Alpinismo in Appennino, nuova via alla Punta Innominata nel Gruppo del Monte Terminillo

Il racconto di Pino Calandrella che, il 12 marzo 2017 con Fabio D’Adamo e Stefano Cascavilla, ha aperto Ginevra, una nuova via di arrampicata su ghiaccio e misto sulla parete NNE della Punta Innominata (2010m), nel gruppo del Monte Terminillo, Appennino
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Durante l'apertura della via Ginevra alla Punta Innominata: Pino Calandrella sul terzo tiro
Pino Calandrella

Molti si chiedono come sia possibile che nel 2017, con diversi secoli di alpinismo e frequentazione della montagna alle spalle, in un piccolo gruppo montuoso come il M. Terminillo, palestra invernale del centro Italia, ci siano ancora zone remote e poco, o niente, frequentate. Eppure è così, in queste che considero "le mie Montagne", ci sono valli e pareti ancora non battute delle masse e in alcuni casi quasi per niente conosciute. È il caso della valle che abbraccia questa piccola cima minore del gruppo, Punta Innominata, che esprime però una bella parete di quasi 200m. La roccia non è speciale, e quindi l’interesse è prettamente invernale, ma la maestosità dell’ambiente e l’isolamento sono eccezionali.

Avevo adocchiato questa linea qualche anno fa, ma poi le condizioni mutevoli tipiche dell’Appennino Centrale, il lavoro e gli impegni non mi hanno fatto mai cogliere l’attimo. Quest’anno, avendo poco tempo per allontanarmi da queste montagne ho avuto l’opportunità di controllare più spesso le condizioni e appena ne ho avuto l’occasione non me la sono fatta sfuggire.

Sabato 11 marzo, mi convinco che le condizioni ci siano, e quindi sentiti al telefono Fabio e Stefano organizzo una bella uscita domenicale. Mi chiedono: che facciamo domani, Pino? La mia risposta semplice: Punta Innominata…a provare qualcosa di nuovo!

Arrivati sotto la parete, mostro la linea a Fabio e Stefano, le condizioni ci sono, loro si fidano, siamo Amici, e sabbiamo che non sarà facile. Dopo il primo tiro non impegnativo, il secondo parte subito verticale su Alpin Ice non molto spesso e difficile da proteggere. Le picche tengono. La roccia non riceve chiodi facilmente, le viti non entrano del tutto…un viaggio di 50m, con lunghi tratti fra gli 80°-90° e un breve passo a 95°. La linea è bellissima, mi diverto, ma resto sempre concentrato, le protezioni non credo terrebbero, ogni tanto guardo Fabio e Stefano in sosta sotto la mia verticale, sembrano tranquilli. Esco sul nevaio e faccio sosta a su roccia, sono euforico, sono convinto di aver affrontato un tiro stupendo e impegnativo, il controllo che ho avuto su me stesso mi da la maggiore soddisfazione. Niente di eroico, solo un grande esercizio di controllo nel praticare quello che amo. Non c’è adrenalina, o comunque non la ricerco, non mi darebbe soddisfazione.

Il secondo tiro parte verticale, abbiamo la parete che incombe sopra la nostra testa, poi si appoggia un po’ per riimpennarsi. Faccio sosta in posizione quasi verticale. Mi domando dove si metteranno Stefano e Fabio, dovranno farsi dei gradini sul ghiaccio non ci sono alternative.

La ripartenza sul quarto tiro, mi vede affrontare un breve ma espostissimo traverso, alla fine del quale piazzando un micro friends, mi volto indietro e vedo i miei amici e compagni di cordata nella sosta verticale ed espostissima in cui li ho lasciati, nonostante ciò sorridono… l’essenza della cordata.

Il tiro continua poi verticale (75°-80°) per diversi metri. Sosto su roccia. Sono un po’ preoccupato per il traverso che dovranno affrontare i miei compagni di cordata, cerco di seguirli ed accompagnarli con la corda, con la voce posso fare poco, ci sentiamo a mala pena. Lo affrontano, certamente con tensione, ma molto bene, e quindi torno ad essere tranquillo. Manca un solo tiro, il quinto.

Scalare questa lunghezza di corda è ormai come volare, so che manca poco e che non può che essere più facile dei tiri precedenti. Esco in vetta, non ci credo, una grande soddisfazione, recupero Fabio e Stefano, e l’euforia è ormai incontrollabile.

Tre amici che hanno aperto una nuova e bellissima via sicuramente, ma che principalmente hanno affrontato un’esperienza al contempo individuale e di gruppo, una di quelle che ti restano nei ricordi e nel sangue per anni. Grazie amici miei!

Molti mi chiedono perché continuo ad aprire vie su queste montagne, la mia risposta è semplice, quando sei in parete la tua mente non distingue il nome della parete, o il blasone della stessa, vive l’esperienza dell’avventura, e questo mi basta!

di Pino Calandrella


SCHEDA: Via Ginevra, Punta Innominata nel Gruppo del Monte Terminillo

Pino Calandrella, vive a Leonessa (RI), è Istruttore Nazionale di Alpinismo e pratica la montagna in tutte le sue forme e discipline, come per molti, in una sorta di scelta di vita. Apritore di decine di Itinerari alpinistici invernali ed estivi, ha diverse spedizioni extraeuropee alle spalle (Argentina, Perù e Pakistan), in alcune delle quali è stato anche Capo Spedizione, come nell’ultima del 2014 nel Karakorum, dove con i suoi compagni di cordata ha effettuato una prima salita ad una vetta, nella valle dell’Homboro, successivamente battezzata Leonessa Peak.




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