Barbara Zwerger e una via per un amico
Il 27/12 Barbara Zwerger ha risolto Sardonique 8a(+) nell’isola di Kalymnos (Grecia): una via dedicata all’amico Camos
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Barbara Zwerger prima del passo chiave di Sardonique 8a(+) al settore Odyssey.
Lucas Tourtouregkas
Una via per il Camos di Barbara Zwerger
19 Dicembre 2007. Sono finalmente in partenza per la Grecia, destinazione Kalymnos. Gli ultimi mesi Simone (Moro ndr) ed io ci siamo visti poco e tutti e due non vedevamo l’ora di partire per trascorrere qualche giorno tranquillo insieme prima della sua nuova partenza invernale per il Pakistan. Io ho in testa un progetto verticale provato quest’estate sull’isola greca. E’ una via che ho “tastato” solo tre giorni prima del rientro in Italia. Quest’ estate avrei voluto prolungare ancora la vacanza, ma non potevo a causa della mia partecipazione al The North Face Ultra Trail du Mount Blanc, la gara podistica di 86 km intorno al Monte Bianco con 4600 metri positivi di dislivello da superare.
Siamo in aereo e tutti e due abbiamo la febbre oltre i 38 gradi... Abbiamo deciso di partire ugualmente per sfuggire ai ritmi di vita divenuti inumani, abbiamo bisogno di riposo e tranquillità. Oltre alla febbre ho anche un'altra preoccupazione. Da più di un mese non scalo più su roccia, perché sono in piena preparazione per la Coppa del Mondo di Dry Tooling. Per mantenere un po’ la forza delle dita sono andata una volta a settimana nella nuova e rinnovata palestra indoor di Merano (merita una visita), ma ho paura che non sia stato sufficiente.
Atterriamo a Kalymnos e la nostra prima tappa obbligata e il letto; siamo malati e dobbiamo guarire. Dopo quattro giorni di riposo assoluto andiamo a scalare nel settore Arhi. Solo quattro tiri di corda, quasi in apnea, sono ancora tutta raffreddata e fatico a respirare. Il giorno seguente, il 24 dicembre, andiamo nel settore Odyssey e Simone gentilmente mi mette i rinvii su Sardonique. Faccio due giri in top rope e le sensazioni non sono poi così negative.
Poi, nel tardo pomeriggio, andiamo a Pothia, la cittadina sul porto, e lì ci giunge la drammatica notizia. Il nostro grande amico Bruno Tassi, il “Camos”, non c’è più. La tristezza e l’impotenza ci fanno soccombere. Per Simone era come un fratello, l’amico più grande e per questo iniziamo a pensare ed organizzare un rientro anticipato in Italia...
Il giorno di Natale, tutto chiuso, nessuno lavora. Andiamo ancora ad Odyssey con i nostri pensieri rivolti al Camos. Lui era uomo d’azione e ci avrebbe voluti vedere sulla verticale… Simone gentilmente rimette la corda sulla via, ma poi non scala più… Io faccio un altro giro top rope, poi sfilo la corda, è ora di provare da prima. Il primo giro mi faccio scappar via un piede e cado a metà del tratto chiave. Una sezione molto tecnica che dopo dodici movimenti su liste verticali e prese piccole finisce con un allungo verso sinistra ad una lista. Proprio quell’allungo mi preoccupa. Quando arrivo lì ho l’avambraccio destro troppo stanco e non riesco più a “chiudere” a sufficienza per arrivare alla presa salvezza, così decido di anticipare il moschetonaggio, ma non serve… cado all’uscita.
Quell’ultimo movimento mi fa impazzire, troppo aleatorio e per questo cerco un’altra soluzione. Trovo un sistema nuovo d’uscita, con prese più piccole, ma mi sembra più adattato alla mia statura. Ma per oggi basta, le vacanze finiscono per il rientro anticipato. Andiamo dal nostro amico George che gentilmente prova l’impossibile per anticipare i nostri voli. Nulla, tutto pieno. Perciò decidiamo che io sarei rimasta a Kalymnos mentre Simone riesce a trovare una soluzione che prevede l’acquisto di due biglietti di due diverse compagnie che gli permettono di rientrare in tempo.
Il giorno dopo riposo e riesco a procurarmi il numero di telefono di Lucas Tourtouregkas, forte scalatore greco, che si è trasferito permanentemente a Kalymnos. Anche lui ha un progetto a Odyssey e così gli chiedo se possiamo scalare insieme. Il giorno dopo torno in falesia. E’ il giorno dell’addio al Camòs e vorrei tanto salire Sardonique per dedicarla a lui. Simone non è qua e tocca a me portare su i rinvii, ma mentre lo faccio rimango sorpresa perché cado solo all’ultimo movimento duro. Riposo per un quaranta minuti poi riparto, Lucas e la sua morosa mi fanno il tifo.
La prima parte va via liscia ed arrivo abbastanza fresca al chiave. Fatico nella sequenza dei verticali, fino ad arrivare ad un laterale abbastanza decente. Faccio due profondi respiri e penso al Camos. Vado per la nuova soluzione, traverso con un piccolo svaso, prendo il bidito di destra, stringo e mi allungo alla tacca “salvezza”, un piccolo grido di sollievo con le lacrime agli occhi pensando all’amico scomparso e a quanto sarebbe stato orgoglioso di me (lo manifestava spesso). Arrivo al riposo e poi con calma e ben concentrata risolvo le sezioni tra gli ultimi due spit e l’infinito runout alla catena. Quando la moschetto guardo giù all’ultimo rinvio… impressionante quanto è lontano! Poi mi guardo attorno, di fronte l’isola di Telendos, il mare, il sole…
Ciao Camos, ci mancherai!
Barbara Zwerger
19 Dicembre 2007. Sono finalmente in partenza per la Grecia, destinazione Kalymnos. Gli ultimi mesi Simone (Moro ndr) ed io ci siamo visti poco e tutti e due non vedevamo l’ora di partire per trascorrere qualche giorno tranquillo insieme prima della sua nuova partenza invernale per il Pakistan. Io ho in testa un progetto verticale provato quest’estate sull’isola greca. E’ una via che ho “tastato” solo tre giorni prima del rientro in Italia. Quest’ estate avrei voluto prolungare ancora la vacanza, ma non potevo a causa della mia partecipazione al The North Face Ultra Trail du Mount Blanc, la gara podistica di 86 km intorno al Monte Bianco con 4600 metri positivi di dislivello da superare.
Siamo in aereo e tutti e due abbiamo la febbre oltre i 38 gradi... Abbiamo deciso di partire ugualmente per sfuggire ai ritmi di vita divenuti inumani, abbiamo bisogno di riposo e tranquillità. Oltre alla febbre ho anche un'altra preoccupazione. Da più di un mese non scalo più su roccia, perché sono in piena preparazione per la Coppa del Mondo di Dry Tooling. Per mantenere un po’ la forza delle dita sono andata una volta a settimana nella nuova e rinnovata palestra indoor di Merano (merita una visita), ma ho paura che non sia stato sufficiente.
Atterriamo a Kalymnos e la nostra prima tappa obbligata e il letto; siamo malati e dobbiamo guarire. Dopo quattro giorni di riposo assoluto andiamo a scalare nel settore Arhi. Solo quattro tiri di corda, quasi in apnea, sono ancora tutta raffreddata e fatico a respirare. Il giorno seguente, il 24 dicembre, andiamo nel settore Odyssey e Simone gentilmente mi mette i rinvii su Sardonique. Faccio due giri in top rope e le sensazioni non sono poi così negative.
Poi, nel tardo pomeriggio, andiamo a Pothia, la cittadina sul porto, e lì ci giunge la drammatica notizia. Il nostro grande amico Bruno Tassi, il “Camos”, non c’è più. La tristezza e l’impotenza ci fanno soccombere. Per Simone era come un fratello, l’amico più grande e per questo iniziamo a pensare ed organizzare un rientro anticipato in Italia...
Il giorno di Natale, tutto chiuso, nessuno lavora. Andiamo ancora ad Odyssey con i nostri pensieri rivolti al Camos. Lui era uomo d’azione e ci avrebbe voluti vedere sulla verticale… Simone gentilmente rimette la corda sulla via, ma poi non scala più… Io faccio un altro giro top rope, poi sfilo la corda, è ora di provare da prima. Il primo giro mi faccio scappar via un piede e cado a metà del tratto chiave. Una sezione molto tecnica che dopo dodici movimenti su liste verticali e prese piccole finisce con un allungo verso sinistra ad una lista. Proprio quell’allungo mi preoccupa. Quando arrivo lì ho l’avambraccio destro troppo stanco e non riesco più a “chiudere” a sufficienza per arrivare alla presa salvezza, così decido di anticipare il moschetonaggio, ma non serve… cado all’uscita.
Quell’ultimo movimento mi fa impazzire, troppo aleatorio e per questo cerco un’altra soluzione. Trovo un sistema nuovo d’uscita, con prese più piccole, ma mi sembra più adattato alla mia statura. Ma per oggi basta, le vacanze finiscono per il rientro anticipato. Andiamo dal nostro amico George che gentilmente prova l’impossibile per anticipare i nostri voli. Nulla, tutto pieno. Perciò decidiamo che io sarei rimasta a Kalymnos mentre Simone riesce a trovare una soluzione che prevede l’acquisto di due biglietti di due diverse compagnie che gli permettono di rientrare in tempo.
Il giorno dopo riposo e riesco a procurarmi il numero di telefono di Lucas Tourtouregkas, forte scalatore greco, che si è trasferito permanentemente a Kalymnos. Anche lui ha un progetto a Odyssey e così gli chiedo se possiamo scalare insieme. Il giorno dopo torno in falesia. E’ il giorno dell’addio al Camòs e vorrei tanto salire Sardonique per dedicarla a lui. Simone non è qua e tocca a me portare su i rinvii, ma mentre lo faccio rimango sorpresa perché cado solo all’ultimo movimento duro. Riposo per un quaranta minuti poi riparto, Lucas e la sua morosa mi fanno il tifo.
La prima parte va via liscia ed arrivo abbastanza fresca al chiave. Fatico nella sequenza dei verticali, fino ad arrivare ad un laterale abbastanza decente. Faccio due profondi respiri e penso al Camos. Vado per la nuova soluzione, traverso con un piccolo svaso, prendo il bidito di destra, stringo e mi allungo alla tacca “salvezza”, un piccolo grido di sollievo con le lacrime agli occhi pensando all’amico scomparso e a quanto sarebbe stato orgoglioso di me (lo manifestava spesso). Arrivo al riposo e poi con calma e ben concentrata risolvo le sezioni tra gli ultimi due spit e l’infinito runout alla catena. Quando la moschetto guardo giù all’ultimo rinvio… impressionante quanto è lontano! Poi mi guardo attorno, di fronte l’isola di Telendos, il mare, il sole…
Ciao Camos, ci mancherai!
Barbara Zwerger
Note:
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