Una premiere perfetta in Patagonia. Di Raphaela Haug
Cosa puoi aspettarti dal tuo primo viaggio in Patagonia? Ovviamente hai da sempre i tuoi sogni e desideri, lì ci sono le montagne che vorresti scalare. So però che tutto quello che puoi fare prima è semplicemente sperare e prepararti al meglio, ma non aspettarti assolutamente nulla. Il tempo laggiù è instabile e davvero brutto, il granito è erto ed impegnativo; la Patagonia, si sa, non è un posto facile per fare alpinismo. Il fatto che siamo riuscite a raggiungere cinque cime nelle cinque settimane in cui siamo state là, tra cui il Cerro Fitz Roy e il Cerro Torre, non mi sembra ancora reale.
Laura Tiefenthaler, Fabian Buhl e io ci siamo avvicinati al Cerro Torre attraverso il colle Standhardt insieme a Christophe Ogier, Mathieu Perrussel e Jean Baptiste Tapie. Fabian voleva volare dalla vetta in parapendio, e Laura e io eravamo felici di supportarlo quanto potevamo. Siamo saliti sull'Elmo dove abbiamo allestito il campo. Il giorno successivo siamo saliti alternandoci da capocordata, Laura ha salito i primi tiri di misto, poi Fabi ha preso il comando. Sulla headwall c’era un tiro ripido e ricoperto di ghiaccio spesso 25 centimetri, non era facile da pulire. Scavare un tunnel nei primi due funghi di ghiaccio è stata un'esperienza bizzarra ed indimenticabile. Chi avrebbe mai detto che qualcosa di questo genere potesse davvero esistere in natura?
Christophe ha preso il comando sull’ultimo fungo, scalandone circa due terzi prima di passare il timone a Edoardo Saccaro che ha aperto la strada di quest'ultima sezione fino in cima. Aprire la maggior parte della Via dei Ragni durante la prima salita stagionale è stato davvero speciale. La grandiosità del paesaggio, con le montagne e i ghiacciai senza fine a ovest e la distesa infinita a est, era uguale alla immensa felicità che provavo dentro.
Dopo la nostra salita del Cerro Torre ci siamo riposate a El Chaltén, aspettando pazientemente la successiva finestra di bel tempo. Anche se fino al nostro arrivo la stagione era stata difficile, con tempo piuttosto brutto tra novembre e fine gennaio, siamo state fortunate e già tre giorni più tardi si preannunciava un'altra finestra di bel tempo - incredibile!
Il piano era di arrampicare con le mie due amiche austriache, Laura Tiefenthaler e Babsi Vigl. Il nostro obiettivo era la Supercanaleta: la bella linea sul Cerro Fitz Roy salita per la prima volta dagli argentini Carlos Comesaña e José Louis Fonrouge nel 1965. I primi 1000 metri salgono un canalone di neve e ghiaccio fino a raggiungere delle ripide rocce e del terreno misto che portano ai pendii finali e alla vetta.
Il primo giorno abbiamo affrontato la lunga camminata nella foresta e sulla morena glaciale per poi salire oltre Paso Cuadrado e raggiungere la base della via - gli avvicinamenti in Patagonia sono davvero lunghi! Quella stessa sera, all’imbrunire abbiamo scalato i 1000 metri del canalone su neve buona fino ad un bivacco sotto un grande blocco. La mattina seguente abbiamo considerato le nostre opzioni. Potevamo tentare la vetta quel giorno e tornare al nostro materiale da bivacco depositato al blocco. Sebbene tutte ritenessimo che fosse un piano fattibile, alla fine abbiamo deciso che un approccio più cauto sarebbe stato più saggio, quindi abbiamo continuato a salire con tutto il nostro materiale. In Patagonia le cose possono cambiare molto rapidamente e abbiamo pensato che sarebbe stato meglio essere preparati.
La salita quel secondo giorno è stata più impegnativa di quanto ci aspettassimo. Le condizioni erano molto difficili; tranne per un tiro sono sempre stata costretta ad indossare i miei ramponi. Le rocce ricoperte di ghiaccio richiedevano molta attenzione e dovevamo affrontare un misto delicato invece che roccia pulita. Tuttavia, ci siamo divertite molto. Abbiamo però fatto tardi e per questo abbiamo deciso di bivaccare nuovamente, questa volta sui pendii di neve circa venti metri sotto la cima. Anche se ci aspettava un bivacco gelido, non avrei potuto immaginare un posto migliore dove stare che lassù. Vivere il tramonto e poi l'alba dalla cima del Fitz Roy è stata un'esperienza che non dimenticherò mai; le montagne splendevano e noi eravamo immersi nella loro incredibile bellezza. La notte irrequieta e fredda in qualche modo è stata resa più facile dalla visione di stelle a me totalmente sconosciute, e posso tranquillamente dire che questa è stata una delle notti più belle della mia vita. La mattina successiva siamo salite in vetta, poi siamo scese lungo la via di salita prima di affrontare il lungo rientro verso la strada per poi tornare a El Chaltén e ad un bel gelato.
Ho il privilegio di aver vissuto il lato dolce e bello della Patagonia. Ho vissuto momenti indimenticabili con amici incredibili su montagne spettacolari, così tanti momenti che non mi scorderò mai. Alla domanda se mai tornerò in Patagonia ho trovata la risposta già durante questo primo viaggio. Perché anche se mi è chiaro che le cose non andranno sempre così bene come questa volta, non posso fare a meno di chiedermi cosa mi riserverà la Patagonia al mio ritorno.
Info: IG Raphaela Haug, Petzl, Mountain Equipment