Due nuove vie sul Kondge-Ri in Nepal per Cazzanelli, Favre, Gheza, Perruquet e Ratti
Dopo due anni di spedizioni annullate a causa della pandemia, la voglia di ripartire verso le grandi montagne dell’Himalaya era grande. Insieme ad un consolidato gruppo di amici decidiamo di approfittare dell’apertura del Nepal per andare nella regione del Khumbu con l’obiettivo di aprire un itinerario tecnico su una grande montagna.
Il gruppo è composto dal sottoscritto, François Cazzanelli, Emrik Favre, i giovani valdostani Jerome Perruquet e Roger Bovard e il giovane e talentuoso alpinista della val Camonica Leonardo Gheza. Dopo varie ricerche e discussioni decidiamo di dirigerci ai piedi del versante settentrionale del Tengkampoche, una imponente montagna di quasi 6.500 metri che si erge maestuosa al di sopra del villaggio di Thame, a circa 4 ore di marcia da Namche Bazar, il più grosso crocevia della valle del Khumbu. Oltre al famoso pilastro nord, anche l’intera bastionata nord-est della montagna che si estende fino alla parete nord del vicino Kondge-Ri ci offriva una serie di possibilità per aprire nuove vie tecniche e quindi una varietà di opzioni in funzione delle condizioni che avremmo trovato una volta arrivati al campo base.
A metà ottobre ci troviamo installati nel nostro campo base in una bellissima piana a quota 4.300mt alla base della montagna. Purtroppo però fin da subito il meteo non sembra essere dalla nostra: per i primi giorni di permanenza al campo base è prevista una intensa perturbazione con possibilità di forti nevicate in quota. Noi decidiamo comunque di non restare fermi e di cercare fin da subito di sfruttare il tempo a nostra disposizione per acclimatarci: saliamo ad un colle a quota 5.600 per passarvi una notte ben agitata nella bufera e sotto una nevicata insistente. Il giorno dopo ci svegliamo con le tende semisommerse nella neve e decidiamo di rientrare al campo base dove arriveremo fradici e sotto una nevicata che non accenna a smettere. Nevicherà ancora per tutta la notte seguente depositando in quota almeno 50cm di neve fresca.
Finalmente torna il sole a scaldare le nostre tende ma ci rendiamo subito conto che le condizioni in quota sono drasticamente cambiate: la quantità di neve caduta è decisamente considerevole e il vento che soffia forte non promette niente di buono per un assestamento uniforme del manto nevoso.
Nei pressi del campo base incontriamo anche il forte alpinista britannico Tom Livingstone insieme al compagno Matt Glenn, arrivati sul posto da un paio di settimane prima di noi, che ci raccontano aver già fatto un tentativo sul pilastro nord del Tengkangpoche e di avere tutto il materiale in parete pronto per un secondo tentativo non appena le condizioni lo permettano. Alla luce di tutto ciò ci sembra subito evidente che la cosa più sensata sia cercarci una nostra linea diversa da quella di Tom e Matt: c’è talmente tanto spazio libero su queste immense pareti!
Comunque per il momento il nostro obiettivo è terminare il nostro processo di acclimatamento e per questo motivo decidiamo di cercare di salire alla spalla di una montagna che domina il nostro campo base esattamente sul versante opposto della valle rispetto al Tengkangpoche (sfruttando quindi il versante sud esposto al sole nella speranza che questo abbia favorito l’assestamento della neve). Per i due giorni successivi ci dividiamo in due gruppi salendo due creste differenti della montagna fino ad una quota di quasi 6.000mt. Purtroppo le condizioni trovate sono lontane dall’essere ideali: ancora tanti accumuli instabili in quota ci fanno drizzare le antenne e prendere qualche spavento, facendoci capire che il manto nevoso è ancora tutt’altro che ben assestato!
Nel frattempo scopriamo che Tom e Matt sono partiti per il loro secondo tentativo al pilastro nord del Tengkangpoche: anche loro troveranno condizioni difficili con tanta neve in parete e fessure intasate dal ghiaccio che renderanno la progressione lunga e macchinosa ma nonostante tutto con grande perseveranza riusciranno dopo 6 bivacchi a concludere la loro via e conquistare la cima della montagna, davvero complimenti e “chapeau” a entrambi!
Dopo un paio di giorni di riposo al campo base decidiamo di partire all’esplorazione del versante nord-est del Tengkangpoche dove ci sembra esserci la possibilità di salire delle belle goulottes di ghiaccio e misto moderno. Per due giorni ci impegniamo aprendoci la via lungo uno zoccolo ancora intasato di neve fresca fino a uno quota di più di 5.000mt per poi però scoprire che la via che speravamo salire è minacciata da un grosso seracco situato proprio sotto la cima della montagna; inoltre vediamo da vicino che il forte vento che da diversi giorni soffia da sud-ovest ha accumulato una quantità davvero considerevole di neve proprio sopra le nostre teste. Manco a dirlo assistiamo da vicino ad una grossa scarica di neve e ghiaccio lungo la linea che avremmo voluto eventualmente salire e rientriamo quindi al campo base con il morale sotto i tacchi e con la consapevolezza che il nostro sogno su quella parete non potrà realizzarsi.
Passiamo i giorni successivi a cercare di capire quali altre la possibilità possiamo avere per aprire una nuova linea sull’immensa bastionata che sovrasta le nostre teste. Ormai il tempo stringe, l’inverno incalza e le temperature si fanno sempre più fredde, sappiamo che questa sarà la nostra ultima possibilità su questa montagna e vogliamo giocarcela bene. Per fortuna il meteo è dalla nostra parte e non ci sono in vista grosse perturbazioni, unico parametro da tenere d’occhio è il vento che in quota continua a soffiare insistente.
Dopo un giro di ricognizione fino a quasi 5.000mt io, François e Jerome individuiamo una porzione di parete nord del Kondge-Ri che offre neve ben assestata fino all’attacco e sembra avere delle belle linee di ghiaccio/misto salibili in perfetto stile alpino. Dall’uscita della parete ci sembra possibile attraversare in cresta fino in cima al Tengkampoche concatenando queste due bellissime montagne. Parliamo del progetto al resto del team e tutti ne sono entusiasti; in breve la decisione è presa, cominciamo a prepararci per almeno 3 o 4 giorni di avventura su queste belle montagne con l’idea di coronare il sogno della cima del Tengkangpoche.
Due giorni dopo, il bollettino meteo ci annuncia una finestra di tempo con vento relativamente calmo in quota e decidiamo di partire. Formiamo due cordate indipendenti per poterci muovere più agevolmente: François farà squadra con Leo mentre io, Jerome e Emrik formeremo l’altra cordata. A Roger è affidato il delicato compito di farci assistenza radio e comunicazioni dal campo base.
Partiamo alle prime luci dell’alba e nel giro di 3 ore abbondanti superiamo i quasi 1.000 metri di dislivello che ci separano dall’attacco della parete. Arrivati all’attacco decidiamo di dividerci su due linee indipendenti perché su questo genere di terreno é decisamente meglio scalare senza avere cordate sopra la testa che possono far cadere pietre e blocchi di ghiaccio.
François e Leo si dirigono verso un accattivante “placage” di ghiaccio fine alla nostra destra, mentre io e la mia cordata decidiamo di percorrere l’evidente diedro che solca la parete in diagonale verso sinistra. La nostra linea si rivela decisamente più impegnativa del previsto, degna delle più belle linee di misto tecnico del Monte Bianco. Dopo 11 lunghi tiri a corde praticamente sempre tese, arriviamo finalmente al colle a quota 5.700mt dove ritroviamo François e Leo che ci raccontano la loro linea dove hanno incontrato difficoltà molto simili alle nostre. E’ ormai buio, fa molto freddo e siamo stanchi, dobbiamo rapidamente installare il nostro bivacco per poterci riposare e reidratarci. Per fortuna al colle dove siamo usciti c’è lo spazio perfetto per poter installare le nostre due piccole tendine e in breve siamo al caldo nei nostri sacchi a pelo.
Il giorno dopo ce la prendiamo comoda, abbiamo bisogno di recuperare bene le energie, facciamo colazione con calma e ripartiamo quando il sole è già alto. La traversata delle creste del Kondge-Ri si rivela a tratti tecnica e impegnativa ma nel complesso meno articolata di quanto pensassimo in quanto molti torrioni possono essere agevolmente aggirati lato sud e nel primo pomeriggio ci ritroviamo già a fare foto sulla cima del Kondge-Ri. Proseguiamo su ampia cresta nevosa fino al colle a 6.000mt dove inizia la cresta finale del Tengkangpoche, qui decidiamo di mettere il nostro campo e attendere il giorno successivo per l’attacco alla cima.
La mattina seguente partiamo presto e saliamo rapidamente il primo tratto di cresta dove troviamo sul posto alcune corde fisse lasciate da una spedizione francese che ha tentato la salita dal versante sud-est nel periodo in cui noi ci stavamo acclimatando. Sfortunatamente le tracce dei francesi (e le corde fisse) si arrestano proprio dove la cresta diventa esposta e affilata, con qualche grossa e minacciosa cornice. Facendo molta attenzione riusciamo comunque a superare anche questo tratto e verso mezzogiorno siamo tutti in vetta al Tengkangpoche per una festa di abbracci e foto.
Anche la discesa si rivelerà meno facile del previsto: la “rampa” che rappresenta l’evidente discesa dal colle al campo base si rivela più ripida e carica di neve del previsto e ci costringerà a tratti di delicata “disarrampicata”. E’ ormai buio quando arriviamo tutti sani e salvi al campo base dove Roger e il nostro cuoco Santa ci aspettano con una torta gigante per festeggiare la riuscita di questa super avventura su queste bellissime montagne!
Di Francesco Ratti
Ratti ringrazia Millet, La Sportiva e Camp-Cassin
Gheza ringrazia La Sportiva, Camp-Cassin e Alpstation Brescia
Favre ringrazia Salewa, Grivel, Cebé, La biere d'Ayas e exordi app
Cazzanelli ringrazia Salewa, La Sportiva, Julbo, Garmin, Ski Trab e Cervinia Valtournenche Ski Paradise
Perruquet ringrazia Millet