Tangra Tower, la spedizione in ricordo di Cory Hall nella Khane Valley in Pakistan
Le guglie di granito del Pakistan sono state un sogno a lungo custodito da Cory e da me: volevamo aprire una via complessa, in bello stile, su un guglia vergine e remota, in una valle raramente visitata. Tangra Tower faceva al caso nostro. Dopo mesi di ricerche, raccolta fondi e preparazione eravamo pronti per una vera avventura.
Ci siamo incontrati all'inizio di settembre nel caos e nell'umidità di Delhi, abbiamo acquistato due moto Royal Enfield e abbiamo imparato a guidarle buttandoci subito nella mischia. Dopo tre giorni, schivando il traffico e le mucche attraverso le colline dell’Himalaya, abbiamo raggiunto il confine tra l’India e il Pakistan. Pur avendoci provato in tutti in modi, non siamo riusciti a convincere le autorità a farci continuare con le nostre moto in Pakistan, quindi abbiamo preso i mezzi pubblici lungo la famigerata Karakoram Highway.
A Skardu abbiamo acquistato cibo e materiale per poter passare un mese nella Khane Valley. Entrando in questa valle eravamo motivatissimi, circondati da enormi pareti e big wall: una scelta vastissima in cui poter scegliere il nostro obbiettivo. Tuttavia il destino ci aveva riservato altri progetti. Dopo essere andati in avanscoperta il primo giorno, abbiamo trascorso i successivi 9 giorni bloccati al campo base mentre intorno a noi cadevano più di 30cm di neve fresca e io soffrivo di Giardia.
Durante il 10° giorno, dopo aver recuperato soltanto parzialmente le mie forze, abbiamo spostato il nostro pesante materiale da big wall alla base di Tangra. Avevamo però bisogno di molto più sole per sciogliere tutta quella neve fresca sulle placche inferiori. Per cui abbiamo deciso di acclimatarci salendo in stile alpino "Twin Peak 2".
L’infinita camminata nella neve fresca fino alle ginocchia ha finalmente lasciato il posto ad una arrampicata su ghiaccio fenomenale. La scorciatoia per gli seracchi ci ha regalato del buon ghiaccio e meno da sgobbare. Poi un enorme valanga, caduta giù per il gustoso camino che volevamo salire, ci ha costretto a ripensare e siamo saliti per una goulotte diversa. All’inizio siamo stati rallentati dalla neve fresca che copriva il sottile strato di fragile ghiaccio e la roccia marcia, poi, dopo poche centinaia di metri, abbiamo raggiunto la nostra linea originale e siamo stati premiati da 400 metri di ghiaccio in condizioni ottime.
Col senno di poi, dopo essere stati in movimento per cosi tanto tempo, dopo che Max aveva detto di sentirsi stanco, è stato stupido non fare una pausa e mangiare e bere qualcosa. Spingendo in avanti, abbiamo raggiunto un punto a circa 150 metri dalla vetta. Tuttavia Max era ormai distrutto, non abituato alla quota e non acclimatato sentiva una profonda stanchezza. Le nostre calate durante la notte sono filate lisce e siamo rientrati nel nostro campo avanzato dopo 20 ore in movimento.
Il giorno successivo è arrivata l'alta pressione e abbiamo apprezzato il cielo blu durante il doloroso ritorno a campo base. Con l’arrivo del bel tempo è ripartita la motivazione di Max. Il gioco d’attesa per il bel tempo aveva lasciato il suo segno, fortunatamente però era disposto a tentare il Tangra.
Dopo soltanto un giorno a campo base siamo tornati a Tangra, abbiamo preso dell'acqua e ci siamo stabiliti in parete. Ho salito le placche inferiori. Fessure sporche ed arrotondate finivano bruscamente, e io continuavo verso l’ignoto, speranzoso. L’attrito abbinato a 30 kg di acqua hanno fatto si che non ci siamo divertiti a tirare su il nostro materiale. Non che questo sia divertente in ogni caso. Il Campo 2, nel nostro portaledge arancione, ha prodotto una vista straordinaria, e il tramonto e l’alba hanno contribuito a riscaldare un po' la motivazione di Max. E poi è stato rallentato dalla difficile arrampicata in artificiale del primo tiro del secondo giorno. Diversi tiri più in alto le raffiche di neve ed alcuni movimenti non protetti hanno fermato i miei progressi e abbiamo preparato il nostro campo in una posizione fantastica.
Collegando le fasce grigie, la mattina del 4° giorno abbiamo raggiunto la headwall, la parte superiore della parete. Fessure pazzesche, salite con un misto di arrampicata in libera, artificiale e pendoli, ci ha portato al pilastro e al camino dove abbiamo trascorso la notte. Dopo aver provato invano per un’ora ad accendere il fornello utilizzando accendini asiatici molto economici, alla fine abbiamo ceduto e mangiato un deprimente pasto di pasta secca. Frugando in ogni tasca ho trovato tre fiammiferi e siamo riusciti a continuare la cena sciogliendo neve per ancora una notte, ma la mancanza di gas ci ha costretto a fare un tentativo alla vetta durante il 5° giorno. Questo non è andato bene. Dopo aver speso due ore a salire una ventina di metri, a causa dell’orrenda arrampicata off-width, la roccia friabile e il difficile artificiale, ho dovuto ammettere la sconfitta. Nonostante la dita doloranti e il corpo stanco, la mia motivazione per continuare a salire era alta, ma questo non cambiava il fatto che eravamo senza acqua e gas. Scendere era l'unica scelta logica.
Siamo riusciti a scendere lasciando in parete principalmente soltanto fettucce. Questa volta, dopo aver salito la maggior parte della via da capocordata, era il mio turno a sentire la profonda stanchezza. Inciampando, per l'ultima volta, verso il campo base, il tempo è rimasto beffardamente buono.
Tangra ha lottato alla grande. È l'ignoto che ci invita a ritornare in montagna, sempre. In questo caso non vi era alcuna certezza di successo solo tante sfide da superare. Non le abbiamo superate tutte, e non siamo stati in cima alla montagna, ma il viaggio è stato un successo perché tornare a casa dagli amici e le famiglie è l'obiettivo più importante. Tangra sarà ancora lì, e io ci ritornerò. Ai miei amici e mia famiglia: grazie per il vostro supporto, e mi dispiace per la preoccupazione che il mio sport auto-indulgente inevitabilmente provoca.
Vorremmo anche ringraziare Mountain Equipment (per l'abbigliamento), Lowa (per le calzature), Mountain equipment coop Canada (per il portaledge e il haulbag), V12 outdoors (vari attrezzi), così come il British Mountaineering Council, Mount Everest Foundation, & Gore-tex per il loro supporto economico.
di James Monypenny