Cime di Campo - Cime di Campo
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Cime di Campo: Cime Orientale, Cima Centrale, Cima Occidentale
Planetmountain
Bellezza
Primi salitori
Francis Fox Tuckett, H. E. Buxton, Christian Michel, Franz Biener 01/08/1864
Autore scheda
Eraldo Meraldi, Guida Alpina
Versante
est, nord-est, nord
Quota
3480 m
Difficoltà
PD poco difficile
Periodo
da giugno a ottobre
Le Cime di Campo dette anticamente Cime del Cristallo, sono le ultime elevazioni ad oriente della lunga catena del Cristallo: constano di tre vette di cui quella nord-ovest, unita per cresta al passo di Campo, è alta quasi come la sud-est; la centrale è la maggiore. Per ora ancora ben corazzate di ghiaccio sul versante nord precipitano verso la val Zebrù con imponenti pareti rocciose, solcate da profondi orridi canaloni racchiusi fra costole di roccia, formanti la selvaggia sponda settentrionale della valle e che destano stupore, specialmente nel tratto tra la Baita del Zebrù e quella di Pramighen. Tra la vetta orientale e lo sperone sud della Trafoier Eiswand si strozza la vedretta di Campo rompentesi verso valle ora purtroppo in continuo arretramento.
La prima ascensione della vetta maggiore e della N-O fu opera di F.F. Tuckett e H. E. Buxton con Chr. Michel e Fr. Biener l’1 agosto 1864, dal passo di Campo per la cresta N-E alla vetta N-O e per cresta alla centrale. La 1° ascensione italiana fu di Piero Pogliaghi con Luigi Bonetti dalla Vedretta di Campo nel 1881. Nel 1927 i temerari alpinisti Antonio Ballabio, Angelo e Romano Calegari effettuarono una grandiosa ascensione sulla imponente parete meridionale che porta alla cima SE sulla direttiva delle baite di Pecè in val Zebrù; una salita complessa per l’epoca e pericolosa per la continua caduta di sassi, su roccia quasi sempre friabile e con un dislivello complessivo di circa 1500 m.
Nel 1954 invece la cordata composta da Franco Fiocca, A.Fornaro e dal parroco don Biagio Muscetti invitato probabilmente all’ascensione come lasciapassare per i pericoli a cui andavano incontro, salì la maestosa parete sulla direttiva delle baite di Chitomas arrivando sulla cima centrale; superarono la parete in circa 8-9 ore dal fondovalle con oltre 1500 metri di dislivello su roccia da scadente a pessima con difficoltà fino al IV grado, una impresa notevole senza clamori di sorta.
Queste cime furono abbastanza frequentate fino ad oltre la metà del secolo scorso ed addirittura nel 1937 al passo di Tuckett a 3354 m s.l.m. venne costruito il rifugio Locatelli (ora diroccato) ad opera della sezione CAI di Bergamo; esso serviva principalmente come base d’appoggio nella allora molto frequentata traversata dal passo dello Stelvio al rifugio Quinto Alpini in alta val Zebrù. Nel 1975 a sostituire il detto rifugio inagibile è stato installato poco sopra il passo di Tukett, sulla cresta che porta all’anticima del Madaccio di Dentro, il bivacco Ninotta, il quale seppur un po’ malandato rende ancora il suo buon servizio.
Raggiungere le cime di Campo dalla val Zebrù sarà un’occasione unica ed irripetibile perché quando raggiungerete la vetta, un grandioso spettacolo si aprirà ai vostri occhi e non farete altro che ammirare il panorama rimanendo incantati e stupiti in rigoroso silenzio. Mai tanta bellezza alpina avrà riempito i vostri occhi e con qualche palpito ne accumulerete ancora di più quando l’occhio andrà a riposarsi sulla verde val Zebrù che da qui si domina in tutta la sua lunghezza.
La prima ascensione della vetta maggiore e della N-O fu opera di F.F. Tuckett e H. E. Buxton con Chr. Michel e Fr. Biener l’1 agosto 1864, dal passo di Campo per la cresta N-E alla vetta N-O e per cresta alla centrale. La 1° ascensione italiana fu di Piero Pogliaghi con Luigi Bonetti dalla Vedretta di Campo nel 1881. Nel 1927 i temerari alpinisti Antonio Ballabio, Angelo e Romano Calegari effettuarono una grandiosa ascensione sulla imponente parete meridionale che porta alla cima SE sulla direttiva delle baite di Pecè in val Zebrù; una salita complessa per l’epoca e pericolosa per la continua caduta di sassi, su roccia quasi sempre friabile e con un dislivello complessivo di circa 1500 m.
Nel 1954 invece la cordata composta da Franco Fiocca, A.Fornaro e dal parroco don Biagio Muscetti invitato probabilmente all’ascensione come lasciapassare per i pericoli a cui andavano incontro, salì la maestosa parete sulla direttiva delle baite di Chitomas arrivando sulla cima centrale; superarono la parete in circa 8-9 ore dal fondovalle con oltre 1500 metri di dislivello su roccia da scadente a pessima con difficoltà fino al IV grado, una impresa notevole senza clamori di sorta.
Queste cime furono abbastanza frequentate fino ad oltre la metà del secolo scorso ed addirittura nel 1937 al passo di Tuckett a 3354 m s.l.m. venne costruito il rifugio Locatelli (ora diroccato) ad opera della sezione CAI di Bergamo; esso serviva principalmente come base d’appoggio nella allora molto frequentata traversata dal passo dello Stelvio al rifugio Quinto Alpini in alta val Zebrù. Nel 1975 a sostituire il detto rifugio inagibile è stato installato poco sopra il passo di Tukett, sulla cresta che porta all’anticima del Madaccio di Dentro, il bivacco Ninotta, il quale seppur un po’ malandato rende ancora il suo buon servizio.
Raggiungere le cime di Campo dalla val Zebrù sarà un’occasione unica ed irripetibile perché quando raggiungerete la vetta, un grandioso spettacolo si aprirà ai vostri occhi e non farete altro che ammirare il panorama rimanendo incantati e stupiti in rigoroso silenzio. Mai tanta bellezza alpina avrà riempito i vostri occhi e con qualche palpito ne accumulerete ancora di più quando l’occhio andrà a riposarsi sulla verde val Zebrù che da qui si domina in tutta la sua lunghezza.
Accesso generale
Da Bormio si prende la strada che porta in Valfurva, passata la frazione di Uzza si arriva a San Nicolò. Da qui a destra della sede comunale, si sale verso Madonna dei Monti e si raggiunge la frazione di Niblogo dove si posteggia. Itinerario
Si segue la carrareccia della val Zebrù dalla frazione Niblogo e raggiunte le baite di Campo (questo tratto potrebbe essere effettuato in bicicletta) ci si porta in prossimità del rifugio Campo. Poco prima si scende al torrente ed individuato il piccolo ponticello ci si porta sul lato destro idrografico della valle. Si continua ora salendo nel bel bosco di pini mughi lungo il sentiero che a tornanti si alza gradualmente sul ciglio destro della parte iniziale della val di Campo arrivando fino al limite del bosco. Poco dopo l’ultimo tornante conviene gradualmente portarsi a sinistra per un centinaio di metri fino ad una costola prativa che si sale fino al suo termine. Da qui verso sinistra seguendo una cengia ascendente si entra nel vallone lambito a destra dalle irte pareti del Sasso Rotondo. Si segue il solco vallivo per qualche centinaio di metri portandosi poi a sinistra e salendo qua e là su ripidi sfasciumi intervallati da facili tratti rocciosi si raggiunge il bordo del falsopiano che nemmeno tantissimi anni fa era lambito dal ghiacciaio di Campo. Si prosegue più o meno al centro della detritica amena vallata che poi piega decisamente verso occidente e seguendo una costola ci si porta nella parte più alta e a destra della lingua terminale della vedretta di Campo. Si entra così sul ghiacciaio e passando alla base dei contrafforti meridionali del Madaccio di Dentro, si perviene nel grande pianoro sotto il passo di Tukett. A questo punto la parte finale della salita si fa ben evidente e in funzione delle condizioni dell’innevamento si deciderà se salire sulla prima cima, quella orientale (it. 1a), oppure sulla più elevata centrale con la occidentale. Il bacino sommitale del ghiacciaio è sempre stato caratterizzato da un’evidente dorsale nevosa che porta alla cima orientale ma con le condizioni climatiche attuali il ghiacciaio perdendo consistenza ha di fatto reso complicato questo passaggio sopra la crepaccia terminale; un buon innevamento ne facilita certamente il superamento. Oltre questo tratto la pendenza diminuisce gradualmente fino a raggiungere la cresta e seguendola verso sinistra ci si porta in breve alla vetta orientale. Per la traversata alla cima centrale (it. 1b) si segue in discesa la facile cresta verso ovest e arrivati al punto più basso si continua iniziando a salire per un centinaio di metri fino a quando conviene spostarsi sul versante meridionale in traversata ascendente a sinistra rimontando poi la cresta fino alla vetta. In altre condizioni conviene salire alla cima Centrale lungo lo scivolo a destra della direttiva della cima; esso presenta pendenze intorno ai 40-45° ma solitamente l’innevamento rimane perenne. Salito il ripido pendio a destra si raggiunge facilmente la cima nord-occidentale 3468 m (it. 1d) mentre piegando a sinistra seguendo la cresta ovest si raggiunge la cima centrale (it. 1c). Le cime di Campo sono raggiungibili più semplicemente anche partendo dal passo dello Stelvio, passando dalla zona sciistica, dalla vedretta del Madaccio fino al passo di Tuckett per poi scendere sulla vedretta di Campo, ma sarà tutta un’altra storia. Discesa
Lungo le vie di salita. Materiale
Base da alpinismo, corda, piccozza e ramponi Note
Quote di partenza: località Niblogo 1600 m - località Campo 1980 m
Punti d’appoggio in val Zebrù: rifugio Campo tel. 0342.929185, 347.2443693 - Ristoro La Baita 0342.1895103 - Rifugio Quinto Alpini 0342.929170 Cartografia
Kompass 96 Bormio, Livigno, Alta Valtellina 1:50.000
Da Bormio si prende la strada che porta in Valfurva, passata la frazione di Uzza si arriva a San Nicolò. Da qui a destra della sede comunale, si sale verso Madonna dei Monti e si raggiunge la frazione di Niblogo dove si posteggia. Itinerario
Si segue la carrareccia della val Zebrù dalla frazione Niblogo e raggiunte le baite di Campo (questo tratto potrebbe essere effettuato in bicicletta) ci si porta in prossimità del rifugio Campo. Poco prima si scende al torrente ed individuato il piccolo ponticello ci si porta sul lato destro idrografico della valle. Si continua ora salendo nel bel bosco di pini mughi lungo il sentiero che a tornanti si alza gradualmente sul ciglio destro della parte iniziale della val di Campo arrivando fino al limite del bosco. Poco dopo l’ultimo tornante conviene gradualmente portarsi a sinistra per un centinaio di metri fino ad una costola prativa che si sale fino al suo termine. Da qui verso sinistra seguendo una cengia ascendente si entra nel vallone lambito a destra dalle irte pareti del Sasso Rotondo. Si segue il solco vallivo per qualche centinaio di metri portandosi poi a sinistra e salendo qua e là su ripidi sfasciumi intervallati da facili tratti rocciosi si raggiunge il bordo del falsopiano che nemmeno tantissimi anni fa era lambito dal ghiacciaio di Campo. Si prosegue più o meno al centro della detritica amena vallata che poi piega decisamente verso occidente e seguendo una costola ci si porta nella parte più alta e a destra della lingua terminale della vedretta di Campo. Si entra così sul ghiacciaio e passando alla base dei contrafforti meridionali del Madaccio di Dentro, si perviene nel grande pianoro sotto il passo di Tukett. A questo punto la parte finale della salita si fa ben evidente e in funzione delle condizioni dell’innevamento si deciderà se salire sulla prima cima, quella orientale (it. 1a), oppure sulla più elevata centrale con la occidentale. Il bacino sommitale del ghiacciaio è sempre stato caratterizzato da un’evidente dorsale nevosa che porta alla cima orientale ma con le condizioni climatiche attuali il ghiacciaio perdendo consistenza ha di fatto reso complicato questo passaggio sopra la crepaccia terminale; un buon innevamento ne facilita certamente il superamento. Oltre questo tratto la pendenza diminuisce gradualmente fino a raggiungere la cresta e seguendola verso sinistra ci si porta in breve alla vetta orientale. Per la traversata alla cima centrale (it. 1b) si segue in discesa la facile cresta verso ovest e arrivati al punto più basso si continua iniziando a salire per un centinaio di metri fino a quando conviene spostarsi sul versante meridionale in traversata ascendente a sinistra rimontando poi la cresta fino alla vetta. In altre condizioni conviene salire alla cima Centrale lungo lo scivolo a destra della direttiva della cima; esso presenta pendenze intorno ai 40-45° ma solitamente l’innevamento rimane perenne. Salito il ripido pendio a destra si raggiunge facilmente la cima nord-occidentale 3468 m (it. 1d) mentre piegando a sinistra seguendo la cresta ovest si raggiunge la cima centrale (it. 1c). Le cime di Campo sono raggiungibili più semplicemente anche partendo dal passo dello Stelvio, passando dalla zona sciistica, dalla vedretta del Madaccio fino al passo di Tuckett per poi scendere sulla vedretta di Campo, ma sarà tutta un’altra storia. Discesa
Lungo le vie di salita. Materiale
Base da alpinismo, corda, piccozza e ramponi Note
Quote di partenza: località Niblogo 1600 m - località Campo 1980 m
Punti d’appoggio in val Zebrù: rifugio Campo tel. 0342.929185, 347.2443693 - Ristoro La Baita 0342.1895103 - Rifugio Quinto Alpini 0342.929170 Cartografia
Kompass 96 Bormio, Livigno, Alta Valtellina 1:50.000
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Primi salitori
Francis Fox Tuckett, H. E. Buxton, Christian Michel, Franz Biener 01/08/1864
Autore scheda
Eraldo Meraldi, Guida Alpina
Versante
est, nord-est, nord
Quota
3480 m
Difficoltà
PD poco difficile
Periodo
da giugno a ottobre
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