Arrampicare in Etiopia: il video di Edu Marin, Marco Jubes e Toti Valés
Il video della spedizione Etiopia verticale che lo scorso febbraio ha visto i climber e alpinisti spagnoli Edu Marin, Marco Jubes e Toti Valés protagonisti dell'apertura di due vie: Arenas Movedizas (350m, 7b+/c) e Costa Brava (800m, max 8a), entrambe salite in libera e a-vista.
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In apertura su Costa Brava (800m, max 8a), Samayata, Etiopia
archivio Edu Marin
L'arrampicata come avventura per tutte le latitudini. Nel caso degli spagnoli Edu Marin, Marco Jubes e Toti Valés tutto è successo in Etiopia, più precisamente nella regione di Tigray la più settentrionale del Paese, dove nel febbraio scorso hanno aperto 2 nuove vie. La prima Arenas Movedizas supera in 350 metri di 7b+/c) una parete vicina al villaggio di Hawzin seguendo una fessura su roccia arenaria tenera e di scarsa qualità. La seconda, Costa Brava, sempre caratterizzata dall'arrampicata in fessura e aperta da Marin e Jubes con un bivacco in parete poco sotto la vetta, raggiunge con 800m di sviluppo e difficoltà fino all'8a la cima monte Samayata (montagne di Adwa). Entrambe le vie sono state salite in libera, a-vista utilizzando protezioni veloci e pochi chiodi.
Edu Marin (climber da 9a l'ultimo, Era Bella (a Margalef), salito lo scorso maggio ha descritto l'esperienza come Unica, bella, pericolosa e, soprattutto, molto gratificante. Una grande lezione, a livello personale e professionale. Basti dire che oltre alla difficoltà e alle emozioni del tutto alpinistiche delle due vie, la spedizione, come fa notare Marin, non poteva contare su nessun aiuto esterno in caso di incidente. Il resto l'ha fatto l'ambiente e l'Africa... come l'inaspettato incontro in cima alla prima via: Abbiamo raggiunto la cima di notte scrive Marin nel suo blog ad aspettarci c'era un monaco di 70 e più anni, seduto con i piedi sospesi su un vuoto di 350 metri, impressionante!
Edu Marin (climber da 9a l'ultimo, Era Bella (a Margalef), salito lo scorso maggio ha descritto l'esperienza come Unica, bella, pericolosa e, soprattutto, molto gratificante. Una grande lezione, a livello personale e professionale. Basti dire che oltre alla difficoltà e alle emozioni del tutto alpinistiche delle due vie, la spedizione, come fa notare Marin, non poteva contare su nessun aiuto esterno in caso di incidente. Il resto l'ha fatto l'ambiente e l'Africa... come l'inaspettato incontro in cima alla prima via: Abbiamo raggiunto la cima di notte scrive Marin nel suo blog ad aspettarci c'era un monaco di 70 e più anni, seduto con i piedi sospesi su un vuoto di 350 metri, impressionante!
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