Monte Bianco timelapse
Il timelapse del Monte Bianco dal fotografo e alpinista Davide Necchi.
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Il timelapse del Monte Bianco di Davide Necchi del 11-12 agosto 2012.
Davide Necchi
"Un tempo fu la notte. O meglio, fu una notte di 15 anni fa, in cui scoprii quasi per caso la fotografia “al buio”. Era il periodo della cometa Hale Bopp ed io ero un aspirante alpinista e un fotografo improvvisato, con poche certezze e tanta voglia di sperimentare (e, diciamocelo, un pizzico di masochismo). Fu così che da quel momento decisi che era giunto il momento… delle notti in bianco.
Ho sempre considerato la fotografia notturna come un modo totalmente diverso di fotografare, a cui accostarsi in un modo assai differente rispetto ai normali canoni. Se i sacri fondamenti sentenziano che a mezzogiorno è male fotografare perché la luce è “brutta”, che è bene fotografare al tramonto perché la luce regala contrasti…per me è bellissimo fotografare di notte perché la luce… non si vede. E tutto va immaginato. Il mirino è nero, non esistono display, esposimetri, istogrammi e programmi; l’inquadratura va costruita mentalmente, tutte le fasi dello scatto sono supportati solo minimamente agli automatismi, in pratica bisogna “inventarsi” completamente la foto… non si può azzerare!
E così ormai da anni vago, “a zonzo per le Montagne” alla ricerca di scenari che rendano al meglio l’ambiente notturno. È un gioco complesso e divertente, va pianificato accuratamente perché senza le condizioni ideali molte foto sarebbero irrealizzabili. Per certi versi è come organizzare un’ascensione, va colto il momento giusto, e spesso è proprio un momento fugace. Capita così di ritrovarmi la sera ad utilizzare svariati software di planetario e Google Earth per capire a che ora e se la luna andrà ad illuminare la Nord dell’Eiger o la Est del Cervino.
Ma da una notte all’altra, l’anno scorso, giunse il momento di cambiare: avvertivo il bisogno di una quarta dimensione, il tempo. Il video classico fatico ad assimilarlo, va troppo costruito, è troppo veloce e il fattore qualitativo viene sempre dopo la trama.
Così mi avvicinai per caso al Timelapse, che considero una specie di fotografia animata. I movimenti “fisici” sono nulli o minimi, ma quello che si muove è il tempo. In pochi secondi mostri ciò che accade in ore, ciò che alla “nostra velocità” sembra immobile diventa dinamico, una nuvola che staziona su una cima, per noi ferma, si mostra come un turbinio incessante. Anche le stelle sembrano correre. E l’uomo? Da qui nacque l’idea, che mi venne quasi per caso, di salire al cospetto di qualche cima famosa e immortalarne la salita con una “foto animata”. Perché dunque non iniziare con Sua Maestà il Monte Bianco?
Da un semplice tentativo, da profondo dilettante, ne è uscito più di quanto potessi sperare. Certo per un esperto di questa tecnica ci sono un’infinità di pecche: ad un certo punto si vede un brusco sobbalzo… alle 3 di notte dovetti cambiare la memoria piena… così il video si interrompe proprio sul più bello, a causa della dipartita della batteria.
Tuttavia da questa accozzaglia di errori sino ad arrivare al montaggio finale, in fondo il risultato voluto l’ho ottenuto: una “foto” che raccontasse l’ascensione al Monte Bianco, nel tempo…
La tecnica in fondo è semplice, si tratta di scattare una serie di foto ad intervalli regolari, da qualche secondo fino a mezzo minuto e poi montarli creando un video. L’impegno consiste nel trascinarsi ulteriore peso e aver voglia di bivaccare con di fianco un macinino che ogni 30 secondi emette il classico “stlok” dell’otturatore.
Poi si torna a casa, e si iniziano a far scorrere velocemente quelle singole immagini, quasi come si faceva da piccoli con i disegni fatti sulle pagine di un quaderno. Appare il tramonto, visto a posteriori forse un po’ troppo veloce, poi arriva il buio e la prima cordata in discesa dal Maudit, proveniente da chissà quale bellissima via… Arriva finalmente la Luna e improvvisamente la montagna si risveglia con le innumerevoli cordate dall’Aiguille du Midì e dal Gouter pronte alla partenza… Rapide arrivano le nuvole nel cielo, ma le cordate continuano a salire. Si intravede la cima. La batteria mi abbandona. Un gran peccato, è come calarsi all’ultimo tiro. Malgrado la vetta mi sia mancata, è stata una bella sfida, divertente da organizzare, bella da realizzare e di soddisfazione il risultato. Ora non resta che cercare il prossimo cimento… l’Aurora Boreale."
Davide Necchi
Note:
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www.davnec.eu |
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