Kayak e arrampicata sulla costa del Selvaggio Blu in Sardegna
Stavamo bisticciando. Sì, stavamo sicuramente bisticciando. Facevamo rotta per Cala Sisine… o era Cala Biriola? Forse era proprio questo il motivo del litigio… dove andare a dormire! Poi due delfini, mamma e figlio, incrociano le nostre prue. E tutto passa. In viaggio è così, vivi talmente tante emozioni, a volte contrastanti, in così poco tempo, che non ci capisci niente. Poi a casa i ricordi riaffiorano e ci ridi su.
Comunque, stavo dicendo che Giulia e io stavamo bisticciando. In mezzo al mare, col sole da poco tramontato dietro al Supramonte, con due delfini a prua, una fresca brezza da nord, noi seduti sui nostri kayak pieni di attrezzatura tecnica e logistica. Era il quarto giorno della traversata, eravamo appena scesi dalla Guglia di Goloritzè. Tutto nasce, però, mesi prima.
Dopo aver percorso a piedi più volte quel tratto di costa compreso tra Pedra Longa e Cala Luna e, anche, ispirati dalle grandi spedizioni in kayak di Matteo Della Bordella & C. in Groenlandia, mentre preparavamo le doppie per scendere da una via che passa sopra il Selvaggio Blu ci siamo chiesti dove avremmo potuto unire kayak e arrampicata in Italia. Uno sguardo a destra, verso Arbatax e uno sguardo a sinistra, verso Cala Gonone. Eravamo nel posto giusto!
Presi dall’entusiasmo, dopo qualche mese ci abbiamo provato subito, in aprile. Ma il vento e il mare non erano d’accordo e non siamo nemmeno partiti. Decidiamo di rimandare tutto in ottobre, tra una spedizione e l’altra e, con l’occasione, prendere giustamente qualche lezione di kayak, sia per approfondire la gestione delle emergenze, sia per studiare meglio gli spazi e lo stivaggio dei materiali. Sotto lo sguardo vigile e l’esperienza di Guglielmo Casson e Paolo Spallino, della ASD Altamarea di Chioggia, abbiamo iniziato a prendere confidenza con i mezzi e le manovre, già sognando di pagaiare sotto le pareti sarde.
Erano ancora due gli aspetti ancora da definire. Il programma e la logistica. Sicuramente avevamo in testa il punto di partenza, Arbatax, e il punto di arrivo, Cala Gonone. Mancava semplicemente tutto il resto. In realtà no, qualcosa c’era, anzi, qualcuno. Due amici. Quelli di cui ti fidi ciecamente, non solo perché sono amici – e già questo forse basterebbe - ma anche perché sai che il Supramonte lo conoscono bene, perché ci vivono, lo vivono e lo esplorano, sia sopra che sotto e sai che di spedizione in giro per il Mondo ne hanno fatte a centinaia: Carla Corongiu, Guida a Gorropu, e il mitico Vittorio Crobu, esploratore e incredibile video operatore. Sapevamo che per qualsiasi cosa, loro c’erano.
Cartina del Selvaggio Blu in mano e internet collegato, abbiamo iniziato a buttar giù il programma. I giorni erano contati: 5 con un giorno di buffer, con l’obiettivo di scalare 3 vie, una all’inizio, una a metà e una alla fine e con l’idea di arrampicare nei posti simbolo della costa: Punta Giradili, Guglia di Goloritzè e parete di Biddiriscottai. Dato che avevamo programmato di partire in kayak la mattina da Arbatax, la prima via che avevamo scelto è stata Crysalis, di recente apertura, ad opera di Davide Lagomarsino. Dalla relazione ci sembrava perfetta la possibilità di bivaccare a metà via, così da poter scalare la prima parte il pomeriggio e la seconda la mattina, per poi ritornare ai kayak. Per la via sulla Guglia, dato che avevamo già fatto Easy Gymnopedie, Sole Incantatore era la prescelta. Per Biddiriscottai, navigando su internet, ci aveva affascinato Zanahoria.
Ottimo, le vie ce le avevamo. Ora toccava alla logistica: dove dormire e cosa portare. A parte la prima notte, sicuramente in parete, per le altre avevamo identificato Portu Pedrosu e le varie calette. Senza impegno. Per cosa portare, beh, il minimo. Mezze corde, qualche rinvio e qualche friend, imbraghi e scarpette. Amache, sacchi a pelo, materassini. Un cambio, acqua e liofilizzati. Facile no?! Va beh, diciamo che ci siamo dotati di una check-list un po’ più precisa, però era per rendere l’idea. E infine tante sacche stagne (e tanta pazienza) per infilare tutto dentro.
Poi le solite cose pre-partenza, riti propiziatori affinché il meteo ti sia clemente, portiamo anche questo che nonsisamai, carichiamo il van, solita pizzeria a Livorno, traghetto, Olbia, fermata a Ghenna Silana da Vittorio e giù verso Arbatax a prendere i kayak di Francesco, di Cardedu Kayak. Tensione a mille che non entri tutto nei gavoni…OK, entra tutto. Brindiamo!
La mattina mettiamo finalmente i kayak in acqua. Si comincia. Prua sulla Giradili. Doppiamo Pedra Longa, proviamo ad attraccare a Baus ma niente, torniamo verso Fòrrola. Meglio. Ovviamente per il cambio di assetto togliamo tutte le sacche dai kayak…hai visto il mio imbrago, ti giuro era qui? Ma le mie scarpette? Hai preso l’amaca? Dov’è la magnesite?
Mezz’ora e siamo pronti, saliamo pochi metri e siamo sul trekking del Selvaggio Blu. Via di corsa verso l’attacco. Abbiamo 7 tiri fino al 7a+. Scorrono tutti piacevoli e veloci e prima del tramonto giungiamo alla cengia dove si può bivaccare. Fissiamo le amache giusto a qualche metro dall’attacco della seconda parte della via e ci godiamo il tramonto. Il giorno seguente, contenti che le capre non ci avessero centrato con qualche roccia, attacchiamo le ultime 9 lunghezze. Tiri sempre belli e roccia fantastica. Arriviamo in cima alla Giradili e giù verso i nostri kayak. Lì ci accoglie Vittorio, con un melone fantastico, "quasi" meglio della birra. Quasi. Purtroppo è già entrato lo Scirocco quindi bisogna andare.
Ripartiamo velocemente direzione capo di Monte Santo e Portu Pedrosu, il mare si ingrossa. Sale l’ansietta, ma entriamo nel fiordo. Incontriamo una guida locale con un gruppo, si chiama Adriano. Parlando, scopriamo che doveva venire a un nostro corso di primo soccorso per guide qualche mese prima, ma non è riuscito. Meglio incontrarci qui, alla fine. Riprende il cammino e rimaniamo da soli. Passa la notte e di prima mattina inizia a piovere. Prendiamo sacchi e materassini e via verso Bacu Maore, sopra Portu Cuau, dove ci sono delle grotte a offrirci riparo. Nel pomeriggio arriva Vittorio, dal Golgo. Questa volta con due belle birre e qualche bistecca…che amico! Ci godiamo la serata così, nel nostro carsico riparo, nel cuore del Supramonte, mentre fuori fulmina e il Tirreno è in burrasca, che bello!
Ripartiamo il giorno seguente, con qualche puntura di pulce, ma mare e vento in scaduta. In un posto improbabile, che neanche se lo racconti, incontriamo il bravissimo Alessandro Beber: "bel posto per conoscerci", mi dice. Come dargli torto.
Arriviamo al cospetto di Cala Goloritzè e della sua famosa guglia. Che bella dal mare! Sappiamo che non possiamo lasciare i kayak in battigia, quindi ci coordiniamo con Vittorio e Carla che arrivano dal bacu per prenderseli mentre noi facciamo la via. Cambio di assetto veloce, sono le 14 e il guardiano ci dice che alle 16 dobbiamo liberare la spiaggia. Ok, due ore per fare la via e riscendere, si può fare. Arriviamo all’attacco, incontro casualmente un mio amico del Soccorso Alpino col quale ho condiviso l’anno di formazione, due parole, un inboccaalupo e partiamo…su Easy Gymnopedie. Sole Incantatore è occupata da varie cordate impegnate nella discesa, peccato. In poco tempo siamo di nuovo sulla vetta della Guglia, buttiamo le doppie e di nuovo ai kayak qualche minuto dopo le 16. Riprendiamo la navigazione e giù di pagaie. All’altezza di Ispuligidenie iniziamo a bisticciare.. Già l’ho scritto? Poi il tramonto, i delfini… e convinco Giulia ad andare a Cala Sisine.
Notte ristoratrice e il giorno dopo siamo di nuovo in acqua. Giornata di trasferimento ed esplorazione della costa. Ci meravigliamo nel vedere quanto è piccolo Su Strumpu, il passaggio in parete che dal bosco di Biriola porta verso Sisine. Fantastichiamo su quanto dura può essere "Aria", la super via di Dal Prà che passa sulle pareti di Plummare. Entrati a Cala Luna, prepariamo le nostre cose per la notte. Facciamo un salto in codula e, rientrati alle grotte sulla spiaggia, vediamo i nostri materassini – incautamente lasciati da soli – danzare con il Maestrale sul Tirreno. Scatta l’operazione di recupero. E di asciugatura!
La mattina ci sveglia un’alba da sogno, è l’ultimo giorno. Puntiamo direttamente ai grottoni di Biddiriscottai, ma niente, il Maestrale non ci convince quindi ripariamo a Gonone. Da lì raggiungiamo la falesia dall’alto, prendiamo le fisse che porterebbero a Millennium, fino a raggiungere l’attacco di Zanahoria. Veramente passa di là la via? Che linea!
Recupero Giulia all’ultima sosta. Da lì si vede tutto il golfo di Orosei, fino al capo di Monte Santo. Oltre c’è Giradili e Arbatax, dove tutto è cominciato giusto qualche giorno prima, ma sembra passata un’eternità.
Sei giorni vissuti al ritmo delle pagaiate, dei "molla tutto", "stai attenta qui", "dove dormiamo", "occhio agli scogli". Sei giorni nella Natura, ma dove anche gli incontri con chi incrociava la nostra rotta sono stati belli. Sei giorni che non dimenticheremo, quando da vecchi vivremo solo di ricordi.
di Francesco Sauro
Si ringrazia: Salewa, Insula Urzulei Natural Body Care, Amphibious Dry Equipment, Eat Freedom cibi liofilizzati