Sulle tracce del Barba alla Cresta del Mont Rouge de Triolet (Monte Bianco)
Frequento il Monte Bianco nella zona del Triolet da quando arrampico, l’ho sempre considerato uno dei paradisi dell’alpinismo su roccia, un luogo suggestivo quanto severo, ricco di granito fantastico che durante gli anni ’90 venne letteralmente preso d’assalto per ripetere le numerose bellissime vie firmate da Manlio Motto e Michel Piola.
Era il 2019, quando armati di trapano e fix io ed Anna salivamo il corto canale ghiacciato, nel circolo glaciale, proprio sotto la prima punta centrale del Mont Rouge de Triolet quotata 3272 metri, con l’intenzione di aprire una via facile, adatta ad un ipotetico corso di alpinismo, vista la nostra appartenenza alla Scuola di alpinismo Piersandro Muzio del CAI Chivasso.
Quando entrai a far parte del CAI 30 anni fa, Daniele Bagni, Il Barba, era già un forte alpinista e istruttore patentato e divenne per me un importante punto di riferimento. Se c'era da progettare qualche gita in montagna, una domanda per avere un consiglio, magari davanti ad una birra, era d’obbligo.
E se al Barba gli chiedevi consiglio su una via da fare, da Cortina al Brianconnais, stai pur tranquillo che gli si illuminavano gli occhioni azzurri e iniziava il suo racconto, senza aver paura di dirti, ovviamente in piemontese, “fè atensiun che lì danno quinto grado, ma io ho dovuto mettere il piede sul chiodo e ho tirato l' altro”… nel mio intimo dicevo, ok sono più alto di dieci centimetri, vado a fare la via!
Dopo la sua prematura morte avvenuta nel 2018, proprio tornando da una via consigliataci da Daniele io e Anna pensammo, cavolo, siamo sempre sulle tracce del Barba!
Nel 2019 dopo l’avvicinamento dal fondo della Val Ferret per arrivare dopo 2 ore di cammino con lo zaino appesantito dal trapano, 2 batterie e troppi fix, giunti sul ghiacciaio decidemmo che il nome da dare alla futura via, non poteva che essere questo.
Presto ci accorgemmo che la linea individuata non era cosi allettante. Superata la crepaccia terminale e raggiunta la roccia ci rendemmo conto in un attimo che la roccia in quel punto proprio così solida non era. Una sorta di catasta di pietre di notevoli dimensioni, tenuta in equilibrio da non si sa quale forza anti gravitazionale, ci fece abbandonare a gran velocità il progetto, ed è proprio sulla via del rientro, con ancora i ramponi sul ghiacciaio, che Anna ebbe l’intuizione vedendo quella bella torre di granito rosso facente parte di una delle tante elevazioni secondarie della cresta del Mont Rouge. Cosi attrezzammo il primo tiro della via Sulle tracce del Barba, che ormai a distanza di 3 anni, a causa di ben 15 metri di arretramento del ghiacciaio, è divenuta la seconda lunghezza. Tornai poi in compagnia di Alessandro per continuare il cantiere, ma finimmo le batterie al 7° tiro, e finalmente quest’anno al terzo giro, insieme ad Elio siamo giunti in punta.
La via di 330 metri di sviluppo, porta su una punta non quotata, spartiacque con il bacino glaciale di Pré de Bar. Addomesticata da alcuni fix inox diametro 10 e soste attrezzate per le doppie, é una via non esageratamente impegnativa anche perché 3 tiri sono quasi senza difficoltà arrampicatorie.
Attualmente il rifugio Dalmazzi, che risultava un ottimo punto d’appoggio, è chiuso ma rimane aperto l’ampio locale invernale con una quindicina di posti letto.
Ivano Regis (INA) AnnaMaria Bruzzese (IS) Alessandro Fiorenza (IS) Elio Riva (IS)
SCHEDA:Sulle tracce del Barba, Cresta del Mont Rouge de Triolet (Monte Bianco)