Addio all'arrampicata sul Masso del Conte Verde
C’era una volta… l’incipit in questo caso è d’obbligo, per parlare di un altro pezzo della storia dell’arrampicata che se ne va. O, per meglio dire, che non potrà più essere ri-creata dai moderni arrampicatori. Ecco dunque un breve requiem… per un sasso.
Vi sto parlando di uno dei luoghi “storici” del bouldering sui massi erratici della Valle di Susa: nei dintorni di Caprie, c’è un castello conosciuto da tutti come il Castello del Conte Verde, con al centro un masso erratico tondo di granito quasi completamente liscio da tutti e lati. Un luogo particolare ed altamente suggestivo, un tempo praticamente abbandonato, in cui fare bouldering, sicuri che nessuno sarebbe venuto a curiosare…
Ma la vera particolarità di quella gemma di granito racchiusa tra antiche e diroccate mura, era il tipo di scalata: oggi lo definiremmo old school o demodè, una volta avremmo detto semplicemente “ostica”. In breve, riuscire a schiodarsi da terra su uno di quei passaggi era una vera impresa e presupponeva doti da scalatore jedi! E tali erano infatti gli arrampicatori che erano stati accreditati a scrivere la storia di questo blocco! Scopritore del masso fu, ovviamente, Gian Carlo Grassi, ma addirittura Renato Casarotto aveva lasciato la sua firma sul masso con un celebre passaggio. Dopo di lui tutte le dita dei più famosi sassisti piemontesi, da Marco Bernardi a Giova Massari, sino ad arrivare a Marzio Nardi che risolse il passaggio più difficile.
Chi conosce il masso sa che su un lato del blocco è incisa nel granito la seguente scritta: “su questo dosso roccioso plasmato nei millenni dal ghiacciaio quaternario valsusino Carlo Magno Re dei Franchi sostò coi suoi condottieri nel 773 d.c. dopo la battaglia delle chiuse d'Italia che pose fine al secolare regno dei longobardi e segnò l'inizio del Sacro Romano Impero". Nella delirante ricerca delle minime asperità per rimanere attaccati a quel liscio granito, tentavamo infatti di aggrapparci anche alle scritte, anche se sembra che mai nessuno riuscì a salire usando solo le incisioni come appigli! In ogni caso, riuscire a ripetere un passaggio al Conte Verde era allora, parlo di trent’anni fa, un bel successo. Non erano solo problemi, erano semplicemente sfide!
Qualche anno fa Giovannino Massari si incaricò di recensire tutti i passaggi per il sito web infoboulder, la qual cosa non risollevò certo il blocco dall’oblio, ma almeno gli diede un certo qual valore storico. Il Masso Kosterlitz fu risparmiato dalle ruspe grazie alla sua storica fessura, anche se nessuno si sarebbe aspettato che la petizione per salvarlo sarebbe stata accolta. Purtroppo sembra che al Masso del Conte Verde non toccherà la stessa sorte. Non sarà distrutto, per fortuna, ma rimarrà lì, al centro del castello (oggi totalmente restaurato) come un vero pezzo da museo. E, ovviamente, ne sarà vietata la scalata. Lungi da me giudicare se sia giusto o sbagliato scalare sui “monumenti”, ammesso che un sasso lo sia, è solo un altro pezzo di nostra storia di arrampicatori che se ne va… e forse spetta a noi che l’abbiamo vissuta sulle nostre dita raccontarla.
di Maurizio Oviglia
Si ringrazia Giovanni Massari per la preziosa consulenza.
Per chi desidera approfondire l’argomento:
www.provincia.torino.gov.it/territorio/file-storage/download/pdf/dif_suolo/geositi/masso_castellazzo.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_del_Conte_Verde
http://www.infoboulder.com/Boulders/ConteVerde/Guida_ConteVerde.php