BMC International Winter Meet 2014, il report di Tito Arosio
Quest’anno ho avuto la fortuna che il CAAI centrale mi abbia scelto come suo unico rappresentante per il BMC International Winter Meet 2014. Parto sapendo che sarò l’unico italiano e che non conosco nessuno; occasione esaltante per fare nuove conoscenze e vedere differenti visioni alpinistiche. Arrivo la sera del 26 gennaio insieme a tutti gli altri alpinisti alla Glenmore Lodge, campo base del Meet, nel cuore della Scozia. Il totale delle persone è elevato, ci sono 40 alpinisti di 27 nazioni differenti e altrettanti host, alpinisti anglosassoni.
Il Meet entra nel vivo dopo la cena, una conferenza di Simon Richardson illustra l’arrampicata invernale scozzese; le mie mani iniziano a sudare e non vedo l’ora che sia domani per provare questa specialità locale. Dopo la conferenza, davanti ad una buonissima birra, conosco Malcom, il mio host, cioè l’alpinista britannico con cui arrampicherò nei prossimi giorni, un ragazzo della mia età.
A mezzanotte inoltrata, decidiamo la meta per il giorno dopo; non ho la minima idea delle aree di arrampicata e soprattutto la gradazione mi è totalmente incomprensibile. Mi affido quindi totalmente a Malcom e nella selezione del materiale, vedo con orrore che decide di prendere solo un paio friends ma tanti nuts ed eccentrici enormi.
Parlando con altri alpinisti capisco che il livello del gruppo è veramente eterogeneo: dal mio simpaticissimo compagno di stanza, che ha preso in mano le piccozze solo un paio di volte ad alpinisti super esperti, come Nick Bullock e Will Sim, tra i migliori alpinisti UK.
Finalmente la mattina arriva, Malcom ed io partiamo in automobile per Stobe Coire Nan Lochan, (i nomi sono quasi tutti impronunciabili se non sei scozzese). Lasciamo la macchina sotto un’allegra pioggia, la cosa abbastanza particolare è di partire con la pioggia per andare a fare una via di ghiaccio e misto, infatti dobbiamo camminare fino al cosiddetto frozen level dove la pioggia si tramuta in neve.
Sotto la parete la visibilità è molto scarsa, ci sono spindrift ovunque, Malcom mi dice “real Scottish conditions today”, la cosa mi esalta non poco. Partiamo per la via Scabbard Chimney, una via che dovrebbe essere di misto, peccato che la troviamo quasi tutta ricoperta di ghiaccio: molto più facile ma molto meno proteggibile rispetto alle condizioni normali!
Intanto fuori dalla “armatura” in GoreTex, che tutti indossiamo, la bufera incombe. La via si svolge senza grossi problemi ma la cosa più bella che scopro, e venererò per tutto il resto della settimana, è il Bulldog; una specie di mini lama di piccozza che si martella dentro le fessure intasate di ghiaccio ed erba, è veramente una grande invenzione, ci si riesce a proteggere molto facilmente in situazioni altrimenti critiche.
Inoltre Malcom sul non portare troppi friend aveva ovviamente ragione, nelle fessure ci sono sempre un paio di millimetri di ghiaccio che rendono il friend per nulla affidabile, molto meglio un bel eccentrico che entra nella fessura a suon di martellate.
Il giorno volge al termine e siamo di ritorno alla Glenmore Lodge per l’ora di cena. La prima operazione da farsi al rientro nel lodge è stendere tutto l’abbigliamento, in modo che la mattina successiva non sia troppo bagnato, impensabile che possa essere addirittura asciutto visto l’alto tasso di umidità.
Tutte le sere c’è una conferenza differente, tutte bellissime all’insegna del classico umorismo britannico. Dopo le conferenze si va al bar e nel tempo di un paio di birre si decide la destinazione del giorno successivo, c’è anche una birra che si chiama spindrift; quindi posso dire che gli spindrift segnano la permanenza scozzese, sia di giorno che la sera!
La settimana trascorre veloce, le vie si susseguono, tutte bellissime; solo le sveglie mattutine diventano sempre più pesanti, visto le ore piccole delle serate! L’atmosfera è molto bella, c’è occasione di parlare con tutti, l’età media sia degli host sia dei guest è circa la mia, 27 anni, la cosa mi ha sorpreso parecchio, mi aspettavo una età media molto superiore. A metà settimana ogni ospite cambia host, arrampicherò con Neil, un simpatico climber di Sheffield.
Quest’anno la decisione delle mete è difficile in quanto c’è un inusuale quantità di neve che rende insolitamente alto il pericolo slavine, le condizioni migliori sono sempre nel nord est che dista 2 ore di macchina dal lodge, ciò rende particolarmente lunghe le giornate e spesso all’ora di cena la maggior parte dei team non sono ancora rientrati.
La settimana si conclude con un simpatico party che si protrae nella notte rendendo difficile il risveglio del giorno dopo! Il mattino seguente dopo una fugace colazione tutti i partecipanti lasciano il lodge chi per l’aeroporto, chi per la stazione, tutti accomunati da un’aria malinconica.
Ed è cosi che dopo una settimana rientro a casa arricchito più che mai e felice di aver compreso il concetto dell’alpinismo britannico: non è importante la lunghezza della parete ma l’importante è trovare l’avventura, e in questo l’arrampicata invernale scozzese ne è capomastro!!
Un grazie al CAAI che mi ha fatto vivere questa bella esperienza, alla BMC per aver ideato e realizzato queste iniziative.
Ed infine un grazie a Grivel, Grande Grimpe e Wild Climb per materiale che mi permette di vivere la mia passione verticale.
di Tito Arosio
Links
09/02/2012 - Il report di Marcello Sanguineti su Planetmountain.com
Il report sul sito ufficialewww.thebmc.co.uk
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