Solo per un altro Hashtag, nuova via di ghiaccio e misto in Val Lasties, Dolomiti

Arrampicata su ghiaccio e misto: il report di Johannes Egger sull’apertura di 'Solo per un altro Hashtag', una nuova via in Val Lasties, Gruppo del Sella, Dolomiti, aperta insieme a Jörg Niedermayr e Friedl Brancalion il 27/01/2018.
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Johannes Egger durante l'apertura di Solo per un altro Hashtag in Val Lasties, Gruppo del Sella, Dolomiti. La via di misto è stata aperta insieme a Jörg Niedermayr e Friedl Brancalion il 27/01/2018
archivio Johannes Egger

Già la sera prima, mentre lo stavo preparando lo zaino mi sembrava pesantissimo. All'imbocco della via prepariamo le folli quantità di materiale e inizio ad intuirne la ragione. Oggi siamo in tre, Jörg, Friedl ed io. In piedi sotto la via a cuocere al sole. Non abbiamo fretta, anzi stiamo aspettando che il sole si allontani dalle stalattiti di ghiaccio appese minacciosamente lungo la linea di roccia e ghiaccio oggetto dei nostri sogni più sporchi. Per noi questo è il primo tentativo ad aprire una via e ci sentiamo un po’ come quella prima volta: determinati ma anche alquanto insicuri.

Circa un anno fa mi capitò tra le mani una foto di Freit dl Mond e mi accorsi di una seconda evidente linea alla sua sinistra. La settimana scorsa, quando sono andato con Jörg a ripetere Casiopeo, ho sfruttato l'occasione per darle un'occhiata e ho visto che quest'anno si è formata una maestosa colonna di ghiaccio. Bisogna sfruttare l'occasione: suono il segnale d'allerta e la squadra si raccoglie. Armata fino ai denti, pronta a partire.

Jörg si carica del materiale da ghiaccio e parte per il primo tiro. Segue un canale di ghiaccio e neve e si porta alla prima sosta della Freit dl mond. Qui prendo il comando della cordata, mi carico del materiale da roccia e inizio la traversata verso sinistra fino a portarmi all'imbocco del diedro. Diedro nel quale scintilla un chiodo. Ora lo vedo chiaro. Sta a circa due metri d'altezza, è grigio metallizzato, scintillante e indesiderato. Simboleggia il passaggio di qualcun altro! Disperazione.

La linea però sembra bella. E poi, ormai siamo qui. Quindi che ci vuoi fare? Parto, rinvio il chiodo e seguo il diedro. All'inizio la roccia è un po' friabile e le protezioni servono più al morale che in caso di caduta. Aumenta il nervosismo. Ma metro dopo metro la qualità della roccia migliora e riesco a piazzare le prime protezioni decenti. Smette anche il tremore nelle gambe. Mi porto alla fine del diedro, aggiro a sinistra l'ultimo salto di roccia strapiombante e affondo le picche nel ghiaccio. Poi mi sposto a destra, con molta cautela salgo qualche metro lungo la stalattite di ghiaccio fino a raggiungere una specie di caverna, forse più simile a una cengia, comunque luogo ideale per la prossima sosta.

Ripartito per il tiro successivo, aggiro verso destra la colonna di ghiaccio che delimita la nostra sosta. Poi la risalgo lungo questo lato. Un fantastico tiro di ghiaccio. Molto esposto che mi porta alla fine della via. Sull’ultimo bombé di ghiaccio faccio sosta e preparo la calata.

Arrivati a casa bastano poche chiamate per svelare il proprietario del misterioso chiodo. La linea era stata tentata da un giovane ragazzo del posto che però si era calato dalla prima sosta a causa del tempo brutto. Felici della notizia, nei giorni che seguono iniziamo a preparare la relazione della via. Ma è già vecchia quasi prima di averla pubblicata. Quattro giorni dopo di noi è passata un'altra cordata che ha spittato il tiro di misto. Sette spit che cambiano il carattere della via. Unica consolazione, ora è una via bellissima, approcciabile da molte persone.

Il nome: anche nell’alpinismo l'era digitale ha trovato il suo ingresso. Per quanto montanari, mentalmente chiusi, ormai anche noi controlliamo sul cellulare il meteo, le condizioni, eventuali ripetizioni o relazioni. Già questo comporta alcune difficoltà. Ormai se non si controlla che la meta individuata per il fine settimana non sia apparsa in nessun forum. bisogna aspettarsi di essere in duecento in vetta. Non solo per un Hashtag vuole però essere una critica all'alpinista moderno. Quello di cui si resta sempre in dubbio se scala per sé e il proprio benessere o piuttosto per i suoi account Facebook, Twitter e quant'altro. L'alpinista che per voglia di autorappresentazione o perché di tanto in tanto gli danno un capellino o una maglietta ci riversa una slavina di foto. Foto che ieri erano qualcosa di particolare ma che ormai fanno parte dell'odiernità. L'alpinista quindi che potremmo benissimo soprannominare: Hashtag.

di Johannes Egger


SCHEDA: Solo per un altro Hashtag, Val Lasties, Sella, Dolomiti




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