Nuova via sul Monte Trud in Kazakistan per Kirill Belotserkovskiy e Grisha Chsukin
Il 28 maggio, insieme a Grisha Chsukin, ho aperto una nuova via sulla parete ovest del Peak Trud. Lo abbiamo valutato 1200m WI5 M6 6b, oppure 5B sulla scala russa. Trud si trova nel massiccio del Talgar nella Riserva Naturale di Almaty. Che, a sua volta, si trovava vicino ad Almaty, la più grande città del Kazakistan. Con i suoi 4973 metri, il Talgar è la montagna più alta del massiccio dell’Alatau dell'Ile (Zailiyskiy) nel nord del Tyan-Shan.
Avvicinamenti lunghi, mancanza di informazioni, burocrazia e un po‘ di corruzione fanno sì che la maggior parte degli alpinisti rimanga lontana da questa zona. Tuttavia, ho convinto Grisha a tentare questa via ancora una volta. Avevo effettuato un primo tentativo nel 2015 insieme a Tursunali Aubakirov. All'epoca, siamo arrivati esausti a circa un mezzo tiro prima di arrivare al terreno facile e da lì siamo tornati indietro.
L’avvicinamento di 40 km ha richiesto due lunghi giorni. Abbiamo dovuto attraversare due passi e guadare due fiumi. Abbiamo piantato la tenda sulla morena del ghiacciaio Kroshka e ci siamo presi un giorno di riposo.
Per i primi 300 metri la nostra via segue un canalone di neve che taglia la parte inferiore della parete. A circa metà altezza abbiamo girato a sinistra verso una serie di camini. Qui è iniziata l’arrampicata vera e propria. Due tiri nei camini erano ricoperti di ghiaccio, ripidi ma semplici: ghiaccio spesso all'interno e un sottile strato di verglas sulle pareti. Il terzo tiro è iniziato sotto una colonna di ghiaccio vuota. Ho traversato sotto il ghiaccio marcio, poi ho iniziato a salire, ma il ghiaccio è finito presto. La colonna era inutile, in quanto non era attaccata a nulla sopra. Una serie di movimenti difficili di dry tooling mi hanno permesso di raggiungere terreno più sicuro.
Alcuni tiri più tardi mi sono trovato bloccato da un cumulo di ghiaccio in un camino. Con le piccozze ho a malapena graffiato il ghiaccio, perché colpirlo era troppo spaventoso. Grisha saggiamente mi ha seguito salendo il tiro sui jumar. Un camino regolare e strapiombante ci ha portato al punto più alto che avevo raggiunto in precedenza. L'ultima volta ero salito in artificiale su roccia marcia, questa volta invece avevo con me le mie scarpette da arrampicata. In spaccata tra la roccia lucida da un lato e roccia marcia dall'altro, sono arrivato al singolo chiodo singolo da cui mi ero calato cinque anni prima. Dopo alcuni movimenti difficili ho raggiunto terreno più facile.
La parte superiore della parete è meno ripida, quindi abbiamo potuto accelerare. Al terzo tetto un pezzo di roccia mi ha colpito vicino al sopracciglio, mi ha rotto gli occhiali e ha fatto un bel casino: sangue sul viso, sangue sulla neve. Ho piantato una vite da ghiaccio e sono sceso da Grisha per provare a mettere una benda sulla ferita. Questa non voleva starci, quindi ho continuato a salire senza la benda, scrollandomi di dosso il sangue quando si accumulava troppo. Dopo qualche altro tiro siamo arrivati in vetta alle 19:30.
La discesa è durata 5 ore. Dapprima, ci siamo diretti lungo la cresta verso nord, poi abbiamo effettuato sette calate da Abalakov, poi abbiamo nuotato (e silenziosamente imprecato) nella neve alta fino alla cresta SO, e infine abbiamo camminato lungo il terribile ghiaione per raggiungere il ghiacciaio. In tutto, ci sono volute 23 ore da tenda a tenda. Durante i due giorni seguenti siamo ritornati attraverso i due passi, i ghiacciai ed i fiumi e abbiamo iniziato il nostro viaggio verso casa.
Link: FB Kirill Belotserkovskiy