Restiamo Umani sulla Parete Rossa sopra Lecco di Dimitri Anghileri e Luca Schiera
Una dozzina di anni fa avevo salito una buona parte delle vie sul Medale e sui muri sopra al lago quando avevo iniziato a guardare con interesse l’altra grande parete sopra a Lecco conosciuta come Parete Rossa.
Ero certo che con qualche chiodo e tanto coraggio si sarebbe potuta salire tutta la linea di strapiombi in mezzo alla grande conca che forma il lato destro della parete, poco di fianco alla frana del 1969, soprattutto perché in quel momento non mi sarei mai immaginato che un giorno avrei aperto delle vie a spit.
Sapevo che mi sarei dovuto preparare per essere all’altezza della via che avevo in mente così più passava il tempo più mi rinforzavo nel fisico, mentre l’etica ferrea che avevo iniziava lentamente a piegarsi. Ogni tanto è giusto mettersi in discussione ma alla fine credo sia stata più una debolezza che una evoluzione visto che continuo a pensare che carpenteria e alpinismo siano due cose ben distinte.
Parlandone a Dimitri Anghileri due anni fa si era creato subito l’entusiasmo giusto per iniziare. Dimitri è stato il socio perfetto per questa via, scala da molto meno tempo di me ma si è subito specializzato in questo tipo di aperture accumulando esperienza e fratture ai talloni. La cosa che mi ha impressionato di più però è la sua capacità di andare al limite per poi cliffare qualsiasi asperità si trovi davanti, apparentemente incurante dei voli a cui va incontro.
Così ci eravamo prefissati dei principi da rispettare: abbiamo bucato solo dopo esserci impegnati al massimo delle nostre capacità, ogni volta che avremmo premuto il grilletto sarebbe rimasto sulla roccia un segno del nostro passaggio, almeno fino a quando l’intera parete sarebbe crollata (cosa peraltro non proprio impossibile visti i precedenti).
Sebbene ogni tiro sia strapiombante siamo riusciti a trovare ogni sosta su un punto naturale in cui si mollano le mani, e in libera siamo sempre ripartiti sul tiro successivo con le ultime due prese del tiro precedente. E poi (idealmente, ma credo che in un futuro sarà sempre più considerato) per una salita in libera non bisognerebbe mai cadere sull’intera parete, o tantomeno liberare dei tiri mentre si scende, cambiare la sequenza dei tiri cambia la via.
Al di là di tutto ne è uscita una via sicuramente bella, sempre fisica e su buona roccia, i pochi pilastri traballanti che c’erano ora si trovano nella morena sottostante.
Il nome è un omaggio a Vittorio Arrigoni, un messaggio sempre attuale anche dalle nostre parti.
di Luca Schiera
SCHEDA: Restiamo Umani, Monte San Martino, Alpi e Prealpi Bergamasche
Link: ragnilecco.com