Sassopiatto: una cresta di rara eleganza ed una nuova via di Dejori, Moroder, Walpoth

Dal 27 al 28 agosto 2019 Alex Walpoth, Aaron Moroder e Martin Dejori hanno aperto una nuova via sul Sassopiatto (Dolomiti) completando così una traversata in cresta di rara bellezza che unisce la Torre Castiglioni, Torre Vinatzer, Primo Campanile del Sassopiatto, Secondo Campanile del Sassopiatto, Ciampanil dl Malan (Terzo Campanile del Sassopiatto) e il Quarto Campanile del Sassopiatto.
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Sassopiatto, Dolomiti: Melodia dl chiet - Cresta dl infiern salito da Martin Dejori, Aaron Moroder, Alex Walpoth (27- 28/08/2019)
Alex Walpoth, Aaron Moroder, Martin Dejori

Il mondo contorto di bizzarre cime e ripide pareti del gruppo del Sassolungo ha sempre dato agli alpinisti ampio spazio per cercare l'avventura. Sono trascorsi 150 anni da quando Paul Grohmann, insieme a Peter Salcher e Franz Innerkofler, sono saliti per primi in cima al Sassopiatto. Da allora, tutte le principali formazioni del massiccio sono state salite attraverso innumerevole vie di diversi difficoltà. Grandi alpinisti come Emilio Comici o Gino Soldà hanno lasciato il loro segno sulle imponenti pareti settentrionali sopra la Val Gardena. Solitamente era preso di mira l’enorme Sassolungo, con le sue vie lunghe e impegnative. Mentre, a causa della sua facile via normale, la vicina e piatta montagna è sempre rimasta all'ombra delle cime circostanti. Fu soltanto verso la fine del XX secolo che le cime del Sassopiatto, torreggianti sopra il Cunfin, furono affrontate dagli alpinisti. Le due torri più grandi sul lato destro del Canale Nord del Sassopiatto dovettero attendere una prima salita fino agli anni ottanta. Oggi portano il nome di due alpinisti di prima categoria: Torre Vinatzer e Torre Castiglioni. Se dall'Alpe di Siusi si osserva queste due torri, si capisce che fanno parte di una maestosa cresta che si estende sul fianco occidentale del Sassopiatto. Alcune di queste sei torri appaiano quasi fragili.

L’inverno scorso, durante le escursioni con le racchette da neve con i miei clienti, osservavo spesso queste spettacolari cime. In qualche modo non riuscivo a scrollarmi di dosso il pensiero che un giorno le avrei salite. Alla fine dell'estate è finalmente arrivato il momento. Era già passato un anno dal viaggio in Turchia, dove ero riuscito ad aprire una bella via insieme ai miei amici Alex e Aaron. Poiché quest'anno purtroppo non abbiamo avuto tempo per intraprendere un lungo viaggio, abbiamo deciso di affrontare insieme un'avventura sulle montagne di casa. Abbiamo progettato la cresta del Sassopiatto e allo stesso tempo abbiamo deciso di provare ad aprire una nuova via alla Torre Castiglioni. Pensavamo di complettarla in due giorni.

Il tempo è perfetto quando Aaron, Alex e io saliamo molto motivati il canalone. L’aria è chiara e pulita, l’ambiente in cui ci troviamo selvaggio e le ripidi pareti intorno a noi quasi intimidatorie. Ci sentiamo bene, comunque. Abbiamo spesso sentito questo sentimento, che associamo alla libertà assoluta. I primi tiri sono un assaggio della meravigliosa arrampicata che ci aspetta. La roccia risulta estremamente solida e può essere protetta relativamente bene. Presto arriviamo sotto la ripida sezione della parete nella parte centrale del pilastro alto quattrocento metri. Aaron apre la strada salendo un tiro su roccia gialla e strapiombante. Dopo una lunga ricerca riesce a costruire una sosta. La roccia qui è compatta, ci vuole molta esperienza per trovare dove posizionare dei chiodi. Alex descrive il tiro successivo come uno dei più belli che abbia mai salito. Non c'è da stupirsi: la roccia giallo-grigia è di altissima qualità e può essere protetta bene con nuts e friends. Un vero dono della natura. Seguendo delle ripide placche e fessure raggiungiamo la cima della Torre Castiglioni nel tardo pomeriggio. I nostri occhi vagano verso le cinque torri che seguono verso l’alto.

Dopo una breve calata raggiungiamo la sella tra Torre Castiglioni e Torre Vinatzer. C'è un chiodo. Da lì probabilmente si scende verso il canalone. La calata non sembra invitante ed è per questo che siamo contenti di continuare a salire. Dopo tre facili tiri raggiungiamo all’imbrunire la seconda cima della nostra traversata. Un’altra lunga calata ci porta al punto dove passeremo la notte. Il nostro Haulbag, che durante questa salita viene chiamato “le saaac”, è pieno di sacchi a pelo caldi e cibo. Passa una buona mezz'ora prima che finiamo di preparare il bivacco per noi tre. Poi prepariamo la cena con le nostri mani sporche e graffiate. Couscous con formaggio e tonno, una vera delizia. Ci addormentiamo sotto la stellata, davanti a noi si estende la parete che vorremmo salire il giorno seguente. Ogni tanto ci svegliamo, sentiamo la brezza fredda in viso, osserviamo l’enormità dell'universo e poi ci riaddormentiamo, felici.

Al mattino Alex si prepara ad affrontare la terza cima della cresta. La roccia è ancora di buona qualità e le difficoltà sono diminuite. Facciamo buoni progressi e ben presto raggiungiamo la sosta sotto la cima. Lì in alto siamo perplessi, ci chiediamo se davvero nessuno prima di noi abbia raggiunto questo punto. Non lo sapremo mai per certo, ma lo presumiamo fortemente visto che non abbiamo trovato tracce di salite precedenti. Per noi tre è la prima volta che ci troviamo su un cima inviolata. È una sensazione speciale, anche se è soltanto su un'elevazione insignificante in questo ambiente labirintico e verticale.

Le ultime tre cime sono molto ripide e non sono facili da salire da nessun versante. Sentiamo un'esposizione che fino ad ora abbiamo sentito raramente nelle Dolomiti. Da entrambi i lati c’è il vuoto per alcune centinaia di metri e non vogliamo assolutamente dover affrontare una ritirata, scendendo per uno dei profondo canaloni. Siamo d'accordo su una cosa: la via più semplice e bella porta in cima al Sassopiatto. Pertanto non perdiamo tempo e prepariamo la prossima calata. Le doppie si alternano con l'arrampicata e presto siamo sull'ultima delle sei cime. Guardiamo indietro al Ciampanil dl Malan, come l’abbiamo appena battezzato, e siamo sopraffatti dalla bellezza e dall'esposizione della cresta appena salita. L'ultima parete che porta in cima al Sassopiatto non è difficile e incastonati nella nebbia ci godiamo l'atmosfera mistica.

Fortunatamente esistono ancora gli angoli selvaggi nel regno delle nostre meravigliose montagne di casa.

di Martin Dejori

Sponsor: Mammut

Info: www.gagherdeina.com




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