Orient Express al Gran Sasso, un tentativo di prima invernale e la forza di una cordata

Il 30/12/2012 Andrea Di Donato, Andrea Di Pascasio e Lorenzo Angelozzi hanno effettuato un tentativo di prima invernale su Orient Express naufragato per un gran volo di Angelozzi per fortuna senza gravi conseguenze. Il racconto di Andrea Di Pascasio.
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Tentativo di prima invernale su Orient Express di Andrea Di Donato, Andrea Di Pascasio e Lorenzo Angelozzi
archivio L. Angelozzi
Un tentativo di prima invernale. La via è Orient Express (650m, ED- con passi fino al VI+) sull'Anticima N del Paretone (Gran Sasso d'Italia). I protagonisti del tentativo sono Andrea Di Donato, Andrea Di Pascasio e Lorenzo Angelozzi. Una cordata affiatata. Una delle più attive negli ultimi anni al Gran Sasso. Insieme, sempre al Gran Sasso, nel 2011, hanno già effettuato la prima invernale di Fulmini e Saette (700 metri fino al VII) sulla nord-ovest dell'anticima della Vetta Orientale. Mentre Angelozzi, nell'agosto dello stesso anno, aveva centrato la prima solitaria proprio di Orient Express, la gran via aperta da Massimo Marcheggiani e Fabio Delisi nel 1982. Il piano è salire veloci, tutto in un colpo solo, senza bivacchi. E tutto va bene finché, circa a metà via, in quel passo che già sapevano essere “infame” e poco proteggibile, Lorenzo Angelozzi vola per 30 metri. Un lampo di vera paura... poi tutto è nelle mani della cordata, nella sua forza. Il resto lo lasciamo raccontare ad Andrea Di Pascasio.


Orient Express un tentativo di prima invernale

Sono passati pochi giorni. Devo ammettere che ti spaventi. Ho provato un senso di nausea. Ho sentito l’eccesso di emozioni. Eppure ci sarà un tempo in cui dovremo lasciare questo posto. Stavamo tentando la prima salita invernale di Orient Express, una via non particolarmente difficile d’estate, ma neanche particolarmente facile. Stavamo realizzando un altro dei piccoli sogni che nutrono l’anima per tanto tempo e che ti tengono con i piedi per terra e la testa tra le nuvole.

Stavamo tentando qualcosa di nuovo per noi, per capire meglio chi siamo e per approfondire una ricerca estetica: l’idea era quella di una salita veloce, in un colpo solo, partendo di notte e finire il viaggio di giorno, nello stesso giorno. Salita no-stop, molto rapidi, leggeri, insomma una salita moderna. Questione di strategie e di obiettivi comuni.

Le altre salite in invernale che avevamo realizzato, tutte con una o più bivacchi, tutte bellissime, avevano rivelato il grande problema del come e dove trascorrere le ore notturne, sempre molto scomodi e sempre molto al freddo, il che si era tradotto in affaticamento il giorno seguente, stress mentale, pesi maggiori sulle spalle, notti mistiche.

Alle 18 di pomeriggio mangiamo e prepariamo il materiale e siamo davvero leggeri, andiamo a letto. Tutti e tre insieme con l’idea di svegliarci a mezzanotte e partire… ma dormire insieme è impossibile quando si mettono insieme nello stesso letto due maniaci sessuali e un bambino, capite no? Ho fame e le gambe mi fanno male! Ma non devo mangiare le gambe se so che mi fanno male! Leggevo la notte prima di partire da un articolo di Bergonzoni... poi immaginavamo questa foto d’epoca: Andrea sotto la parete con un gelato a palle, e la didascalia riportava: ”Andrea congelato sotto la parete.”

È molto bello scalare veloci. Andiamo a tutta sulla cengia dei fiori, che conosciamo bene, e impieghiamo 3 ore per arrivare all’attacco della via, veramente soddisfatti. Le condizioni della montagna sono particolari, tutto sommato si può scalare, con tratti di ghiaccio, neve dura e poi buche di neve polverosa, insomma sempre in guardia...

Sulla via alcuni tiri sono bellissimi, vere goulottes di ghiaccio sottile, paretine e neve dura. Bellissimo…e siamo in Appennino e il calcare si protegge davvero male. È una scalata sempre impegnativa e Andrea e Lorenzo fanno dei tiri da veri Alpinisti. Delicato, poi forte, poi le gambe e ricordati di respirare bene, sempre… bella fatica.

È entusiasmante salire su questa via, troviamo quello che cerchiamo. Dopo un tiro stupendo di ghiaccio e dopo aver visto il sole nascere dal mare e nascondersi dietro la montagna, alle 11 di mattina arriviamo sotto il temuto tettino, veramennte bastardo anche d’estate, che introduce alla parte finale della via, più difficile sulla carta ma scoperta dal ghiaccio e dalla neve e quindi più proteggibile.

Parte Lorenzo e mette 1 friend, un altro, passa un chiodaccio e poi un friend piccolo, si fa bloccare per mettere qualcos’altro e via… giù nell’abisso! In un istante… Ebbene sì! Lorenzo è caduto! e le protezioni non erano protezioni e il volo è stato lungo e assurdo. Mentre precipitava gridava “AIUTO!!” come un uomo perso... ”AIUTO!!””... disperato... Giù verso il fondo. L’importanza di saper fare le cose si palesa nella sosta attrezzata che trattiene il volo di 30 metri e noi due in sosta…due dadi e un cordino. E la vita continua. Non pensi a nulla, è tutto troppo veloce, mi sono ritrovato aggrappato con tutto me stesso alle piccozze... istanti...

Sta bene, almeno cosi sembra, è di gomma, rimbalzava e non si è rotto nulla. Siamo vivi di sicuro Scendiamo da lui… ora che facciamo? Chiamare l’elicottero, un bel casino per il morale. Proseguire, una lotta. E poi non conosciamo la via classica, più facile, ma di quanto? Mancheranno 150 metri almeno alla fine della parete.

Lorenzo se la sente di proseguire, pieno di dolori e di acciacchi, un vero duro da locale malfamato! E, dopo tiri ancora duri e pericolosi e qualche incertezza, ci siamo! Siamo una famiglia! Il morale non è mai stato basso, ci siamo confortati a vicenda, abbiamo scalato in totale fiducia l’uno con l’altro. Vero calore umano!

Una grande avventura, strana da decifrare. Credo un passo avanti pur non avendo raggiunto l’obiettivo iniziale. Sicuramente un esperienza da sconsigliare!

La sera all’ospedale è divertente, il kebab è buono, la gente mi piace, la musica è bellissima..
Siamo vivi… e la vita è bella! Ed io, se solo sapessi amare, direi che vi amo.

di Andrea Di Pascasio



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