I 14 Ottomila di Miss Oh Eun-sun tra dubbi e certezze
Una commissione del KAF, il Club Alpino Coreano, ha definito “improbabile” la salita del Kangchenjunga da parte di Miss Oh Eun-sun mettendo in dubbio che l'alpinista coreana sia stata la prima donna a salire tutti i 14 Ottomila.
Ormai è di dominio pubblico: Miss Oh Eun-sun non è più la prima donna ad aver salito tutti i 14 Ottomila. O almeno così sembra. Anche se i comunicati di agenzia e molti siti specializzati lo danno per certo. Fatale per l'alpinista coreana sembra essere stato il pronunciamento dell'apposita commissione di 7 alpinisti anziani riunita dal KAF, cioè proprio dal Club Alpino del suo Paese, che ha definito “unlikely” (improbabile) la sua vetta del Kangchenjunga del 2009. Sia chiaro: questo non è un fulmine a ciel sereno. I dubbi sulla salita di Miss Oh erano conosciuti da tempo. E i sussurri e le voci, che ben più spesso di quanto si creda accompagnano le gesta degli alpinisti himalayani, non si sono mai spente. Compresa quella dell'alpinista basca Edurne Pasaban, la 2a “classificata” nella corsa in versione femminile alle 14 vette più alte. Tant'è che, anche prima d'ora, in molti definivano “contestato” quel Kangchenjunga di Miss Oh. Tra questi la stessa Miss Elizabeth Hawley, la giornalista americana vero “data base” vivente delle salite in Himalaya. Dunque adesso tutto è chiaro? Non proprio...
Veniamo ai fatti conosciuti. Come si legge su un approfondito articolo pubblicato da www.explorersweb.com, secondo i dati raccolti da Miss Elizabeth Hawley, Oh Eun-sun ha raggiunto la vetta della 3a montagna per altezza della terra (appunto il Kangchenjunga, suo 10° 8000) il 6 maggio 2009 alle alle 17:45 pm. Era la prima ad arrivarci in quella stagione e con lei c'erano 3 sherpa Dawa Wangchuk (Ongchu Dawa) Sherpa (Mathilow, Nepal), Sherpa Nurbu (Nurbugaon, Nepal) e Pema Tshering Sherpa (Walung Superiore, Nepal). Inoltre, particolare importante, le condizioni meteo erano difficili e la zona superiore della montagna era coperta dalle nuvole. Ma arriviamo al punto: di quella cima Miss Oh non è stata in grado di esibire nessuna foto, se non un'ultima immagine su un punto caratterizzato da una roccia che, indiscutibilmente, si trova ad almeno 2 ore dalla vetta. Lo stesso sponsor dell'alpinista coreana avrebbe confermato che le foto di vetta non sono state fatte, sia per il maltempo sia per la forte foschia (“serious white-out condition”). D'altra parte Dawa Wangchuk, il più esperto degli sherpa che accompagnavano Miss Oh e grande conoscitore del Kangchenjunga visto che è arrivato in cima 4 volte, ha ribadito l'arrivo in vetta. Mentre un altro degli sherpa sembra abbia detto che sono scesi prima e il terzo è ancora da sentire...
Poi ci sarebbe da raccontare della bandiera che la coreana doveva piantare in cima ma che altri alpinisti hanno ritrovato più in basso. E ancora della foto che sarebbe stata modificata con photoshop. Senza contare dei “tempi” di salita che all'inizio non sembravano congrui. E si potrebbe anche aggiungere che, mentre tutto ciò avveniva, Edurne Pasaban (appunto, l'alpinista basca che ora in molti ritengono la prima donna dei 14X8000) era proprio lì, al Campo base del Kangchenjunga. Pronta, dopo 12 giorni dalla salita della coreana, a raggiungerne la vetta il 18 maggio 2009. Per la Pasaban era il 12° Ottomila, aveva un vantaggio di 2 vette... poi si sa com'è andata. Anzi ancora non si sa. Visto che all'accreditata commissione dei 7 “saggi” del Club Alpino Coreano Miss Oh non si è presentata dichiarando però che “Continuerà a raccogliere tutte le prove per dimostrare la sua salita e chiederà il riesame della faccenda”.
Ecco è proprio questo il punto. La storia sembra annunciarsi come non finita, o meglio infinita come tante altre dell'alpinismo. Tanto più che, come giustamente scrive Explorersweb, tutti questi fatti erano già conosciuti prima che la commissione si riunisse. Dunque nulla sembra essere cambiato rispetto a quella definizione di vetta “contestata” o per usare il termine della Commissione Coreana “improbabile”. Ciò significa che per ora non ci sono prove certe e definitive né in un senso né nell'altro. E' la solita storia insomma che, purtroppo, l'alpinismo conosce bene. E che per essere sinceri anche altri alpinisti (a volte a torto) hanno subito.
Dunque senza affrettarci a cambiare le “classifiche”, forse è meglio sospendere il giudizio e aspettare quanto dirà Miss Oh. Quel che per ora resta è la verità di sempre: in moltissimi casi la prova certa a posteriori delle “bugie” o delle “verità” degli alpinisti è impossibile. In ogni caso ciò di cui possiamo essere certi è l'inutilità e l'assurdità di queste competizioni che, in montagna e soprattutto in Himalaya, ci sono e che però tutti si ostinano a negare. Senza aggiungere che si tratta di una “gara” che non è una “gara” perché, oltre a non esserci regole definite (basti pensare all'uso di ossigeno), non c'è neanche nessun controllo. Tra l'altro dovrebbe essere chiaro ormai che queste competizioni “nascoste” portano “male”, anzi fanno male all'alpinismo. Va detto che la responsabilità è anche nostra (di noi che comunichiamo l'alpinismo) quando ci soffermiamo così poco sul “come” si arriva in vetta.
Intanto, aspettando nuovi elementi da Miss Oh, sembra che per rendere reale e credibile una cima occorra assolutamente scattare almeno una foto. E' così da tempo. Ma lasciateci dire che è davvero un po' triste. Appunto per questo, come ha detto a suo tempo Nives Meroi - 11 Ottomila senza ossigeno e senza sherpa d'alta quota all'attivo - speriamo che almeno queste “corse” finiscano e che si possa voltare pagina... Purtroppo anche in questo caso sembra che non sia andata così.
Veniamo ai fatti conosciuti. Come si legge su un approfondito articolo pubblicato da www.explorersweb.com, secondo i dati raccolti da Miss Elizabeth Hawley, Oh Eun-sun ha raggiunto la vetta della 3a montagna per altezza della terra (appunto il Kangchenjunga, suo 10° 8000) il 6 maggio 2009 alle alle 17:45 pm. Era la prima ad arrivarci in quella stagione e con lei c'erano 3 sherpa Dawa Wangchuk (Ongchu Dawa) Sherpa (Mathilow, Nepal), Sherpa Nurbu (Nurbugaon, Nepal) e Pema Tshering Sherpa (Walung Superiore, Nepal). Inoltre, particolare importante, le condizioni meteo erano difficili e la zona superiore della montagna era coperta dalle nuvole. Ma arriviamo al punto: di quella cima Miss Oh non è stata in grado di esibire nessuna foto, se non un'ultima immagine su un punto caratterizzato da una roccia che, indiscutibilmente, si trova ad almeno 2 ore dalla vetta. Lo stesso sponsor dell'alpinista coreana avrebbe confermato che le foto di vetta non sono state fatte, sia per il maltempo sia per la forte foschia (“serious white-out condition”). D'altra parte Dawa Wangchuk, il più esperto degli sherpa che accompagnavano Miss Oh e grande conoscitore del Kangchenjunga visto che è arrivato in cima 4 volte, ha ribadito l'arrivo in vetta. Mentre un altro degli sherpa sembra abbia detto che sono scesi prima e il terzo è ancora da sentire...
Poi ci sarebbe da raccontare della bandiera che la coreana doveva piantare in cima ma che altri alpinisti hanno ritrovato più in basso. E ancora della foto che sarebbe stata modificata con photoshop. Senza contare dei “tempi” di salita che all'inizio non sembravano congrui. E si potrebbe anche aggiungere che, mentre tutto ciò avveniva, Edurne Pasaban (appunto, l'alpinista basca che ora in molti ritengono la prima donna dei 14X8000) era proprio lì, al Campo base del Kangchenjunga. Pronta, dopo 12 giorni dalla salita della coreana, a raggiungerne la vetta il 18 maggio 2009. Per la Pasaban era il 12° Ottomila, aveva un vantaggio di 2 vette... poi si sa com'è andata. Anzi ancora non si sa. Visto che all'accreditata commissione dei 7 “saggi” del Club Alpino Coreano Miss Oh non si è presentata dichiarando però che “Continuerà a raccogliere tutte le prove per dimostrare la sua salita e chiederà il riesame della faccenda”.
Ecco è proprio questo il punto. La storia sembra annunciarsi come non finita, o meglio infinita come tante altre dell'alpinismo. Tanto più che, come giustamente scrive Explorersweb, tutti questi fatti erano già conosciuti prima che la commissione si riunisse. Dunque nulla sembra essere cambiato rispetto a quella definizione di vetta “contestata” o per usare il termine della Commissione Coreana “improbabile”. Ciò significa che per ora non ci sono prove certe e definitive né in un senso né nell'altro. E' la solita storia insomma che, purtroppo, l'alpinismo conosce bene. E che per essere sinceri anche altri alpinisti (a volte a torto) hanno subito.
Dunque senza affrettarci a cambiare le “classifiche”, forse è meglio sospendere il giudizio e aspettare quanto dirà Miss Oh. Quel che per ora resta è la verità di sempre: in moltissimi casi la prova certa a posteriori delle “bugie” o delle “verità” degli alpinisti è impossibile. In ogni caso ciò di cui possiamo essere certi è l'inutilità e l'assurdità di queste competizioni che, in montagna e soprattutto in Himalaya, ci sono e che però tutti si ostinano a negare. Senza aggiungere che si tratta di una “gara” che non è una “gara” perché, oltre a non esserci regole definite (basti pensare all'uso di ossigeno), non c'è neanche nessun controllo. Tra l'altro dovrebbe essere chiaro ormai che queste competizioni “nascoste” portano “male”, anzi fanno male all'alpinismo. Va detto che la responsabilità è anche nostra (di noi che comunichiamo l'alpinismo) quando ci soffermiamo così poco sul “come” si arriva in vetta.
Intanto, aspettando nuovi elementi da Miss Oh, sembra che per rendere reale e credibile una cima occorra assolutamente scattare almeno una foto. E' così da tempo. Ma lasciateci dire che è davvero un po' triste. Appunto per questo, come ha detto a suo tempo Nives Meroi - 11 Ottomila senza ossigeno e senza sherpa d'alta quota all'attivo - speriamo che almeno queste “corse” finiscano e che si possa voltare pagina... Purtroppo anche in questo caso sembra che non sia andata così.
Note:
Links PlanetMountain | |
News Ottomila | |
Links www | |
www.explorersweb.com |
Ultime news
Expo / News
Expo / Prodotti
Realizzati uno ad uno in Dolomiti con lana merinos italiana.
Zaino da freeride e skitouring, equipaggiato con 2 device di sicurezza in caso di valanga: Sistema Airbag Alpride E2 e Riflettore RECCO
Scarpone ultraleggero, veloce per alpinismo tecnico.
Scarpone low-cut estremamente leggero e performante sviluppato per alpinismo tecnico.
Il guscio definitivo per ogni uscita invernale.
Nuovissimi sci SCOTT, leggeri per lo scialpinismo e modellati per il freeride.