Diretta Slovacca al Denali per Bullock e Houseman
"Da quando ho letto il racconto di Mark Twight sulla salita, effettuata insieme a Scott Backes e Steve House, della via slovacca in un'unica soluzione, ho sognato di tentare questa via. E' una di quelle vie da considerare come un rito di passaggio - cinquemilacinquecento piedi di arrampicata tecnica, tremilacinquecento piedi di alpinismo classico - novemilapiedi in totale (ho fatto la somma per chi è nullo in matematica come me). Salire la via slovacca è stata la realizzazione di un sogno..."
Ecco come l'alpinista britannico Nick Bullock riassume la sua ultima avventura, l'importantissima ripetizione assieme al suo connazionale Andy Houseman della diretta slovacca sul Monte Denali (alias McKinley) in Alaska. Una via, aperta in 11 giorni nel 1984 dai fortissimi slovacchi Blajez Adam, Tono Krizo e Franticek Korl, che supera la parete sud con 2700m di salita e difficoltà complessive di VI (scala Alaska) WI6 M6+ A2, ripetuta soltanto cinque volte in 28 anni, tra cui spicca ovviamente quella di Twight, Backes e House in 80 ore ... Facile capire quindi perché quella via e quella cima alta 6194m sono stati un sogno nel cassetto di Bullock e Houseman!
I due britannici hanno ripetuto la via in 84 ore complessive. Dopo una "falsa partenza" dovuta al seracco ancora in condizioni troppo pericolose, ecco la partenza alle 2:30am del 24 giungo. Dopo 9 ore di arrampicata consecutiva hanno raggiunto il primo bivacco nella parte terminale del grosso nevaio: "La maggior parte dell'arrampicata quel primo giorno" racconta Bullock nel suo blog "era accettabile ma una ripida colata di ghiaccio ha reso il tutto un po' piccante."
"Il secondo giorno siamo entrati nel vivo della via slovacca" continua Bullock "ventisette ore continue per raggiungere i pendii sul lato di Big Bertha (il grande seracco che separa i 58 tiri tecnici della via slovacca dalla via Cassin, n.d.r) e poi avanti fino alla via Cassin. L'arrampicata è simile a quella della Colton/Macintyre sulle Grandes Jorasses ma tutto in dimensione più grande: c'è semplicemente così tanta arrampicata di qualità. Canaloni, goulotte, cascate di ghiaccio, misto simile a quello che si trova nei Cairngorms in Scozia, ghiaccio dalle miglior cascate canadesi, e il tutto in un anfiteatro così grande da renderci insetti insignificanti."
Dopo 27 ore di arrampicata non-stop i due hanno raggiunto la fine delle difficoltà tecniche e hanno bivaccato una seconda notte lì dove la via slovacca si congiunge con la Via Cassin. Da notare che sull'ultimo tiro Houseman ha impiegato un'ora e mezza e ammette che non ha mai dovuto lottare così tanto come su quei 70 metri!
A questo punto, dopo un breve riposo, li separavano poco più di 1000m dalla cima. Un ultimo tratto considerato molto più facile tecnicamente rispetto al terreno già superato ma comunque un grande test, sopratutto di resistenza. Infatti, poco dopo essere ripartiti, i due sono stati bloccati dalla bufera e costretti ad un terzo bivacco. 16 ore più tardi, finalmente una breve finestra di bel tempo e la tanto desiderata cima alle 16:30 del 27 giugno.
"Salire la parte alta della via Cassin" afferma Bullock "è stata come attraversare il Purgatorio..." prima di conclude sul suo blog" anche se non ho scalato molto in Himalaya, la sensazione di essere "fuori dal mondo" non è mai stata così forte come su questa salita." Dopo essere scesi per la West Buttress, anche Housemann non ha dubbi "Sei giorni sulla montagna, quattro giorni sulla via è l'esperienza più appagante, impegnativa e totalmente appassionante che io abbia mai vissuto."
Per maggiori informazioni sulla salita ed altre foto visitate www.andyhouseman.blogspot.co.uk e www.nickbullock-climber.co.uk