Arrampicata clean (o trad?) in Valle d'Aosta: il Pilier Rhodo a Montjovet
Matteo Giglio presenta l'arrampicata sul Pilier Rhodo a Montjovet in Valle d'Aosta: otto vie di più tiri clean. O trad...
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Wonder Crack (Matteo Giglio, Sergio Minoggio 01/06/2010
120 m, 7a+ ), Pilier Rhodo, Montjovet, Valle d'Aosta
Marco Spataro
Il Pilier Rhodo è un possente contrafforte roccioso situato sul lato destro idrografico della Valle Centrale (envers), a metà strada tra Saint-Vincent e Montjovet sulle pendici del Mont Ouille. Si trova a 800 metri di quota ed ha un'altezza di circa 120 metri. Presenta due esposizioni principali, Nord e Est-Nord-Est. La roccia è un bel serpentino di colore rossastro, in gran parte modellato dall'erosione glaciale. Le varie porzioni di parete levigata sono interrotte da una moltitudine di spaccature nette che ben si prestano all'utilizzo di protezioni veloci. Questa è sicuramente la caratteristica principale che ha ispirato coloro che hanno valorizzato questo sito in chiave arrampicatoria. Prendendo spunto dai principi dell'etica anglosassone che impone un rigoroso rispetto della roccia ma adattandolo ai canoni di sicurezza ormai assodati sulle Alpi, si è voluto creare un'area dove poter praticare l'arrampicata cosiddetta clean. Tutte le vie sono state salite dal basso e attrezzate in maniera essenziale: sono stati utilizzati i fix solo dove non è possibile proteggersi in maniera sicura con protezioni veloci (nuts, friends, ecc.). In tutte le soste invece si trovano due fix inox Raumer da 10 mm con anello di calata. Il risultato può essere sintetizzato con qualche numero: più di 700 metri di dislivello positivo, circa 30 tiri di corda per 8 vie, solo 15 fix di progressione su tutta la parete, difficoltà dal 5c al 7b attualmente salite in arrampicata libera, pochi tiri di difficoltà superiore ancora da liberare.
Va detto che lo stile di scalata non è sicuramente tra i più popolari in Valle d'Aosta (e difficilmente lo diventerà). Sono ancora pochi gli itinerari di questo tipo in media montagna, dove l'utilizzo sistematico del fix si è ormai largamente diffuso. Nonostante ciò molti arrampicatori sentono sempre più la necessità di cimentarsi su terreni d'aventure, come direbbero i francesi, per prendere dimestichezza con l'uso delle protezioni veloci oppure semplicemente per il piacere di arrampicare in uno stile più pulito e rispettoso nei confronti della roccia. Il serpentino del Pilier Rhodo non è di facile e immediata lettura e richiede una certa esperienza per il corretto posizionamento delle protezioni... questione di esercizio e allenamento. Del resto il bello del gioco è anche questo!
CENNI STORICI
La storia “sportiva” del Pilier Rhodo è recentissima. Nonostante sia sempre stato sotto gli occhi di tutti, l'accesso solo apparentemente scomodo ne ha scoraggiato l'esplorazione fino a questi ultimi anni. Notizie certe di interessamento nei confronti della zona arrivano dal gruppo Croé Bocia (di cui facevano parte le guide alpine Giorgio Bredy e Corrado Gontier, insieme ad altri amici), particolarmente attivi nell'apertura dal basso con il trapano soprattutto in Bassa Valle, nella prima metà degli anni '90. Allora, durante una ricognizione, molto umilmente avevano reputato la roccia del pilastro troppo impegnativa per il loro livello tecnico... rimandando l'impegno a tempi migliori.
Poi però nessuno più se n'è interessato fino all'autunno 2009 quando la guida alpina Sergio Minoggio, durante un'escursione a piedi, decide di andare a curiosare da vicino il bel salto verticale più volte osservato dall'autostrada. Scatta una foto alla base e la mostra al collega guida alpina Matteo Giglio che lo asseconda immediatamente. Il primo giugno 2010 Giglio e Minoggio salgono alla base del pilastro e aprono quella che probabilmente è la linea più evidente e più pura della struttura (Wonder crack): cinque tiri piuttosto impegnativi, scalati sfruttando quello che la roccia offriva ovvero una linea fessurata dalla base fino in cima. Il trapano è stato utilizzato solo per posizionare le soste da cui poi è possibile calarsi in doppia. Tutta la progressione invece è stata assicurata con protezioni veloci di ogni tipo (nut, friend e ball nut). Galvanizzati dal risultato ottenuto e dal grande potenziale che offriva la parete, gli stessi hanno scovato e salito tutte le altre linee scalabili secondo i canoni dell'arrampicata clean.
Solo una precisazione relativa ai segni di un tentativo di salita osservato all'estrema destra della parete, dove attualmente corre Fessura @ dondolo: sul primo tiro è stato trovato un chiodo normale con moschettone e – poco sopra (a meno di 10 metri da terra) – una sosta di calata con chiodi artigianali. Per ora restano sconosciuti gli autori di tale tentativo. Attualmente la storia del Pilier Rhodo può considerarsi quasi esaurita. Restano solo da liberare pochi tiri di alta difficoltà.
Sicuramente con l'utilizzo sistematico del trapano e dei fix ci sarebbe ancora spazio (poco) per alcuni itinerari molto impegnativi ma si è volutamente evitato di chiodarli per coerenza con l'etica generale applicata per tutto il settore. E l'augurio è quello che venga rispettata da tutti anche in futuro.
INFO
Periodo ideale
Combinando la relativa bassa quota della struttura, l'esposizione variabile tra Est e Nord e il fatto di essere un luogo molto ventilato, il Pilier Rhodo si presta ottimamente per essere frequentato quasi in tutte le stagioni, ad eccezione dei mesi più freddi (dicembre, gennaio e febbraio). La roccia ha il grande vantaggio di asciugare in fretta anche dopo lunghi periodi di pioggia.
Materiale
Un cenno particolare merita il materiale da utilizzare sulle vie del Pilier Rhodo. Innanzitutto sono itinerari di più lunghezze quindi prevedere un set per assicurare e scendere in doppia. Nonostante si trovino lunghezze piuttosto corte è comunque preferibile l'uso delle due mezze corde per vari motivi. Innanzitutto per gestire meglio l'attrito su questo tipo di roccia che richiede di posizionare le protezioni non sempre in maniera lineare, poi per la questione delle forze d'arresto sui punti di protezione, che diventa importante in caso di dubbia tenuta. Molto utili sono inoltre i rinvii allungabili costruiti con fettucce da 60 cm.
Per quanto riguarda le protezioni veloci lo standard attuale è rappresentato dai Camalot Black Diamond, a cui si riferiscono le misure indicate nelle relazioni. Ci sono poi alcuni casi specifici (descritti) in cui servono i ball nut Camp, particolari protezioni indicate per fessure strette dove nient'altro può essere piazzato.
Accesso
Lasciata l'auto nel piazzale del Bourg di Montjovet, transitare a piedi sul lato esterno sinistro della chiesa per attraversare la Dora Baltea su una moderna passerella in legno. Iniziare quindi a salire lungo una bella mulattiera che compie inizialmente alcuni stretti tornanti. Seguire sempre il tracciato principale, tralasciando piccole deviazioni secondarie, fino ad arrivare ad un breve tratto pianeggiante. Il sentiero riprende quindi a salire per immettersi successivamente nel solco vallivo del Torrente Rhodo. Dopo un altro breve tratto pianeggiante, si sale nuovamente a tornanti in mezzo al bosco fino a pervenire nei pressi di un rudere, poco prima di attraversare il torrente. Appena a monte delle mura, reperire a sinistra una serie di ometti che indicano la strada prima nel bosco poi attraverso una grande pietraia. Poco sotto l'ultimo grande ometto sulla pietraia, dirigersi a sinistra lungo una traccia di sentiero che costeggia in diagonale ascendente una fascia di rocce. Si raggiunge così il bel ripiano alla base della parete, ottimo punto panoramico sulla bassa Valle Centrale. 400 metri di dislivello positivo. 50 minuti dal Bourg.
Punti d'appoggio
“Au Bourg”, fraz. Bourg 71 – Montjovet (AO)
www.aubourg.it
+39 0166 79625
Bar, enoteca, merende, ristorante, negozio di prodotti tipici, sala museale, centro congressi, camere.
LE VIE
Da sinistra verso destra, i nomi sono scritti alla base:
Clean spit
M. Giglio, S. Minoggio 25/10/2010
100 m, 6c+ max, 6b obbl
L1: 6b+, L2: 6c+, L3: 6b, L4: 5c
In posto: 2 fix + soste
Materiale: 1 set completo di friends da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #.5 a #2 C4).
Note: il nome vuole fare il verso alla celebre Green spit in Valle dell'Orco, nessuna altra allusione. La particolarità della via risiede nel traverso del secondo tiro, decisamente strano e morfologico. Dopo il tratto in comune con Jolly sul terzo tiro, uscire a sinistra attraversando sotto il tetto, attenzione all'attrito delle corde al termine della lunghezza.
Jolly
M. Giglio, S. Minoggio 13/10/2010
100 m, 7b+? max, 6b obbl.
L1: 6b+, L2: 7b+?, L3: 6a, L4: 6b
In posto: 6 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4.
Note: l'omogeneità della linea è solo interrotta dal secondo tiro, nettamente più difficile. Il diedro del terzo tiro è parzialmente in comune con Clean spit, l'uscita è a destra.
Recupero zero
M. Giglio, S. Minoggio 31/08/2010
100 m, 7b max, 6c obbl.)
L1: 6a+, L2: 6b+, L3: 7b, L4: 6a+
In posto: 2 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #1 a #4 C4).
Note: un must del Pilier, percorre una serie di diedri progressivamente più impegnativi. Il passo chiave del terzo tiro si protegge solo con il ball nut più piccolo... e il fix sotto è piuttosto lontano! Il nome ricorda la condizione fisica degli apritori dopo aver effettuato un avvicinamento piuttosto speedy alla parete, con zaini pesanti per di più.
Smemoranda
M. Giglio, S. Minoggio 27/09/2010
120 m, 7c? max, 6b obbl.
L1: 6c+, L2: 6a, L3: 6b, L4: 7c?, L5: 5c
In posto: 4 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set nut piccoli, 2 set completo di friend da #000 a #3 C3/C4.
Note: bella linea, complessa, varia e impegnativa. Un tiro resiste ancora alla libera. Il nome vuole ricordare quanto sono stati sbadati gli apritori che avevano dimenticato la chiave per avvitare i fix e un paio di scarpette!
Polifemo
A. Gianatti, M.Giglio 19/06/2011
25 m, 6a+ max, 5c obbl.
L1: 6a+
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set friend da #.5 a #4 C4.
Note: variante diagonale a sinistra che collega la seconda sosta di Wonder crack alla terza di Smemoranda. Il nome deriva dal fatto che, durante l'apertura, a causa di un frammento di roccia, la capocordata aveva momentaneamente un occhio fuori uso.
Wonder crack
M. Giglio, S. Minoggio 01/06/2010
120 m, 7a+ max, 6b obbl.
L1: 5c, L2: 7a+, L3: 6b+, L4: 6c+, L5: 6b+
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set nut piccoli, 2 set completi di friend da #000 a #3 C3/C4, 1 friend #4 C4.
Note: la prima via della parete, la più logica, la più bella! Il secondo tiro è un capolavoro della natura, dopo il duro passo di ingresso proseguire lungo la fessura di destra. L'uscita dal tetto dell'ultimo tiro è “più impressionante che difficile” (cit.).
Mi rhodo dendro
M. Giglio, S. Minoggio 06/04/2011
50 m - progetto, 7c? max, 6a obbl.
L1: 6a+, L2: 7c? L3... progetto?
In posto: solo le soste.
Materiale: 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #.5 a #2 C4).
Note: attualmente sono stati saliti solo i primi due tiri. Il secondo si presenta come una fessura diagonale strapiombante molto difficile. Il seguito anche sembra essere interessante.
Fessura @ dondolo
M. Giglio, S. Minoggio 06/04/2011
50 m, 6c max, 5c obbl.
L1: 5c, L2: 6c
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set completo di friend da #000 a #6 C3/C4 (doppi da #1 a #4 C4).
Note: sono state trovate tracce di passaggio sui primi 10 metri del primo tiro, poi più nulla. Il secondo tiro propone un interessante passo “a pendolo” per andare a cercare un appoggio molto lontano.
INFO
Per qualsiasi informazione o comunicazione:
Matteo Giglio, guida alpina - www.matteogiglio.it - info@matteogiglio.it oppure +39 349 8669772.
Ringraziamenti: Blue Ice, Camp, Edelweiss, Montura, Salice, Scarpa.
Va detto che lo stile di scalata non è sicuramente tra i più popolari in Valle d'Aosta (e difficilmente lo diventerà). Sono ancora pochi gli itinerari di questo tipo in media montagna, dove l'utilizzo sistematico del fix si è ormai largamente diffuso. Nonostante ciò molti arrampicatori sentono sempre più la necessità di cimentarsi su terreni d'aventure, come direbbero i francesi, per prendere dimestichezza con l'uso delle protezioni veloci oppure semplicemente per il piacere di arrampicare in uno stile più pulito e rispettoso nei confronti della roccia. Il serpentino del Pilier Rhodo non è di facile e immediata lettura e richiede una certa esperienza per il corretto posizionamento delle protezioni... questione di esercizio e allenamento. Del resto il bello del gioco è anche questo!
CENNI STORICI
La storia “sportiva” del Pilier Rhodo è recentissima. Nonostante sia sempre stato sotto gli occhi di tutti, l'accesso solo apparentemente scomodo ne ha scoraggiato l'esplorazione fino a questi ultimi anni. Notizie certe di interessamento nei confronti della zona arrivano dal gruppo Croé Bocia (di cui facevano parte le guide alpine Giorgio Bredy e Corrado Gontier, insieme ad altri amici), particolarmente attivi nell'apertura dal basso con il trapano soprattutto in Bassa Valle, nella prima metà degli anni '90. Allora, durante una ricognizione, molto umilmente avevano reputato la roccia del pilastro troppo impegnativa per il loro livello tecnico... rimandando l'impegno a tempi migliori.
Poi però nessuno più se n'è interessato fino all'autunno 2009 quando la guida alpina Sergio Minoggio, durante un'escursione a piedi, decide di andare a curiosare da vicino il bel salto verticale più volte osservato dall'autostrada. Scatta una foto alla base e la mostra al collega guida alpina Matteo Giglio che lo asseconda immediatamente. Il primo giugno 2010 Giglio e Minoggio salgono alla base del pilastro e aprono quella che probabilmente è la linea più evidente e più pura della struttura (Wonder crack): cinque tiri piuttosto impegnativi, scalati sfruttando quello che la roccia offriva ovvero una linea fessurata dalla base fino in cima. Il trapano è stato utilizzato solo per posizionare le soste da cui poi è possibile calarsi in doppia. Tutta la progressione invece è stata assicurata con protezioni veloci di ogni tipo (nut, friend e ball nut). Galvanizzati dal risultato ottenuto e dal grande potenziale che offriva la parete, gli stessi hanno scovato e salito tutte le altre linee scalabili secondo i canoni dell'arrampicata clean.
Solo una precisazione relativa ai segni di un tentativo di salita osservato all'estrema destra della parete, dove attualmente corre Fessura @ dondolo: sul primo tiro è stato trovato un chiodo normale con moschettone e – poco sopra (a meno di 10 metri da terra) – una sosta di calata con chiodi artigianali. Per ora restano sconosciuti gli autori di tale tentativo. Attualmente la storia del Pilier Rhodo può considerarsi quasi esaurita. Restano solo da liberare pochi tiri di alta difficoltà.
Sicuramente con l'utilizzo sistematico del trapano e dei fix ci sarebbe ancora spazio (poco) per alcuni itinerari molto impegnativi ma si è volutamente evitato di chiodarli per coerenza con l'etica generale applicata per tutto il settore. E l'augurio è quello che venga rispettata da tutti anche in futuro.
INFO
Periodo ideale
Combinando la relativa bassa quota della struttura, l'esposizione variabile tra Est e Nord e il fatto di essere un luogo molto ventilato, il Pilier Rhodo si presta ottimamente per essere frequentato quasi in tutte le stagioni, ad eccezione dei mesi più freddi (dicembre, gennaio e febbraio). La roccia ha il grande vantaggio di asciugare in fretta anche dopo lunghi periodi di pioggia.
Materiale
Un cenno particolare merita il materiale da utilizzare sulle vie del Pilier Rhodo. Innanzitutto sono itinerari di più lunghezze quindi prevedere un set per assicurare e scendere in doppia. Nonostante si trovino lunghezze piuttosto corte è comunque preferibile l'uso delle due mezze corde per vari motivi. Innanzitutto per gestire meglio l'attrito su questo tipo di roccia che richiede di posizionare le protezioni non sempre in maniera lineare, poi per la questione delle forze d'arresto sui punti di protezione, che diventa importante in caso di dubbia tenuta. Molto utili sono inoltre i rinvii allungabili costruiti con fettucce da 60 cm.
Per quanto riguarda le protezioni veloci lo standard attuale è rappresentato dai Camalot Black Diamond, a cui si riferiscono le misure indicate nelle relazioni. Ci sono poi alcuni casi specifici (descritti) in cui servono i ball nut Camp, particolari protezioni indicate per fessure strette dove nient'altro può essere piazzato.
Accesso
Lasciata l'auto nel piazzale del Bourg di Montjovet, transitare a piedi sul lato esterno sinistro della chiesa per attraversare la Dora Baltea su una moderna passerella in legno. Iniziare quindi a salire lungo una bella mulattiera che compie inizialmente alcuni stretti tornanti. Seguire sempre il tracciato principale, tralasciando piccole deviazioni secondarie, fino ad arrivare ad un breve tratto pianeggiante. Il sentiero riprende quindi a salire per immettersi successivamente nel solco vallivo del Torrente Rhodo. Dopo un altro breve tratto pianeggiante, si sale nuovamente a tornanti in mezzo al bosco fino a pervenire nei pressi di un rudere, poco prima di attraversare il torrente. Appena a monte delle mura, reperire a sinistra una serie di ometti che indicano la strada prima nel bosco poi attraverso una grande pietraia. Poco sotto l'ultimo grande ometto sulla pietraia, dirigersi a sinistra lungo una traccia di sentiero che costeggia in diagonale ascendente una fascia di rocce. Si raggiunge così il bel ripiano alla base della parete, ottimo punto panoramico sulla bassa Valle Centrale. 400 metri di dislivello positivo. 50 minuti dal Bourg.
Punti d'appoggio
“Au Bourg”, fraz. Bourg 71 – Montjovet (AO)
www.aubourg.it
+39 0166 79625
Bar, enoteca, merende, ristorante, negozio di prodotti tipici, sala museale, centro congressi, camere.
LE VIE
Da sinistra verso destra, i nomi sono scritti alla base:
Clean spit
M. Giglio, S. Minoggio 25/10/2010
100 m, 6c+ max, 6b obbl
L1: 6b+, L2: 6c+, L3: 6b, L4: 5c
In posto: 2 fix + soste
Materiale: 1 set completo di friends da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #.5 a #2 C4).
Note: il nome vuole fare il verso alla celebre Green spit in Valle dell'Orco, nessuna altra allusione. La particolarità della via risiede nel traverso del secondo tiro, decisamente strano e morfologico. Dopo il tratto in comune con Jolly sul terzo tiro, uscire a sinistra attraversando sotto il tetto, attenzione all'attrito delle corde al termine della lunghezza.
Jolly
M. Giglio, S. Minoggio 13/10/2010
100 m, 7b+? max, 6b obbl.
L1: 6b+, L2: 7b+?, L3: 6a, L4: 6b
In posto: 6 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4.
Note: l'omogeneità della linea è solo interrotta dal secondo tiro, nettamente più difficile. Il diedro del terzo tiro è parzialmente in comune con Clean spit, l'uscita è a destra.
Recupero zero
M. Giglio, S. Minoggio 31/08/2010
100 m, 7b max, 6c obbl.)
L1: 6a+, L2: 6b+, L3: 7b, L4: 6a+
In posto: 2 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #1 a #4 C4).
Note: un must del Pilier, percorre una serie di diedri progressivamente più impegnativi. Il passo chiave del terzo tiro si protegge solo con il ball nut più piccolo... e il fix sotto è piuttosto lontano! Il nome ricorda la condizione fisica degli apritori dopo aver effettuato un avvicinamento piuttosto speedy alla parete, con zaini pesanti per di più.
Smemoranda
M. Giglio, S. Minoggio 27/09/2010
120 m, 7c? max, 6b obbl.
L1: 6c+, L2: 6a, L3: 6b, L4: 7c?, L5: 5c
In posto: 4 fix + soste
Materiale: 1 set ball nut, 1 set nut piccoli, 2 set completo di friend da #000 a #3 C3/C4.
Note: bella linea, complessa, varia e impegnativa. Un tiro resiste ancora alla libera. Il nome vuole ricordare quanto sono stati sbadati gli apritori che avevano dimenticato la chiave per avvitare i fix e un paio di scarpette!
Polifemo
A. Gianatti, M.Giglio 19/06/2011
25 m, 6a+ max, 5c obbl.
L1: 6a+
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set friend da #.5 a #4 C4.
Note: variante diagonale a sinistra che collega la seconda sosta di Wonder crack alla terza di Smemoranda. Il nome deriva dal fatto che, durante l'apertura, a causa di un frammento di roccia, la capocordata aveva momentaneamente un occhio fuori uso.
Wonder crack
M. Giglio, S. Minoggio 01/06/2010
120 m, 7a+ max, 6b obbl.
L1: 5c, L2: 7a+, L3: 6b+, L4: 6c+, L5: 6b+
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set nut piccoli, 2 set completi di friend da #000 a #3 C3/C4, 1 friend #4 C4.
Note: la prima via della parete, la più logica, la più bella! Il secondo tiro è un capolavoro della natura, dopo il duro passo di ingresso proseguire lungo la fessura di destra. L'uscita dal tetto dell'ultimo tiro è “più impressionante che difficile” (cit.).
Mi rhodo dendro
M. Giglio, S. Minoggio 06/04/2011
50 m - progetto, 7c? max, 6a obbl.
L1: 6a+, L2: 7c? L3... progetto?
In posto: solo le soste.
Materiale: 1 set completo di friend da #000 a #4 C3/C4 (doppi da #.5 a #2 C4).
Note: attualmente sono stati saliti solo i primi due tiri. Il secondo si presenta come una fessura diagonale strapiombante molto difficile. Il seguito anche sembra essere interessante.
Fessura @ dondolo
M. Giglio, S. Minoggio 06/04/2011
50 m, 6c max, 5c obbl.
L1: 5c, L2: 6c
In posto: solo le soste
Materiale: 1 set completo di friend da #000 a #6 C3/C4 (doppi da #1 a #4 C4).
Note: sono state trovate tracce di passaggio sui primi 10 metri del primo tiro, poi più nulla. Il secondo tiro propone un interessante passo “a pendolo” per andare a cercare un appoggio molto lontano.
INFO
Per qualsiasi informazione o comunicazione:
Matteo Giglio, guida alpina - www.matteogiglio.it - info@matteogiglio.it oppure +39 349 8669772.
Ringraziamenti: Blue Ice, Camp, Edelweiss, Montura, Salice, Scarpa.
Note:
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www.matteogiglio.it | |
www.scarpa.net |
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