Federica Mingolla e Edoardo Saccaro aprono big wall sul Nalumasortoq in Groenlandia
Tasermiut è il paradiso, non solo per arrampicare ma anche per vivere realmente in mezzo alla natura selvaggia. Edoardo Saccaro e io siamo sbarcati sul fiordo il 19 luglio, 2 giorni dopo la nostra partenza dall'Italia, è stato un viaggio pazzesco arrivare fin lì! Si incontrano paesaggi e paesi minuscoli, immensi spazi e civilizzazione ridottissima, i villaggi che vedi infatti sono solitamente costituiti da 10 case e qualche barca, un campo da calcio talvolta.
Dopo esserci adattati in modo brillante alla vita nel fiordo stabilendo il nostro BC, pescando, bevendo dal fiume e mangiando sotto il "Boulder" che in seguito è diventato la nostra cucina, ci siamo subito fatti un'idea di quelle che sarebbero state le nostre vie di acclimatamento. Volevamo esplorare un po' la roccia e capire il potenziale delle pareti, in vista dell'apertura di una nuova via.
Prima su Nalumasortoq e poi Ulamertorsuaq abbiamo assaporato il granito di questa valle e ci siamo resi conto che in realtà non è così solido e pulito come ci immaginavamo, presenta infatti un po' di insidie, soprattutto in placca, mentre in fessura rimane più solido, anche se talvolta ricoperto da spessi licheni.
La nostra via si è rivelata in un giorno di trekking. Stavo andando in ricognizione di una parete chiamata Half Dome con uno svedese simpatico conosciuto lì al campo base, Edo invece aveva male al tallone e mi aspettava alla tenda pescando un po' di cena, quando ho visto per la prima volta l'altra faccia del Nalu, la sud. Dal campo base puoi vedere solo la faccia ovest quindi tutta quella zona era più inesplorata.
Da quella prospettiva riuscii a scattare un bel po' di foto a quella linea che per me era così evidente e che solcava la parete proprio al centro facendo un po' di zig zag, per arrivare fino in cima spostandosi poco sulla destra.
Pensavo fosse una via già esistente, per forza doveva esserci qualcosa. Invece le mie aspettative per fortuna rimasero deluse e dopo aver passato in rassegna tutte le relazioni di cui eravamo in possesso, più altre di climbers presenti al campo, il verdetto fu che lì bisognava dare vita a una nuova linea, la nostra.
È nata così La Cura, una via di 525 metri che si sviluppa lungo l'inviolata parete sud del Nalu, una delle pareti che regnano a Tasermiut insieme a Ula e Ketil. All'inizio non sapevamo minimamente cosa aspettarci, la roccia sarebbe stata solida o sgretolosa come alcune delle vie che avevamo percorso i giorni prima? I punti neri erano delle chiazze d'acqua oppure solo una tonalità più scura della roccia? E poi… Avrebbe retto il tempo? Eravamo ormai all'inizio di agosto e tutti i locals ci stavano mettendo in guardia per i cambi di temperature che ci avrebbero sorpresi con l'andare avanti del mese, cambiando drasticamente la situazione delle pareti e impedendoci poi di scalare.
Per nostra fortuna, con soli 8 giorni spesi in parete suddivisi in 4 tentativi e innumerevoli ore spese a portare su e giù l'attrezzatura, siamo riusciti a portare a termine l'apertura della via senza però scalare tutte le lunghezze in libera. Il 16 agosto eravamo in cima alla parete sud del Nalu portando a termine l'ascensione e già si sentiva l'aria farsi più frizzante: stava arrivando il maltempo.
Il piano dopo era semplice: avremmo aspettato che passasse il brutto tempo per poi tornare in parete e lottare fino all'esaurimento delle energie per scrivere un numero di fianco a quei tiri e portare a termine il lavoro fatto fino ad adesso.
Ma quando tornammo in parete, dopo quasi una settimana ad aspettare al Campo Base che il tempo migliorasse, ad aspettarci c'erano cambiamenti radicali: le temperature erano invernali, il sole era diminuito di quasi 3 ore in parete e la roccia non riusciva a scaldarsi nonostante il sole alto nel cielo e la giornata priva di nuvole. Una vera disperazione per noi che eravamo lì apposta per scalare e non riuscivamo nemmeno a toglierci il doppio piumino e i calzettoni di lana per poter attaccare i tiri.
Dopo solo un giorno di tentativi e 2 notti gelide in portaledge, lasciammo che il malumore decidesse per noi, era una sconfitta che dovevamo accettare ed era giusto anche che andasse così, in fondo era ormai fine agosto ed eravamo in Groenlandia porca miseria!
La Cura sarebbe rimasta lì, noi saremmo tornati, forse sì o forse no, la mia speranza adesso è che questa via venga scalata, non importa se sarò io a farlo o qualcun altro, ma deve essere salita in libera perché é un vero dipinto fatto di fessure, archi e diedri super estetici.
Quindi fatevi avanti scalatori di Big wall e non solo, la Groenlandia è una vera scoperta, un posto che sicuramente vorrò rivedere molto presto, nel frattempo mi allenerò per completare la "Cura" e conserverò nel mio cuore un bellissimo ricordo di Tasermiut e della sua pace.
A presto
Federica Mingolla
Federica ringrazia: La Sportiva, Petzl, Sherpa Mountain Shop asporteyewear, goCamera, Firepot outdoor food, Sea to Summit
SCHEDA: La Cura, Nalumasortoq, Tasermiut Fjord, Groenlandia