No Tav: Sciopero generale in Valle di Susa
Dopo le recenti manifestazioni l'assemblea dei sindaci e dei comitati No-Tav della Valle di Susa hanno indetto uno sciopero generale per il 16/11/2005.
La Val di Susa e Il TAV, il progetto di linea ad Alta Velocità/Alta Capacità feroviaria Torino-Lione che da anni vede una forte opposizione della popolazione locale (sindaci in testa), è arrivato sulle prime pagine dei quotidiani e sui TG. L'ultima notizia è lo sciopero generale in Valle di Susa del 16 novembre prossimo indetto ieri sera dall'assemblea dei sindaci e dei comitati NO-TAV, riunitasi a Bussoleno. La manifestazione di più di mille cittadini di lunedì 31 ottobre per bloccare l'inizio dei sondaggi preliminari sui terreni di Mompantero, ai piedi del monte Rocciamelone. I bliz notturni per assicurare l'inizio delle operazioni di carotaggio. Le cariche della polizia che hanno coinvolto anche alcuni amministratori locali: «Sono indignata e offesa - ha detto Barbara De Bernardi sindaco di Condove - per quello che è accaduto. Il nostro non è più uno Stato di diritto ma uno Stato di polizia. Uno Stato che si deve muovere con i favori delle tenebre non ha diritto di dichiararsi Stato democratico. Questa è una questione di democrazia e non c'entra la Tav». I blocchi ferroviari e le proteste del giorno successivo. Tutto questo ha fatto emergere con tutta la sua forza un'opposizione che si conosceva da tempo. Sono anni, infatti, che una larga parte della popolazione della Val di Susa, i suoi sindaci, le associazioni ambientaliste si dichiarano contrari al progetto di questa "Grande opera". Tanti i motivi dell'opposizione, il circolo di Legambiente della Val di Susa ne ha elencati 10 in suo documento (10 ragioni per il no). Una ragione fra tutte: “Un territorio già attraversato da un fiume, un'autostrada-tangenziale, due statali, una ferrovia internazionale, due elettrodotti, non può ospitare una nuova infrastruttura senza vedere compromesso il proprio sviluppo futuro (turistico, agricolo, residenziale) e l'attuale livello di vivibilità”. E ricordiamo che quella che si vuole realizzare è un'opera il cui impatto ambientale sulla Valle è fuori discussione. Tant'è che i carotaggi bloccati dalle proteste servirebbero ad accertare e quantificare, prima dell'inizio delle opere vere e proprie, la presenza di amianto con i relativi rischi ambientali e sanitari per la popolazione. Sono state tante le manifestazioni che si sono succedute in questi ultimi anni. Ora questo sciopero generale. Era necessario giungere fino a questo punto? Da una parte i sindaci del territorio che anche in questi giorni hanno sostenuto la protesta degli abitanti dall'altra Stato, Regione, Provincia... Ma quale deve essere il destino di una terra di passaggio? Possono i suoi abitanti opporsi, dire la loro, aver peso sulle scelte che sono fatte e motivate per ragioni di “utilità collettiva” che vanno oltre il loro territorio, la loro casa, la loro volontà? E poi: ma è vero che se l'ambiente della Val di Susa viene ulteriormente compromesso la ricaduta negativa è solo per chi abita in questo corridoio "strategico" delle comunicazioni tra Italia e Francia? Questa è l'unica opzione possibile? Intanto, si legge in una notizia di agenzia dell'AGI: “l'orientamento dei Comitati No tav è di sospendere in questi giorni le iniziative, che sono state attuate lunedì e martedì scorso con i blocchi alla strada e alle ferrovia, "ma - dicono - siamo pronti a riprenderle non appena dovessimo vedere arrivare le trivelle in Valle".
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