Sul Sassolungo la Via Ennio Morricone

Il racconto, scritto a due mani di Filippo Nardi e Jacopo Biserni, riguardante l’apertura della Via Ennio Morricone sulla parete sudest dello Spallone del Sassolungo nelle Dolomiti. La via era stata iniziata da Nardi nel 2012 insieme a Giuseppe Prati.
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Durante l'apertura della via Ennio Morricone
 sulla parete sudest dello Spallone del Sassolungo nelle Dolomiti.
Filippo Nardi, Jacopo Biserni
Chi conosce Filippo Nardi nell'ambiente è sicuramente al corrente della grande passione che nutre nei confronti del gruppo del Sassolungo. Negli anni ha percorso innumerevoli vie tra le sue pareti, consolidando così una conoscenza invidiabile di questa meravigliosa montagna che domina la Val Gardena.

Grazie a questa conoscenza intuisce una linea che diretta ed elegante attraversa la Muraglia gialla a sinistra del grande Pilastro est dello spallone, un problema alpinistico ancora irrisolto. A puntare al grande Pilastro ci aveva pensato Milo Navasa insieme a Dal Bosco nel 1973 in giornate climatiche proibitive, dove aprirono gli 800 metri della via Cristina, arrampicando sulle Fessure Gialle friabili alla destra del poderoso Pilastro. Più a sinistra della Grande Muraglia da noi affrontata corre la via Fiamme Gialle.

Quando Filippo cominciò a parlarmi della via che aveva iniziato con Giuseppe Prati nel 2012 subito si accese in me l'entusiasmo. Più volte dopo aver salito insieme a Filippo altre vie tra la Val di Fassa e la Val Gardena ci trovammo davanti alla grande parete del Sassolungo in contemplazione. Filippo mi aveva spiegato di essere arrivato alla cengia dove si incontra la Via della Rampa, mi disse che di lì in poi le difficoltà sarebbero aumentate esponenzialmente. La voglia di conoscere cosa ci potesse aspettare dopo quella cengia la espressi immediatamente a Filippo proponendogli di tornare lì insieme per completare questa sua visione. Unendo le forze, le idee e le intuizioni è nata così la linea che oggi indelebile percorre quelle placche e quei diedri che terminano su un pilastro staccato che Filippo ha proposto di intitolare all'amico scomparso Beppe Lupezza. La linea è davvero molto estetica, diretta, passa attraverso diedri e fessure per poi attraversare il muri gialli che fiancheggiano sul lato sinistro il poderoso pilastro strapiombante.

Questo tratto di parete così verticale rigetta al solo pensiero di affrontarlo, tra i gialli non sembrano esserci appigli, mentre invece passo dopo passo si svelano i movimenti dati dal rebus di buchi e tacche che si susseguono. L'apertura di questo tratto è stata risolta utilizzando molti chiodi e nel tiro chiave di IX- anche qualche spit.

Inizialmente abbiamo superato in arrampicata mista libera e artificiale il tratto chiave per poi liberare il tiro in un secondo momento. L'oggettiva difficoltà di proteggersi su questa placca verticale ci ha spinto ad utilizzare gli spit poiché i pochi buchi presenti che consentono la progressione sono necessari come appigli. Il tratto chiave è stato chiodato con 7 chiodi e 7 spit. Abbiamo aperto questa via perché possa essere ripetuta e per questo è stata protetta sufficientemente rimanendo comunque obbligatorio padroneggiare il VII grado.

Poi ancora placche verticali ora più grigie e ancora diedri ed un ultimo strapiombante per arrivare finalmente al pilastro nascosto che precede l'ultimo tratto di parete, dove però non abbiamo voluto proseguire per via della roccia scadente. Abbiamo preferito farla terminare sul pilastro, per non rovinare tutto. Se uno volesse andare in cima allo spallone potrebbe proseguire sulla via Delago, altrimenti terminata la via si scende in doppia agilmente.

di Jacopo Biserni

UN SOGNO LUNGO OTTO ANNI di Filippo Nardi

Sassolungo, montagna del cuore, montagna di una vita. Molti anni fa faccio la conoscenza di Ivo Rabanser e le sue vie, insieme ai suoi preziosi consigli, alimentano e fanno crescere il mio interesse per questo gruppo montuoso. Il fascino che esercita su di me è qualcosa di misterioso e che non riesco a spiegarmi. Scorrono gli anni e si sommano, numerosissime, le mie ripetizioni delle sue vie, anche di quelle meno conosciute. Sulle sue pareti, con gli amici vivo avventure bellissime e provo emozioni profonde, come difficilmente mi succede su altre montagne.

Si fa strada l’idea di aprire una nuova via: la parete sud-est dello Spallone attira la mia attenzione e mi intriga. Nel dicembre del 2012, ha inizio così con il fido Beppe Prati il sogno. I primi 4 tiri nascono in fretta. Ad inizio estate dell’anno successivo ne aggiungiamo altri due, arrivando sotto ad un muraglione giallo impressionante. Dubbi e perplessità. Saliamo qualche metro, piantiamo qualche chiodo. Il tutto cade poi in un oblio alpinistico: altre idee, altri progetti, altre avventure.

Nel frattempo conosco Jacopo Biserni, pieno di vita e determinazione. Facciamo parecchie salite insieme e, quest’estate, il suo entusiasmo e la sua tenacia, mi stimolano a riprendere in mano il progetto. Mi piace il suo modo di vivere la nuova avventura, di sentirla. Come fosse stato presente sin dal 2012. Si susseguono risalite di tiri, trasporti di carichi notevoli, sulle spalle o al traino, chiodi piantati, dita schiacciate, dubbi sulla linea ed un bivacco scomodissimo, che ricorderò come il più penoso della mia vita.

Proprio durante quella notte, sotto il cielo trapuntato della Val Gardena, nasce l’idea: è morto da poco il grande maestro Ennio Morricone e l’interesse per la musica, che mi accomuna a Jacopo, fa il resto. La via si chiamerà proprio “Ennio Morricone”! A settembre la terminiamo, sulla punta di un piccolo pilastro staccato, dove il resto della parete perde di qualità, continuità ed interesse. Proponiamo di intitolarlo a Beppe Lupezza, amico di tante avventure, scomparso purtroppo qualche anno fa. Ne sarà sicuramente felice.

SCHEDA: Via Ennio Morricone, Sassolungo, Dolomiti



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