Via Dei Montecchiani Ribelli al Baffelan
Dal 9 al 15 luglio scorso Leonardo Meggiolaro ed Alberto Peruffo hanno aperto la Via Dei Montecchiani Ribelli (165m, VIII- max, VI+ obbl.) sulla parete Nord del Baffelan, Piccole Dolomiti. La via è stata aperta dal basso con chiodi e protezioni naturali, senza nessuna perlustrazione dall'alto. Il report di Alberto Peruffo che ripercorre e interpreta, tra passato e presente, un pezzo di storia dell'alpinismo nelle Piccole Dolomiti che guarda al futuro.
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La Parete Nord del Baffelan vista dal Cornetto.
arch. A. Peruffo, L. Meggiolaro
Gentile Redazione di PM, vi scrivo per un fatto piuttosto incredibile. Alla mia età "alpinistica". Di per sé neppure troppo vecchia se penso che un Franco Miotto ha iniziato ad arrampicare “alpinisticamente” - lo faceva già prima come bracconiere - qualche anno prima di essa, o se considero l’età dei miei maestri, Giacomo Albiero, oggi 90enne, che ha smesso circa 15 anni fa a causa di incidenti domestici, o a un Pierino Radin, 72enne, che arrampica ancora come un giovanotto. Alla sua età, 72, Giacomo fece, proprio insieme a Radin, la Solleder in Civetta, la quale, ricordo per onorare la storia, lo stesso Albiero percorse in solitaria per il suo 50° compleanno. Regalo d’altri tempi.
Il fatto. Giorni fa, con il più forte giovane rocciatore montecchiano del momento, ho finito di aprire una via sulla storica parete Nord del Baffelan, la montagna dei Soldà e dei Carlesso. Dai tempi di "Alpinismo Radicale" (1999), rimettere la mia firma su questa montagna simbolo è stato per me coltivare un sogno proibito. Un sogno che vedo ora realizzato, addirittura superiore alle mie capacità di sognatore. Non solo perché ho mantenuto il livello e lo stile di un tempo, ma perché ne è uscita una via talmente bella e su ottima roccia - anche se difficile - che credo, visto la facilità d'accesso, diventerà una classica moderna per le piccole pareti di casa nostra. Ci avevo provato nel 2011. Ho saputo aspettare e coltivare il compagno giusto, senza mai pensare di alterare la parete.
Ritornando all’età e facendo un flashback sulle Piccole e sul Baffelan, il mio compagno si chiama Leonardo Meggiolaro, ha 20 anni e va veramente fortissimo, non tanto come forza, ma come mentalità. A circa la sua età il sottoscritto, oggi 48enne, ha fatto la sua prima via alpinistica, dopo una supergavetta ravanoescursionistica, passando per quasi tutti i sentieri e vaji delle Dolomiti Vicentine. Quella via la ricordo ancora oggi: la Carlesso al Baffelan.
Un ricordo. Mi preparai una settimana intera sui muri del paese e alla cava di San Daniele prima di affrontarla. Ricordo ancora l’agitazione del primo mattino, quando arrivò sulla porta di casa il mio compagno di cordata. Niente di meno che il grande Giacomo Albiero: il Giovanni Battista delle Piccole Dolomiti, mio compaesano, storico compagno di Renato Casarotto. Mi aveva visto in montagna e mi aveva detto che sarei potuto diventare un buon alpinista. Aveva deciso perciò di battezzarmi. E per lui “alpinista” era qualcosa di importante. Di radicale. Attaccato alla radice delle cose. Alla radice delle rocce. Bisognava cominciare subito con una via “battesimale”. Altrimenti correvo il rischio di prendere strade “ferrate”. Ricordo che feci la Carlesso - da secondo - di corsa. Mi caricò, infatti, di parole. Corri troppo! Da quel giorno, il primo in parete, rallentai. O perlomeno presi le misure sul tempo e sulla “caducità” delle nostre ambizioni.
Un altro giorno, a fine stagione, camminando sotto i Sogli del Pasubio, Giacomo mi disse: il giorno che salirai questi sogli sarai pronto per le Grandi Dolomiti. Caspita. Ci pensai tutto l’inverno. La prima via della stagione primaverile, con il mio grande compagno di allora, Alessio Gualdo (oggi INA e direttore della Scuola di Montecchio), fu proprio la Boschetti-Zaltron al Soglio d’Uderle, e poi il Camin Carlesso. Non molto tempo dopo, sempre a fine stagione, dopo la Solleder in Civetta, mi par di ricordare (ho abbandonato da tempo il quaderno delle vie), chiudemmo l’autunno con la temuta Carlesso al Soglio Rosso, per gettare uno sguardo sulla temutissima Casarotto-Campi, lì vicina. Prima via della stagione successiva? Casarotto-Campi al Soglio Rosso, di cui non avevamo né relazione né notizie di prima mano. Neppure Giacomo l’aveva fatta. Ricordo che dissi ad Alessio, andando all’attacco, non alzare la testa, non guardare dove passa. Ritornati all’attacco, alla fine della via, a riprendere gli zaini, alzammo la testa. Alessio mi disse che se il mattino avesse guardato dove eravamo appena passati, non saremmo neppure partiti. Credo che ancora oggi, tra i montecchiani e i vicentini, la Casarotto-Campi al Soglio Rosso conti poche ripetizioni, nonostante la guida delle Piccole di Guido Casarotto (esce in questi giorni la nuova edizione) e un’antica relazione da me pubblicata sul “protoweb” (intraisass 2000 >> http://www.intraisass.it/scheda3.htm).
Dei Montecchiani Ribelli... Il nome della nuova via? E' un po' strano... Una suggestiva provocazione. Esso ha diverse sfaccettature. Da quelle geografiche: siamo in mezzo alle vie Vicenza, Verona, Thiene... quasi fossimo in una superstrada “auto”-celebrativa... e noi siamo montecchiani... A quelle storico-goliardiche-civili: un omaggio ai Ribelli dei Piccoli maestri di Luigi Meneghello di cui Toni Giuriolo era il comandante e il cui monumento è a pochi passi dal Baffelan, vicino al Rifugio di Campogrosso. Conosco troppo gloria e miserie della storia delle nostre montagne per dimenticarmene.
Ma è soprattutto un simpatico monito ai miei sindaci e ai presidenti dei CAI locali, che recentemente mi hanno tirato le orecchie (uso un eufemismo) perché ogni tanto sollevo problematiche civili sul disimpegno dei cittadini e dei soci del CAI, tutti bravi e figli dei fiori in montagna, timorosi e ossequiosi ai poteri forti quando sono a casa, anche se quei poteri rasano al suolo le città e i nostri figli crescono tra discariche tossiche, grandi opere mafiose, abnormi basi militari, strade pedemontane che stanno sfracellando le valli che ci portano ai monti. Avete mai fatto la strada Montecchio-Recoaro di recente? Non avete notato niente di strano? Dovrei stare zitto. Sono loro che insabbiando i problemi fanno politica-partitica di stampo infantile. Facendo il gioco delle parti. La prima politica (per citare Luisa Muraro), il parlare criticamente, non è mai sottomesso al potere delle parti.
Ribelli - infine - contro la tendenza di apertura in montagna, spesso troppo “superficiale” su cosa offre la roccia e la storia, quasi fosse una “placca globale” da colonizzare, da trapanare; ribelli perciò contro il consumo di montagne e pareti, l’uso indiscriminato degli spit, le conseguenti storpiature pseudo-alpinistiche quando si parla di cronaca o si “intabellano” etiche dell’alpinismo poco attendibili.
Ah, il partitivo! "Dei" Montecchiani Ribelli. Significa che non tutti i montecchiani sono ribelli! Ops. Guai a dimenticarsene.
Per il resto, la via parla da sola. Andate a ripeterla. E’ molto bella e il bombé passato da Leonardo in libera è un capolavoro di arrampicata e protezione naturale. Le due cose messe insieme io le chiamo alpinismo. Fate un po’ voi ;-)
Alberto Peruffo
PS ringrazio Massimo Penzo del CAI Montecchio per la relazione, il “vecchio” Giovanni Lora, detto Jon, abile costruttore di chiodi artigianali e i fratelli Santacà per le foto delle prime ripetizioni.
SCARICA LA RELAZIONE VIA DEI MONTECCHIANI RIBELLI
Il fatto. Giorni fa, con il più forte giovane rocciatore montecchiano del momento, ho finito di aprire una via sulla storica parete Nord del Baffelan, la montagna dei Soldà e dei Carlesso. Dai tempi di "Alpinismo Radicale" (1999), rimettere la mia firma su questa montagna simbolo è stato per me coltivare un sogno proibito. Un sogno che vedo ora realizzato, addirittura superiore alle mie capacità di sognatore. Non solo perché ho mantenuto il livello e lo stile di un tempo, ma perché ne è uscita una via talmente bella e su ottima roccia - anche se difficile - che credo, visto la facilità d'accesso, diventerà una classica moderna per le piccole pareti di casa nostra. Ci avevo provato nel 2011. Ho saputo aspettare e coltivare il compagno giusto, senza mai pensare di alterare la parete.
Ritornando all’età e facendo un flashback sulle Piccole e sul Baffelan, il mio compagno si chiama Leonardo Meggiolaro, ha 20 anni e va veramente fortissimo, non tanto come forza, ma come mentalità. A circa la sua età il sottoscritto, oggi 48enne, ha fatto la sua prima via alpinistica, dopo una supergavetta ravanoescursionistica, passando per quasi tutti i sentieri e vaji delle Dolomiti Vicentine. Quella via la ricordo ancora oggi: la Carlesso al Baffelan.
Un ricordo. Mi preparai una settimana intera sui muri del paese e alla cava di San Daniele prima di affrontarla. Ricordo ancora l’agitazione del primo mattino, quando arrivò sulla porta di casa il mio compagno di cordata. Niente di meno che il grande Giacomo Albiero: il Giovanni Battista delle Piccole Dolomiti, mio compaesano, storico compagno di Renato Casarotto. Mi aveva visto in montagna e mi aveva detto che sarei potuto diventare un buon alpinista. Aveva deciso perciò di battezzarmi. E per lui “alpinista” era qualcosa di importante. Di radicale. Attaccato alla radice delle cose. Alla radice delle rocce. Bisognava cominciare subito con una via “battesimale”. Altrimenti correvo il rischio di prendere strade “ferrate”. Ricordo che feci la Carlesso - da secondo - di corsa. Mi caricò, infatti, di parole. Corri troppo! Da quel giorno, il primo in parete, rallentai. O perlomeno presi le misure sul tempo e sulla “caducità” delle nostre ambizioni.
Un altro giorno, a fine stagione, camminando sotto i Sogli del Pasubio, Giacomo mi disse: il giorno che salirai questi sogli sarai pronto per le Grandi Dolomiti. Caspita. Ci pensai tutto l’inverno. La prima via della stagione primaverile, con il mio grande compagno di allora, Alessio Gualdo (oggi INA e direttore della Scuola di Montecchio), fu proprio la Boschetti-Zaltron al Soglio d’Uderle, e poi il Camin Carlesso. Non molto tempo dopo, sempre a fine stagione, dopo la Solleder in Civetta, mi par di ricordare (ho abbandonato da tempo il quaderno delle vie), chiudemmo l’autunno con la temuta Carlesso al Soglio Rosso, per gettare uno sguardo sulla temutissima Casarotto-Campi, lì vicina. Prima via della stagione successiva? Casarotto-Campi al Soglio Rosso, di cui non avevamo né relazione né notizie di prima mano. Neppure Giacomo l’aveva fatta. Ricordo che dissi ad Alessio, andando all’attacco, non alzare la testa, non guardare dove passa. Ritornati all’attacco, alla fine della via, a riprendere gli zaini, alzammo la testa. Alessio mi disse che se il mattino avesse guardato dove eravamo appena passati, non saremmo neppure partiti. Credo che ancora oggi, tra i montecchiani e i vicentini, la Casarotto-Campi al Soglio Rosso conti poche ripetizioni, nonostante la guida delle Piccole di Guido Casarotto (esce in questi giorni la nuova edizione) e un’antica relazione da me pubblicata sul “protoweb” (intraisass 2000 >> http://www.intraisass.it/scheda3.htm).
Dei Montecchiani Ribelli... Il nome della nuova via? E' un po' strano... Una suggestiva provocazione. Esso ha diverse sfaccettature. Da quelle geografiche: siamo in mezzo alle vie Vicenza, Verona, Thiene... quasi fossimo in una superstrada “auto”-celebrativa... e noi siamo montecchiani... A quelle storico-goliardiche-civili: un omaggio ai Ribelli dei Piccoli maestri di Luigi Meneghello di cui Toni Giuriolo era il comandante e il cui monumento è a pochi passi dal Baffelan, vicino al Rifugio di Campogrosso. Conosco troppo gloria e miserie della storia delle nostre montagne per dimenticarmene.
Ma è soprattutto un simpatico monito ai miei sindaci e ai presidenti dei CAI locali, che recentemente mi hanno tirato le orecchie (uso un eufemismo) perché ogni tanto sollevo problematiche civili sul disimpegno dei cittadini e dei soci del CAI, tutti bravi e figli dei fiori in montagna, timorosi e ossequiosi ai poteri forti quando sono a casa, anche se quei poteri rasano al suolo le città e i nostri figli crescono tra discariche tossiche, grandi opere mafiose, abnormi basi militari, strade pedemontane che stanno sfracellando le valli che ci portano ai monti. Avete mai fatto la strada Montecchio-Recoaro di recente? Non avete notato niente di strano? Dovrei stare zitto. Sono loro che insabbiando i problemi fanno politica-partitica di stampo infantile. Facendo il gioco delle parti. La prima politica (per citare Luisa Muraro), il parlare criticamente, non è mai sottomesso al potere delle parti.
Ribelli - infine - contro la tendenza di apertura in montagna, spesso troppo “superficiale” su cosa offre la roccia e la storia, quasi fosse una “placca globale” da colonizzare, da trapanare; ribelli perciò contro il consumo di montagne e pareti, l’uso indiscriminato degli spit, le conseguenti storpiature pseudo-alpinistiche quando si parla di cronaca o si “intabellano” etiche dell’alpinismo poco attendibili.
Ah, il partitivo! "Dei" Montecchiani Ribelli. Significa che non tutti i montecchiani sono ribelli! Ops. Guai a dimenticarsene.
Per il resto, la via parla da sola. Andate a ripeterla. E’ molto bella e il bombé passato da Leonardo in libera è un capolavoro di arrampicata e protezione naturale. Le due cose messe insieme io le chiamo alpinismo. Fate un po’ voi ;-)
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PS ringrazio Massimo Penzo del CAI Montecchio per la relazione, il “vecchio” Giovanni Lora, detto Jon, abile costruttore di chiodi artigianali e i fratelli Santacà per le foto delle prime ripetizioni.
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