Reality Monte Bianco: la risposta del CAI all'articolo de Il Foglio

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del Club Alpino Italiano con il pensiero del Presidente generale Martini in risposta all'articolo apparso su Il Foglio quotidiano del 25/11/2015 sul reality di Rai Due Monte Bianco Sfida Verticale, condotto da Caterina Balivo affiancata per la parte tecnica dall'alpinista Simone Moro.
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Monte Bianco Sfida Verticale
Monte Bianco Sfida Verticale
In relazione all'articolo pubblicato il 25 novembre scorso su Il Foglio quotidiano intitolato La sfida verticale di RaiDue sul Monte Bianco è bella, ma va vietata a gufi e divanisti, nel quale i soci CAI sono stati etichettati "gufi reazionari", il Presidente generale del CAI Umberto Martini ribadisce quanto già espresso nelle due notizie pubblicate sul notiziario CAI Lo Scarpone (vedi link sotto).

"Il Club alpino italiano per tradizione non è favorevole alle crociate, siamo abituati a non avere pregiudizi e a giudicare nel merito. Le montagne sono di tutti, di conseguenza un reality televisivo girato sulle vette non è di per sé un fatto da condannare. Monte Bianco è uno spettacolo televisivo, certamente non vi è rappresentata la visione che della montagna dà il CAI, ovvero la ricerca di libertà e autorealizzazione personale, bensì è mostrata la sfida fine a sé stessa, che certamente non è alpinismo".

Martini precisa che "il padrone della montagna non è il CAI, noi ne siamo fruitori e, in più, insegniamo ai nostri soci e agli appassionati, attraverso le nostre Sezioni e le nostre Scuole, a viverla in modo rispettoso e consapevole, nei confronti anche di chi risiede nelle Terre alte. Per noi chi va in montagna, come ho visto fare nel reality, senza mettere sconsideratamente a repentaglio la sicurezza propria, degli altri e senza rovinare l'ambiente, è certamente libero di farlo. La presenza delle Guide alpine, del resto non può che essere garanzia di questo".

"Il programma, come detto, è uno spettacolo televisivo, non un documentario – conclude Martini - non bisogna quindi cercare qui la verità assoluta relativamente all'alpinismo e alle Terre alte. Non si capisce perché chi monitora situazioni anche delicate come questa, entrando nel merito con competenza ed esperienza, debba essere etichettato come reazionario e anti moderno".

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