Nuit Blanche, Cecilia Buil, Anna Torretta e le cascate magiche
Cecilia Buil racconta la salita, realizzata in coppia con Anna Torretta, di Nuit Blanche (110/80m, 6/III), la gran cascata aperta nel 1994 da Steve Haston e Patrick Naudin sulla Rive gauche del ghiacciao dell'Argentière (Monte Bianco). Una salita per ricordare e per ritrovare la magia del ghiaccio.
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Anna Torretta sul 2° tiro di Nuit Blanche, WI6
Joan Goyanes
Come nasce una (bella) salita? Cecilia Buil - alpinista spagnola che non ha bisogno di presentazioni - si aggirava tra Chamonix e Courmayeur con un'idea fissa: ripetere Nuit Blanche, la cascata scelta 10 anni fa da Iñaki Cabo (altro grande ice climber spagnolo) per introdurla all'arrampicata su ghiaccio. Tutti le dicevano però che non c'era nulla da fare: troppo caldo. In effetti così era, perché il vento caldo del Föhn non lasciava scampo. E questa è stata anche la risposta di Anna Torretta - l'altra ice climber top di questa storia. Ma, si sa, si può sempre andare a vedere com'è la situazione... Così Anna e Cecilia si sono ritrovate su quella cascata a cui Cecilia è tanto legata. Poi, come qualche volta accade e come ci racconta Cecilia, il piccolo miracolo s'è compiuto. Anche questa è la bellezza dell'alpinismo (per una volta) aldilà delle imprese.
NUIT BLANCHE di Cecilia Buil
Chamonix, siamo in attesa della funivia del Grand Montets. Sono con Anna Torretta, che ho incontrato in una pizzeria il giorno prima. Io avevo Nuit Blanche in testa, ma quando gliel'ho proposta mi ha risposto subito che in questi giorni di caldo le cascate a Chamonix sono veramente messe male. La mattina, al telefono un amico mi aveva detto la stessa cosa. Ne incontro un altro e mi ripete la storia. Ora siamo a +1° C ai 1850m della stazione del Grand Montets. Proviamo comunque: non abbiamo molto da perdere, solo i soldi della funivia e una mattina.
Nuit Blanche sta sopra il ghiacciaio dell'Argentiere e la speranza è che ci sia un "effetto frigorifero." E' sula parete Nord e all'attacco si accede scendendo in doppia, così dobbiamo solo fermarci un po' per vedere come sono le condizioni della cascata. Sono particolarmente emozionata, perché per me Nuit Blanche rappresenta un mito, e anche una conferma della mia progressione nell'arrampicata su ghiaccio. Quando è stata aperta era uno dei primi WI7, anche se nel corso degli anni, a causa di una maggiore alimentazione d'acqua per la presenza dei cannoni da neve, è stata un riferimento per il grado WI6.
Nonostante il suo spessore sia maggiore rispetto a quando è stata aperta Nuit Blanche non è più una grande cascata tecnicamente complicate con enormi cavolfiori, strapiombi e soffitti. Dieci anni fa, nel caldo gennaio del 2001 sono stata qui con Iñaki Cabo, allora avevo appena iniziando a scalare su ghiaccio. La salii da seconda con una piccozza con il manico dritto di mio fratello e la trovai difficilissima, ero appena all'inizio della scoperta di un mondo. Allora non avevo ancora chiaro cosa fosse l'arrampicata su ghiaccio né tanto meno che sarei riuscita a salire facilmente questa spettacolare cascata.
Anna scende in doppia i primi metri. Sembra non sia male, dice. Volevo urlare, ma mi è sembrato più opportuno scendere per controllare anche lo stato del ghiaccio. Anche se la parte alta era staccata dalla roccia, era abbastanza spessa da non rappresentare un problema. Il ghiaccio si presentava secco e non faceva molto caldo. Scendiamo... Siiiii! La doppia è separata dalla parete e rende evidente la verticalità della cascata.
Comincio con la prima lunghezza. E' come un labirinto di ghiaccio in cui bisogna trovare il percorso migliore tra i soffitti e i grandi volumi ghiacciati.. lo risolvo come meglio posso. Da giorni nessuno passa di qua, e certamente sulla cascata ha piovuto perché il ghiaccio è liscio, con poche possibilità di agganciare le picche. Una pancia, poi un'altra. L'arrampicata impone di pensare dove piantare le picche e dove mettere le protezione, a destra, a sinistra. Pochi metri prima della sosta il ghiaccio è fragile e le braccia sentono tutti i metri accumulati nel tiro...
Of belaaaaayy!!! Grido eccitata ad Anna. Lei non sente, è sotto e il crollo di tonnellate di ghiaccio assorbono tutto. Poco dopo giunge in sosta e attacca il secondo tiro, molto più omogeneo, ma altrettanto sostenuto e verticale. La colonna appoggia solo per un piccolo pezzo, ma sembra solida. Con attenzione sale centimetro per centimetro. Riposa, avvita il chiodo, sbuffa, parla, un altro passo...
In breve è in sosta. Salgo felice questo prezioso tiro con sicurezza, ricordando le difficoltà che avevo trovato in quell'inverno del 2001 in cui inizia seriamente a conoscere quel mondo dell'arrampicata su ghiaccio che è diventato parte di me.
Good job! Ci diciamo e con un abbraccio e qualche sorriso terminiamo questa salita che nessuno dava per possibile in un giorno così caldo come questo 17 gennaio. Ma sembra che se si ha fede, di tanto in tanto, è possibile trovare la valle incantata dove abita il gelo, e una magica via, come in questa occasione sono state l'Argentiere e Nuit Blanche.
Cecilia Buil
NUIT BLANCHE di Cecilia Buil
Chamonix, siamo in attesa della funivia del Grand Montets. Sono con Anna Torretta, che ho incontrato in una pizzeria il giorno prima. Io avevo Nuit Blanche in testa, ma quando gliel'ho proposta mi ha risposto subito che in questi giorni di caldo le cascate a Chamonix sono veramente messe male. La mattina, al telefono un amico mi aveva detto la stessa cosa. Ne incontro un altro e mi ripete la storia. Ora siamo a +1° C ai 1850m della stazione del Grand Montets. Proviamo comunque: non abbiamo molto da perdere, solo i soldi della funivia e una mattina.
Nuit Blanche sta sopra il ghiacciaio dell'Argentiere e la speranza è che ci sia un "effetto frigorifero." E' sula parete Nord e all'attacco si accede scendendo in doppia, così dobbiamo solo fermarci un po' per vedere come sono le condizioni della cascata. Sono particolarmente emozionata, perché per me Nuit Blanche rappresenta un mito, e anche una conferma della mia progressione nell'arrampicata su ghiaccio. Quando è stata aperta era uno dei primi WI7, anche se nel corso degli anni, a causa di una maggiore alimentazione d'acqua per la presenza dei cannoni da neve, è stata un riferimento per il grado WI6.
Nonostante il suo spessore sia maggiore rispetto a quando è stata aperta Nuit Blanche non è più una grande cascata tecnicamente complicate con enormi cavolfiori, strapiombi e soffitti. Dieci anni fa, nel caldo gennaio del 2001 sono stata qui con Iñaki Cabo, allora avevo appena iniziando a scalare su ghiaccio. La salii da seconda con una piccozza con il manico dritto di mio fratello e la trovai difficilissima, ero appena all'inizio della scoperta di un mondo. Allora non avevo ancora chiaro cosa fosse l'arrampicata su ghiaccio né tanto meno che sarei riuscita a salire facilmente questa spettacolare cascata.
Anna scende in doppia i primi metri. Sembra non sia male, dice. Volevo urlare, ma mi è sembrato più opportuno scendere per controllare anche lo stato del ghiaccio. Anche se la parte alta era staccata dalla roccia, era abbastanza spessa da non rappresentare un problema. Il ghiaccio si presentava secco e non faceva molto caldo. Scendiamo... Siiiii! La doppia è separata dalla parete e rende evidente la verticalità della cascata.
Comincio con la prima lunghezza. E' come un labirinto di ghiaccio in cui bisogna trovare il percorso migliore tra i soffitti e i grandi volumi ghiacciati.. lo risolvo come meglio posso. Da giorni nessuno passa di qua, e certamente sulla cascata ha piovuto perché il ghiaccio è liscio, con poche possibilità di agganciare le picche. Una pancia, poi un'altra. L'arrampicata impone di pensare dove piantare le picche e dove mettere le protezione, a destra, a sinistra. Pochi metri prima della sosta il ghiaccio è fragile e le braccia sentono tutti i metri accumulati nel tiro...
Of belaaaaayy!!! Grido eccitata ad Anna. Lei non sente, è sotto e il crollo di tonnellate di ghiaccio assorbono tutto. Poco dopo giunge in sosta e attacca il secondo tiro, molto più omogeneo, ma altrettanto sostenuto e verticale. La colonna appoggia solo per un piccolo pezzo, ma sembra solida. Con attenzione sale centimetro per centimetro. Riposa, avvita il chiodo, sbuffa, parla, un altro passo...
In breve è in sosta. Salgo felice questo prezioso tiro con sicurezza, ricordando le difficoltà che avevo trovato in quell'inverno del 2001 in cui inizia seriamente a conoscere quel mondo dell'arrampicata su ghiaccio che è diventato parte di me.
Good job! Ci diciamo e con un abbraccio e qualche sorriso terminiamo questa salita che nessuno dava per possibile in un giorno così caldo come questo 17 gennaio. Ma sembra che se si ha fede, di tanto in tanto, è possibile trovare la valle incantata dove abita il gelo, e una magica via, come in questa occasione sono state l'Argentiere e Nuit Blanche.
Cecilia Buil
Note:
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