Hansjörg Auer, i primi dettagli della solitaria sul Lupghar Sar West
Sono arrivati direttamente da Hansjörg Auer i primi dettagli della sua prima salita, effettuata in totale solitaria, della finora inviolata parete ovest del Lupghar Sar West. Come riportato, il 34enne alpinista dell’ Ötztal in Austria si era recato ai piedi della montagna di 7157 metri nel Karakorum Pakistano a metà giugno accompagnato soltanto da alcuni portatori ed un cuoco. Della montagna, salita per per la prima volta nel 1979 da una spedizione tedesca guidata da Hans Gloggner, Auer non sapeva pressoché nulla. Dopo aver raggiunto il campo base si è subito acclimatato, salendo fino a 6000 metri sulla cresta SO della La Rochele e gustando "un primo assaggio di cosa significhi stare da solo in quota."
Rientrato al campo base ha poi verificato l'accesso all’inviolata parete ovest e, dopo alcuni giorni di maltempo e neve, è arrivata una breve finestra di bel tempo. Auer è partito il 6 luglio e in 7 ore e mezzo è salito dal campo base a 4500 metri fino ad un buon posto per bivaccare proprio sotto la parete a circa 6200 metri. La mattina successiva è partito alle 5 e, salendo una linea sulla parte sinistra della parete, ha raggiunto la ripida cresta NO che ha seguito fino in cima, raggiunta alle 11:30 della mattinata del 7 luglio.
"Avevo portato con me materiale da bivacco fino alla cresta nel caso in cui arrivasse il brutto tempo" ha raccontato Auer "ma poi ho deciso di spingermi fino al punto più alto. Gli ultimi 200 metri di dislivello hanno offerto dell'arrampicata di misto, non troppo difficile ma comunque sufficientemente "piccante" per essere a 7000 metri ed in solitaria. Inoltre ho dovuto battere la traccia nella neve profonda fino alla cornice sommitale. Lì sono sicuro che ero abbastanza al limite, siccome mi trovavo sul versante sottovento della montagna. Ma non mi sentivo mai fuori dalla mia zona comfort."
Dopo aver raccolto un piccolo sasso come ricordo dalla cima, Auer ha subito iniziato la discesa che è stata tutt’altro che facile. "La discesa è stato un po’ una lotta, mi sentivo molto stanco e il tempo è cambiato. Non mi sono mai fermato fino a quando sono rientrato al campo base alle 8 di sera. Ho deciso di scendere arrampicando tutto in discesa, perché avevo soltanto una corda da 5 mm di 60 metri e mi è sembrato che disarrampicare sarebbe stato più veloce che cercare soste e costruire Abalakov su alcuni tratti di ghiaccio nero. Mi sarebbe piaciuto fare delle doppie, ma alla fine tutto è filato liscio."
Come ci ha raccontato Auer prima della partenza, a prescindere della cima raggiunta lui considerava l’intera spedizione in solitaria "il passo successivo" nella sua attività alpinistica. Adesso l’ha confermato: "questa salita è molto importante per me, perché l’ho sognata da 4 anni. Sin da quando ho salito il Kunyang Chhish East nel 2013 volevo capire cosa vuol dire essere da solo in quota. Sono molto contento di aver vissuto questa esperienza. E vorrei dedicare la salita al mio compianto amico Gerhard Fiegl."
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