla sprovvista! Irriducibili rinviammo tutto all’autunno, anticipando la partenza ad ottobre, nella speranza di schivare le piogge.
In prossimità della partenza due componenti del Team originale improvvisamente dovettero dare forfait e al loro posto si unirono Lino Celva e Cesare Pastore. Finalmente questa volta la sorte fu dalla nostra, donandoci per tutta la settimana sole splendido, mare caldo e nessun imprevisto!
Zio Tibia proseguì implacabile nella chiodatura, aggiungendo altre 4 vie, per un totale finale di 19. Il resto della truppa scalò alla grande, divertendosi e riuscendo a liberare gran parte delle vie della SEVERINA. Questo è il nome della falesia, ispirato dal vicino paese di San Severino e da un pizzico di presunzione del Dream Team over 50! Ora questi splendidi itinerari aspettano ripetitori!
Alcuni ringraziamenti:
Per l'amicizia ed il supporto anche "politico" ringraziamo i real locals: Diego Errico, Luigi Merola e Raffaele Di Domenico.
Per le foto ringraziamo: ancora Luigi e Diego, Beatrice Bigu, Sergio Morra e Francesco Guerra.
di Rolando Larcher
P.S. La Severina è stata totalmente autofinanziata e scaturisce esclusivamente dalla nostra iniziativa e passione.
Rolando ringrazia: La Sportiva, Petzl Dinamiche Verticali, Montura, Totem Cam
SCHEDA: la falesia La Severina, Palinuro, Campania
L'articolo è stato pubblicato sul n. 138 di Pareti