Impressioni impressionanti: Patrick Berhault e il Monviso
Patrick Berhault e la cresta dal Colle delle Traversette al Monviso per ricordare che il gioco e l'alpinismo non è mai finito. Di Ivo Ferrari
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La Cresta Berhault, dal Monviso al Colle delle Traversette
Rifugio Giacoletti
Una sala piena di gente... silenzio. Sul grande schermo scorrono immagini "impensabili", nessun commento, solo tanto, tantissimo stupore e, alla fine, un applauso generale, tutti proiettati per l’intera serata in un altro mondo, tutti pronti ad uscire più sognatori. Un numero incalcolabile di salite, un lungo viaggio, una persona Unica, un alpinista Speciale... Rientro a casa contento e confuso: l’alpinismo e gli alpinisti sono sempre più visionari e... Forti!
Passano gli anni e con gli anni nascono nuovi "viaggi", nuovi "concatenamenti", nuove "traversate", i materiali si alleggeriscono sempre più e la velocità aumenta, tanto da sfuggire alle regole, diventando quasi, incomprensibile. Passano gli anni e il mio stupore svanisce, l’emozione si trasforma in normalità e l’alpinismo diventa "semplicità". Ma quella sera Lui era sceso tra noi, ed i nostri, i miei occhi avevano memorizzato una Cresta lunghissima, un susseguirsi di cornici gelide e inospitali mi aveva colpito, una salita "fuori" luogo e sconosciuta tanto che l’interesse aveva prevalso su tutto. Mai stato, mai vista... Il Monviso ferma sempre, nelle limpide giornate, il mio andare in cima alla Grignetta: lo vedo là, lontano e nitido, talmente perfetto da essere facile da disegnare, un triangolo puntato verso l’azzurro del cielo... e quella cresta?
Chiedo a Fulvio Scotto di raccontarmi, ed una volta raggiunta la cima del Monte, di mostrarmi la lunga Cresta: lo sguardo corre lontano, lunga, lunghissima. Sì, inimmaginabile per me semplice sognatore...
I primi salitori, Livio Patrile ed Hervè Tranchero nell’anno della mia nascita, il lontano 1968, il giovane solitario Riki Maero, fortissimo e determinato nell’agosto del 1990 in sole otto ore, e Lui il Grande, L’umile, l’inventore, il Genio... Ed ora, che tutto corre, qualcuno ha scritto e detto con l’ignoranza di chi non sa, che tutto è stato fatto, che dopo le sei meravigliose Nord concatenate in un solo inverno, è rimasto poco da fare mischiando nomi e salite di epoche diverse. Io penso a quella Cresta, al suo significato, alla sua storia. Ricordo quella sera, nitida e diversa, ed il suo Grande protagonista Patrick Berhault. E il Re di Pietra, stupendo nome per chiamare l’enorme Monviso ai cui suoi piedi nasce il fiume più bello...
Così è scritto nel sito del Rifugio Giacoletti:
La cresta dal Colle delle Traversette al MonViso rappresenta un importante capitolo dell’eccezionale traversata delle Alpi realizzata in 167 giorni da Patrick Berhault che ha concatenato le più belle pareti alpine dalla Slovenia alle Marittime in ventidue grandiose ascensioni "storiche". Già da tempo questo ambizioso itinerario è nei sogni degli alpinisti. Dal 27 giugno al 1° luglio 1968 Livio Patrile ed Hervè Tranchero, i fortissimi del momento, realizzano in 5 giorni, bivaccando quattro volte in parete, la loro grande performance. Percorrono la lunga Cresta Nord-Nord-Ovest del MonViso, poi dalla vetta del Viso raggiungono il Dado di Vallanta e completano infine la traversata scendendo lungo la Cresta Ovest del Dado. La lunga cronaca della traversata è scrupolosamente descritta nel libro "MONVISO Re di Pietra" da Ezio Nicoli che conclude con queste parole: "Salgono ancora al Gagliardone a dire che ce l’hanno fatta, che hanno rapito a qualche altro un sogno. Senza cattiveria". Trent’anni dopo, l’impresa di Patrik Berhault polverizza un altro sogno. L’otto e nove gennaio 2001 è autore in due giorni di una straordinaria impresa: da solo e in pieno inverno percorre integralmente la cresta dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Con questa fantastica avventura Berhault firma la prima solitaria invernale. Il 16 agosto 1990 Riki Maero, giovane alpinista di Piasco, realizzava un altro bellissimo exploit: la prima solitaria della lunghissima cresta in solo 8 ore dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. "L’uomo è felice – come dice Nietzsche – non quando è sazio, ma quando è capace di vittoria".
Il gioco continua... per chi sa giocare!
di Ivo Ferrari
>>> Tutte le news di Ivo Ferrari
Info: www.giacoletti.it/cresta-berhault
Passano gli anni e con gli anni nascono nuovi "viaggi", nuovi "concatenamenti", nuove "traversate", i materiali si alleggeriscono sempre più e la velocità aumenta, tanto da sfuggire alle regole, diventando quasi, incomprensibile. Passano gli anni e il mio stupore svanisce, l’emozione si trasforma in normalità e l’alpinismo diventa "semplicità". Ma quella sera Lui era sceso tra noi, ed i nostri, i miei occhi avevano memorizzato una Cresta lunghissima, un susseguirsi di cornici gelide e inospitali mi aveva colpito, una salita "fuori" luogo e sconosciuta tanto che l’interesse aveva prevalso su tutto. Mai stato, mai vista... Il Monviso ferma sempre, nelle limpide giornate, il mio andare in cima alla Grignetta: lo vedo là, lontano e nitido, talmente perfetto da essere facile da disegnare, un triangolo puntato verso l’azzurro del cielo... e quella cresta?
Chiedo a Fulvio Scotto di raccontarmi, ed una volta raggiunta la cima del Monte, di mostrarmi la lunga Cresta: lo sguardo corre lontano, lunga, lunghissima. Sì, inimmaginabile per me semplice sognatore...
I primi salitori, Livio Patrile ed Hervè Tranchero nell’anno della mia nascita, il lontano 1968, il giovane solitario Riki Maero, fortissimo e determinato nell’agosto del 1990 in sole otto ore, e Lui il Grande, L’umile, l’inventore, il Genio... Ed ora, che tutto corre, qualcuno ha scritto e detto con l’ignoranza di chi non sa, che tutto è stato fatto, che dopo le sei meravigliose Nord concatenate in un solo inverno, è rimasto poco da fare mischiando nomi e salite di epoche diverse. Io penso a quella Cresta, al suo significato, alla sua storia. Ricordo quella sera, nitida e diversa, ed il suo Grande protagonista Patrick Berhault. E il Re di Pietra, stupendo nome per chiamare l’enorme Monviso ai cui suoi piedi nasce il fiume più bello...
Così è scritto nel sito del Rifugio Giacoletti:
La cresta dal Colle delle Traversette al MonViso rappresenta un importante capitolo dell’eccezionale traversata delle Alpi realizzata in 167 giorni da Patrick Berhault che ha concatenato le più belle pareti alpine dalla Slovenia alle Marittime in ventidue grandiose ascensioni "storiche". Già da tempo questo ambizioso itinerario è nei sogni degli alpinisti. Dal 27 giugno al 1° luglio 1968 Livio Patrile ed Hervè Tranchero, i fortissimi del momento, realizzano in 5 giorni, bivaccando quattro volte in parete, la loro grande performance. Percorrono la lunga Cresta Nord-Nord-Ovest del MonViso, poi dalla vetta del Viso raggiungono il Dado di Vallanta e completano infine la traversata scendendo lungo la Cresta Ovest del Dado. La lunga cronaca della traversata è scrupolosamente descritta nel libro "MONVISO Re di Pietra" da Ezio Nicoli che conclude con queste parole: "Salgono ancora al Gagliardone a dire che ce l’hanno fatta, che hanno rapito a qualche altro un sogno. Senza cattiveria". Trent’anni dopo, l’impresa di Patrik Berhault polverizza un altro sogno. L’otto e nove gennaio 2001 è autore in due giorni di una straordinaria impresa: da solo e in pieno inverno percorre integralmente la cresta dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Con questa fantastica avventura Berhault firma la prima solitaria invernale. Il 16 agosto 1990 Riki Maero, giovane alpinista di Piasco, realizzava un altro bellissimo exploit: la prima solitaria della lunghissima cresta in solo 8 ore dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. "L’uomo è felice – come dice Nietzsche – non quando è sazio, ma quando è capace di vittoria".
Il gioco continua... per chi sa giocare!
di Ivo Ferrari
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Info: www.giacoletti.it/cresta-berhault
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