Al Sojo Rosso del Monte Pasubio nelle Piccole Dolomiti... solo grandi emozioni!
Chi lo sa come sarebbero andate le cose se quella volta, la via Angoscia, fosse stata chiamata, ad esempio, "Non smettere di sognare"... Pensate a come un nome può cambiare la storia.
Probabilmente sarebbe stata ripetuta a breve dopo l’apertura, e qualche bravo scalatore si sarebbe anche intestardito nella libera dedicando più tentativi. Poi qualche altro alpinista avrebbe notato che lì a sinistra c’era tanto spazio libero e che quella "quinta gialla" così severa e strapiombante aveva anche i suoi punti deboli. E quel qualcuno avrebbe probabilmente deciso di agire. E a noi sarebbe rimasto il "solo" privilegio di ripetere quelle salite. Ma la vera storia, la nostra storia, è un po’ diversa e conta più di vent’anni di ritardo rispetto alla precedente.
Angoscia era effettivamente il suo nome, che unito alle difficoltà dichiarate e alla fama dei fortissimi apritori, ci ha fatto desistere, riflettere e alla fine ci siamo convinti che potevamo provare.
Angoscia è stata per vent’anni il paradigma della via estrema delle Piccole Dolomiti, la salita irripetuta perché forse era troppo, la salita dal nome che teneva tutti distanti. Ripeterla per noi è stato un po’ come ottenere il lascia passare, il permesso, in un regolamento non scritto, per poter salire una via nuova nella grande quinta gialla.
Il nostro regolamento non scritto prevedeva anche di rispettare la storia e lo stile di quel forte gruppo di scalatori che lì hanno scritto una grande pagina dell’alpinismo. Così è nata la nostra "Non smettere di sognare". Io, Ivo e Diana persi dentro la grande muraglia gialla per giornate intere, con il martello sempre bollente e le dita sbucciate, tra giornate di grande felicità alternate a tanto freddo e qualche bastonata... giornate da 3 tiri e giornate intere per progredire qualche metro. Giornate ricche di amicizia e forti emozioni con il pensiero costante che ci portava a immedesimarsi nei grandi protagonisti di quella parete.
Andrea Micheletto, Andrea Dalle Nogare, Alessandro Galasso, Giuseppe Pierantoni a cavallo del nuovo millennio sono stati, a mio parere, una delle più forti cordate presenti in Dolomiti. A mio avviso troppo poco conosciuti. E noi volevamo rendere loro omaggio, prima di tutto con la ripetizione di Angoscia, il loro capolavoro, e poi inseguendo il loro stile, il loro pensiero e i loro sogni con l’apertura della nostra nuova via, per ricordare a tutti, senza presunzione, che sognare fa bene!
di Marco Toldo
Ripetendo la via Angoscia, aperta dalla forte cordata Micheletto, Dalle Nogare, Galasso, lo sguardo si appoggia a sinistra, su una fascia di roccia compatta, strapiombante dal primo all’ultimo tiro.
Da giovani sognavamo di ripetere qualche via impegnativa nel Sojo Rosso e l’occasione di aprire una nostra via proprio qui, su questa parete importante e temuta, c’è parso un sogno da non perdere.
Nasce così "Non smettere di sognare" aperta da Ivo, Marco e Diana, sfida aperta con la roccia spaziale delle nostre montagne! Infatti, anche se non difficile, già il primo tiro ci ha messo alla prova con appigli e appoggi di dubbia tenuta e protezioni precarie, a differenza degli altri tiri di difficoltà più elevate in cui la roccia si è rivelata più compatta, solida e bella. Siamo riusciti a ripetere lo stile di apertura dei nostri amici utilizzando chiodi tradizionali lungo i tiri. La via è stata aperta in artificiale e arrampicata libera con l’utilizzo dei cliff per piantare i chiodi, numerosi ma precari, e le soste sono state attrezzate con spit. In un secondo momento è stata pulita la roccia e sono state integrate dall’alto alcune protezioni per poter salire la via in libera in modo più sicuro.
In montagna più che in altri ambienti arrampicatori, Madre Natura è la regista, lei impone il livello di sfida in termini di roccia, qualità, protezione... una meraviglia. Con calma, coraggio, pazienza e determinazione abbiamo creato una nostra linea in un luogo stupendo e ricco di storia, toccato da grandi nomi come Carlesso, Soldà, Casarotto e un’infinità di altri alpinisti nostri amici. Grazie Pasubio.
di Ivo Maistrello
Da piccola il Sojo Rosso era "La parete delle pareti". Non lo potevo comprendere totalmente ma ora ne ho la conferma. Intorno a lui aleggiava una certa fama, di timore, ammirazione e rispetto, le stesse emozioni che avevo nei confronti della cordata Micheletto, Dalle Nogare, Galasso, Pierantoni, che ho conosciuto pian piano negli anni, come la parete stessa.
Aprire una via lì poteva essere un sogno ma quando con Ivo e Marco lo abbiamo pensato, era già diventato un progetto. Ad inizio ottobre eravamo alla base, per iniziare proprio questo sogno. E non potevamo scegliere periodo migliore: in autunno il Sojo Rosso diventa magico, affascinante, illuminato dal sole in quel cielo blu intenso che solo in questi mesi si può vedere e vivere. É meraviglioso lasciarsi avvolgere da quell’atmosfera calda, regalarsi un minuto per chiudere gli occhi in silenzio e sentire quella sensazione sul viso.
Abbiamo conosciuto intimamente la parete, quanto difficile sia, quanti giorni ci ha richiesto per poterla salire e di quanto felici e onorati siamo per aver toccato qualche millimetro della sua roccia lungo una nuova linea nei rinomati gialli, così impegnativa e così bella. É una soddisfazione indescrivibile essere diventata amica proprio di questa parete e di quegli alpinisti che ne hanno fatto casa loro, ne sono felicissima.
"Non smettere di sognare" parole nelle quali si racchiude la vita. I sogni, i desideri, i progetti, sono la carica e lo stimolo che ci sveglia ogni mattina, che ci fa incanalare tutte le forze verso quell’obiettivo. Non importa quante sconfitte ci siano, è troppo forte quel sogno per lasciarsi vincere, ognuno di noi nel suo piccolo avrà una soddisfazione. Curiosità, determinazione, tenacia... bisogna crederci sempre.
Diana
Un enorme grazie al nostro amico alpinista e fotografo Luca Giovannini che ha dato immagine a questa avventura.
Marco ringrazia Calzaturificio Zamberlan