Alexander Huber e Il Capitano a Capo Monte Santo in Sardegna
IL CAPITANO di Alexander Huber
Il Selvaggio Blu - il selvaggio tratto di oltre 50 km tra Cala Gonone e Santa Maria Navarrese - è da considerarsi tra il meglio che le coste italiane hanno da offrire ed è qualcosa di davvero singolare ed unico. Qui, nella Sardegna orientale, l'isola si erge spesso verticalmente dal mare. Grandi scogliere, piccole pareti, spesso interrotte da piccole baie e famose spiagge di sabbia. Una parete in particolare situata nel Selvaggio Blu è molto famosa, l’ Aguglia di Goloritzé. Un ago distaccato, sul quale nemmeno la via più semplice ha difficoltà sotto il settimo grado.
Per salire l’Aguglia, due anni fa Michi Althammer ed io avevamo noleggiato un gommone e abbiamo colto l'occasione per esplorare, con gli occhi di un arrampicatore, la scogliera mozzafiato che porta a Goloritzè. E in quell' occasione sono rimasto colpito, definitivamente quanto l’Amen, da un tratto a Capo Monte Santo. Una scogliera incredibilmente ripida che si eleva per più di quaranta metri dal mare, così compatta da non sapere se fosse scalabile.
In questa primavera sono tornato in Sardegna per capire di cosa si trattava! E quello che ho trovato era meglio di tutte le altre cose simili che ho visto finora. Nel bel mezzo della parete, nel suo punto più esposto, c’era una linea di canne che poi scompariva a 20 metri di altezza. Sei metri sopra invece c’era un buco enorme, e tra le canne ed il buco c’erano 4 metri con degli appigli, poi altri 2 metri… di nulla. Un enorme, fulminante lancio che non ha niente da temere nel confronto con il famoso salto Two Smoking Barrels sull’isola di Maiorca.
Un'altra caratteristica della parete di Capo Monte Santo è che bisogna partire direttamente dalla barca, bisogna infatti che qualcuno faccia sicura dalla barca, e per questo bisogna avere un capitano esperto che riesca a mantenere la barca in posizione mentre il mare attorno al Capo si agita in continuazione. Per me, quindi, un buon capitano era per certi versi la chiave della buona riuscita del progetto. Vincenzo è il proprietario del Bar Centro di Baunei, e quando gli abbiamo chiesto se poteva aiutarci a trovare un posto dove dormire a Baunei, è diventato non soltanto il nostro ospite, ma anche il nostro "capitano".
Il 23 maggio partiamo in tre - il Capitano, Michei ed io - con il gommone del Capitano in direzione Capo Monte Santo. Questa volta penso di poter trasformare il mio sogno di pietra in realtà. E per farlo devo affrontare non soltanto le difficoltà fisiche, ma anche quelle psicologiche. Infatti, data la sua particolare posizione, avevo già deciso di rinunciare agli spit. Quattro giorni prima avevo salito la prima via della parete soltanto con protezioni mobili: Solemar, la linea di minor resistenza, che evita l’enorme salto con una variante di 15 metri più a sinistra. Questo mi aveva reso fiducioso che anche la linea diretta, con il lancio, potesse essere salita in libera. Il lancio si trova 8 metri sopra l’ultimo Friend piazzato nella canna, dopodiché ci sono altri due cliff e poi: devi premere sull’acceleratore.
Il Capitano è calmo al timone, Michei mi assicura già e molto lentamente il gommone galleggia verso la parete strapiombante. Devo trovare il momento giusto, la sintonia con le onde, afferrare le prese iniziali e mettere i piedi immediatamente sugli appoggi per iniziare subito, con due movimenti feroci. Poi venti metri di canne, l’ultimo Friend, un breve riposo e via di nuovo, su per la sezione liscia. Due cliff, altri due metri e le ultime prese. Ben al di sopra c’è l’enorme buco, l’obiettivo da raggiungere.
Stringo le prese e mi avvicino alla parete, mi abbasso completamente per dare al corpo la massima distanza per accelerare. E poi parto, come un’onda il mio copra vola verso alto, la mano sinistra lascia per prima la presa, seguita da quella destra, il piede sinistro e persino quello destro si staccano prima che le mie dita si aggrappino al punto esatto. La zanca è un sogno, tutto il progetto è un sogno, e i miei amici sotto di me lo capiscono. E il Capitano e Michei gioiscono quanto me!
Ci sono poche vie che ho aperto il cui nome sembra così logico e chiaro come questa a Capo Monte Santo: Il Capitano.
di Alexander Huber
30/10/2008 - Intervista a Alexander Huber
Intervista al climber tedesco Alexander Huber, uno dei protagonisti dell'arrampicata e dell'alpinismo mondiale.
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