Nuova via di ghiaccio e misto sulla Hochbirghöhe negli Alti Tauri, Austria
Spesso la valle Amertal, la valle che porta alla galleria Felbertauerntunnel, viene erroneamente chiamata Felbertal. La valle Felbertal, quella giusta, porta dal cosiddetto "Wolframkehre" dove si trova la ditta Wolframwerk in direzione sudovest verso il lago Hintersee e poi al rifugio St. Pöltenener Hütte.
La valle Felbertal è “benedetta" con una grande quantità di acqua e molte ripide pareti, che in estate però sono troppo erbose e fragili per essere interessanti per l’arrampicata su roccia. Visto che in inverno la strada rimane chiusa all’altezza del Wolframwerk, e siccome la strada è percorribile soltanto dagli operai, la valle è rimasta in letargo per lunghi anni. Alcuni cascatisti si erano recati fino alle prime cascate, ma quasi nessuno si è avventurato lungo tutti i 5 km della valle. Siegfried Berger ed i suoi compagni hanno fatto i primi passi nei primi anni 2000, ma la vera e propria onda di aperture è arrivata solo nel 2013 quando nel “Hexenkessel" - un anfiteatro alto 180m - sono state salite 5 linee indipendenti.
Tranne per un tentativo di Isidor Poppeller e del sottoscritto nel 2013, la parete sopra il Hexenkessel è rimasta intoccata. Quassù è difficile trovare il momento giusto: la montagna si trova vicino alla cresta principale delle Alpi ed è esposta a tutte le condizioni atmosferiche - quando nevica il pericolo valanga si accentua subito, quando soffia il vento ci sono delle continue scariche di neve (spindrift) in parete.
L'anno scorso è finalmente toccato all'alpinista tirolese Mario Walder e all'alpinista svizzero Dani Arnold a salire per primi la parete, lungo la colata di ghiaccio più logica e corposa. I due hanno chiamato la loro via Tauernwind, vento del Tauern, evocando le condizioni spesso difficili sulla montagna.
Quest'anno è toccato nuovamente a noi, a Isidor Poppeller, Matthias Wurzer e a me. La strada di accesso era percorribile in bici e quindi il lago Hintersee era facilmente raggiungibile. La quasi mancanza di neve e l’assenza di vento facevano quasi scomparire del tutto i pericoli oggettivi e le condizioni per un tentativo erano eccellenti.
Dopo una cascata di ghiaccio di WI4 lunga 200 metri abbiamo attraversato un nevaio per raggiungere la nostra linea dei desideri che, infine, ci ha offerto tutto quello che si può sognare: un couloir simile a quelli che si trovano a Chamonix, seguito da una placca ricoperta di ghiaccio ed una candela fragile, un ripido tiro di arrampicata su misto, per finire su terreno classico alpino ed infine dei piccoli balzi di ghiaccio.
Quando siamo finalmente arrivati in cima al buio, eravamo contentissimi di aver completato l’avventura su questa geniale linea appena dietro a casa nostra! Durante le calate abbiamo dovuto prestare nuovamente la massima attenzione, poi in tarda serata abbiamo festeggiato con una bella pizza al ristorante!
di Vittorio Messini
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