Cerro Torre, David Lama e Daniel Steuerer in partenza
Intervista a David Lama, in partenza assieme a Daniel Steuerer per una spedizione al Cerro Torre in Patagonia. I due austriaci hanno un obbiettivo di grandissimo rilievo: tentare la prima libera della famosa Via del Compressore.
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David Lama in Kyrgyzstan
Rainer Eder
Cosa c'entra David Lama, il pluri-premiato campione del arrampicata sportiva, con il Cerro Torre? Questa era la domanda che ci siamo posti pochi giorni fa quando abbiamo saputo della sua imminente partenza per la Patagonia. A dire il vero negli ultimi anni il campione europeo boulder e Difficoltà ci ha sorpreso in varie occasioni 'fuori campo', con difficilissime vie di più tiri nelle Alpi e spedizioni in Yosemite, Cile e, quest'estate, persino in Kyrgyzstan. In questi anni il suo percorso dalla plastica verso le pareti si sta delineando sempre più netto e, a pensarci bene, non c'è da stupirsi quindi che la prossima avventura non sia una sfida di primissima categoria. Bella, affascinate, difficile... Lama, assieme al suo grande amico Daniel Steuerer, investirà tre mesi per tentare la salita in libera della Via del compressore al Cerro Torre. Né la montagna né la via hanno bisogno di introduzioni, tanto meno il famigerato tempo patagonico. Bastì soltanto dire che è una sfida di altissimo livello, che non è mai riuscita a nessuno e in cui David e Daniel ci dovranno mettere di tutto e di più.
Ciao David, fra poco incontrerai il Cerro Torre... come ti senti prima della partenza?
Le ultime settimane sono state abbastanza stressanti. Ho viaggiato molto tra gare di arrampicata, gli ultimi incontri per la spedizione al Torre e altri impegni. Adesso finalmente tutto è pianificato, il materiale è già pronto e inviato, e non vedo l'ora che tutto abbia inizio. Anche se quello che mi aspetta lì, mi preoccupa molto.
Raccontaci con chi condividerai questo progetto e come vi è venuto in mente?
Il mio partner si chiama Daniel Steuerer. In passato era uno dei miei più grandi avversari nella Coppa Europa. Un infortunio al gomito l'ha costretto ad abbandonare il circuito agonistico, ma non ha intaccato il suo amore per l'arrampicata si è dato alle vie alpine. Con il nostro viaggio nello Yosemite Valley nel 2006 è riuscito a farmi amare il terreno alpino e da quel momento abbiamo condiviso varie avventure assieme. In particolare l'inverno scorso abbiamo arrampicato molto assieme e abbiamo anche sviluppato ulteriormente l'idea del progetto al Cerro Torre, che in origine ci era stato suggerito da Hansjörg Auer.
Cosa sperate di fare?
L'obiettivo della spedizione è la prima libera della via del compressore al Cerro Torre. Tenteremo di salire lungo lo spigolo Sudest, per la via del compressore appunto. Ci sembra la linea più logica per una libera, anche se i tiri chiave ci aspettano proprio verso la cima, sulla Headwall.
Tra tutte come mai avete scelto proprio il Cerro Torre e la via del Compressore? Siamo sicuri che conosci bene la storia di questa montagna e questa via...
Vista da fuori, la nostra spedizione potrebbe ruotare soltanto attorno alla salita in libera. Io invece vedo la nostra avventura come una cosa grande e completa. Ciò a cui tengo sono tutte le esperienze e le impressioni che mi aspettano e la storia della montagna e della via ne fanno parte. Il Cerro Torre e la sua controversa prima salita sono un mito, nel mondo del alpinismo probabilmente non esiste una cosa simile. Alcuni alpinisti di rilievo hanno già tentato di salire la via del Compressore al Cerro Torre in libera, ma fino ad ora nessuno è riuscito a fare una libera completa. Questo mi affascina molto, senza contare che molti alpinisti considerano il Cerro Torre la montagna più difficile al mondo.
Cosa ti aspetti dalla Patagonia? E dal Torre in particolare?
L'anno scorso con una piccola spedizione sono stato sul lato nordovest della Patagonia, nel Cochamó. Il paesaggio è molto diverso da quello che ci aspetta nella regione del Torre, ma ci sono alcune cose in comune... Il tempo è il fattore decisivo: le tempeste sono il problema principale per gli arrampicatori in Patagonia e per una libera del Torre abbiamo bisogno almeno di due giorni consecutivi di bel tempo. Durante il primo giorno le scariche di ghiaccio tendono ad essere l'aspetto più pericoloso, nel secondo giorno potremmo osare un tentativo...
Noi ti conosciamo soprattutto come atleta (e campione) della gare di arrampicata... Sappiamo però che negli ultimi anni i tuoi orizzonti verticali si sono allargati: hai all'attivo diverse difficili multi-pitch nelle Alpi, una spedizione in Cile e quest'estate ti sei venturato nel Kyrgyzstan. Significa, che stai diventando un alpinista? O semplicemente che cerchi di abbinare l'alpinismo all'essere atleta? Se si, come è possibile?
Parallelamente alle mie gare sono sempre stato un appassionato ell'arrampicat su roccia. Arrampicare solo sulla plastica non mi è mai passato per la testa. Negli ultimi anni mi sono interessato sempre di più per il terreno alpino. Attualmente ci sono molte persone che fanno l'8c, quasi ogni settimana viene ripetuto un 9a. Ma il numero di persone che riescono a distanziarsi molto dall'ultima protezione, a 1000m da terra e superando difficoltà di 8a, è abbastanza piccolo.
Per quanto riguarda invece la combinazione spedizione e gare ho purtroppo dovuto constatare che sono due mondi completamente diversi, che si sposano difficilmente. Le spedizioni richiedono tantissime energie, che poi vengono a mancarti per le gare. Ma a me piacciono tutte le diverse forme di gioco di arrampicata. Negli anni futuri mi dedicherò ancora alle competizioni, poi però mi troverete sicuramente sempre di più su terreno alpino piuttosto che nelle sale di arrampicata.
Cosa giocherà il ruolo più importante in Patagonia e sul Torre?
Il meteo è il fattore principale. A parte questo, il lavoro di squadra tra me e Daniel sarà sicuramente decisivo. Staremo assieme per tre mesi. E' un lasso di tempo insolito, nella quale la tensione è già quasi programmata anche se Daniel è uno dei miei miglior amici!
Andrai in Patagonia con un fotografo, girerai anche un film. Sappiamo però che non volevi troppa pubblicità dei media prima di questa partenza. Grazie per questa intervista quindi. Ma non è che adesso c'è ancora più pressione?
Così tanti fattori sono legati a questa impresa che né Daniel né io riusciamo a controllarli tutti. Quello che però era importante per noi era essere completamente indipendenti dal resto del team per seguire il nostro obiettivo. Sia il fotografo sia il cineoperatore hanno esperienza di montagna, ciò nonostante verranno supportati da altre due guide alpine. Per quello che concerne me e Daniel, il nostro obiettivo è chiaro e lo vogliamo raggiungere qualsiasi pressione viene quindi da noi stessi.
Prima di augurati in bocca al lupo: cosa speri da questa avventura?
So che raccoglierò molte nuove esperienze. Non tutti hanno la possibilità di fare cose di questo tipo e vedo il tutto come un'enorme chance.
Ciao David, fra poco incontrerai il Cerro Torre... come ti senti prima della partenza?
Le ultime settimane sono state abbastanza stressanti. Ho viaggiato molto tra gare di arrampicata, gli ultimi incontri per la spedizione al Torre e altri impegni. Adesso finalmente tutto è pianificato, il materiale è già pronto e inviato, e non vedo l'ora che tutto abbia inizio. Anche se quello che mi aspetta lì, mi preoccupa molto.
Raccontaci con chi condividerai questo progetto e come vi è venuto in mente?
Il mio partner si chiama Daniel Steuerer. In passato era uno dei miei più grandi avversari nella Coppa Europa. Un infortunio al gomito l'ha costretto ad abbandonare il circuito agonistico, ma non ha intaccato il suo amore per l'arrampicata si è dato alle vie alpine. Con il nostro viaggio nello Yosemite Valley nel 2006 è riuscito a farmi amare il terreno alpino e da quel momento abbiamo condiviso varie avventure assieme. In particolare l'inverno scorso abbiamo arrampicato molto assieme e abbiamo anche sviluppato ulteriormente l'idea del progetto al Cerro Torre, che in origine ci era stato suggerito da Hansjörg Auer.
Cosa sperate di fare?
L'obiettivo della spedizione è la prima libera della via del compressore al Cerro Torre. Tenteremo di salire lungo lo spigolo Sudest, per la via del compressore appunto. Ci sembra la linea più logica per una libera, anche se i tiri chiave ci aspettano proprio verso la cima, sulla Headwall.
Tra tutte come mai avete scelto proprio il Cerro Torre e la via del Compressore? Siamo sicuri che conosci bene la storia di questa montagna e questa via...
Vista da fuori, la nostra spedizione potrebbe ruotare soltanto attorno alla salita in libera. Io invece vedo la nostra avventura come una cosa grande e completa. Ciò a cui tengo sono tutte le esperienze e le impressioni che mi aspettano e la storia della montagna e della via ne fanno parte. Il Cerro Torre e la sua controversa prima salita sono un mito, nel mondo del alpinismo probabilmente non esiste una cosa simile. Alcuni alpinisti di rilievo hanno già tentato di salire la via del Compressore al Cerro Torre in libera, ma fino ad ora nessuno è riuscito a fare una libera completa. Questo mi affascina molto, senza contare che molti alpinisti considerano il Cerro Torre la montagna più difficile al mondo.
Cosa ti aspetti dalla Patagonia? E dal Torre in particolare?
L'anno scorso con una piccola spedizione sono stato sul lato nordovest della Patagonia, nel Cochamó. Il paesaggio è molto diverso da quello che ci aspetta nella regione del Torre, ma ci sono alcune cose in comune... Il tempo è il fattore decisivo: le tempeste sono il problema principale per gli arrampicatori in Patagonia e per una libera del Torre abbiamo bisogno almeno di due giorni consecutivi di bel tempo. Durante il primo giorno le scariche di ghiaccio tendono ad essere l'aspetto più pericoloso, nel secondo giorno potremmo osare un tentativo...
Noi ti conosciamo soprattutto come atleta (e campione) della gare di arrampicata... Sappiamo però che negli ultimi anni i tuoi orizzonti verticali si sono allargati: hai all'attivo diverse difficili multi-pitch nelle Alpi, una spedizione in Cile e quest'estate ti sei venturato nel Kyrgyzstan. Significa, che stai diventando un alpinista? O semplicemente che cerchi di abbinare l'alpinismo all'essere atleta? Se si, come è possibile?
Parallelamente alle mie gare sono sempre stato un appassionato ell'arrampicat su roccia. Arrampicare solo sulla plastica non mi è mai passato per la testa. Negli ultimi anni mi sono interessato sempre di più per il terreno alpino. Attualmente ci sono molte persone che fanno l'8c, quasi ogni settimana viene ripetuto un 9a. Ma il numero di persone che riescono a distanziarsi molto dall'ultima protezione, a 1000m da terra e superando difficoltà di 8a, è abbastanza piccolo.
Per quanto riguarda invece la combinazione spedizione e gare ho purtroppo dovuto constatare che sono due mondi completamente diversi, che si sposano difficilmente. Le spedizioni richiedono tantissime energie, che poi vengono a mancarti per le gare. Ma a me piacciono tutte le diverse forme di gioco di arrampicata. Negli anni futuri mi dedicherò ancora alle competizioni, poi però mi troverete sicuramente sempre di più su terreno alpino piuttosto che nelle sale di arrampicata.
Cosa giocherà il ruolo più importante in Patagonia e sul Torre?
Il meteo è il fattore principale. A parte questo, il lavoro di squadra tra me e Daniel sarà sicuramente decisivo. Staremo assieme per tre mesi. E' un lasso di tempo insolito, nella quale la tensione è già quasi programmata anche se Daniel è uno dei miei miglior amici!
Andrai in Patagonia con un fotografo, girerai anche un film. Sappiamo però che non volevi troppa pubblicità dei media prima di questa partenza. Grazie per questa intervista quindi. Ma non è che adesso c'è ancora più pressione?
Così tanti fattori sono legati a questa impresa che né Daniel né io riusciamo a controllarli tutti. Quello che però era importante per noi era essere completamente indipendenti dal resto del team per seguire il nostro obiettivo. Sia il fotografo sia il cineoperatore hanno esperienza di montagna, ciò nonostante verranno supportati da altre due guide alpine. Per quello che concerne me e Daniel, il nostro obiettivo è chiaro e lo vogliamo raggiungere qualsiasi pressione viene quindi da noi stessi.
Prima di augurati in bocca al lupo: cosa speri da questa avventura?
So che raccoglierò molte nuove esperienze. Non tutti hanno la possibilità di fare cose di questo tipo e vedo il tutto come un'enorme chance.
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