White Planet: lettera aperta agli sciatori

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta di White Planet a tutti gli amanti dello sci.
Snow, Damiano Levati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta dell'Associazione White Planet a tutti gli amanti dello sci.

In tempi in cui molti sciatori italiani (telemarker, freerider, sci alpinisti ma anche sciatori tout court) vivono sempre più costretti tra limiti e restrizioni, tra paure e impossibilità di riconoscersi in un'attività sempre più osteggiata e spersonalizzata, quella di White Planet ci è sembrata una (intelligente) voce fuori dal coro che merita senz'altro attenzione.

La proposta di Paolo Tassi è una possibilità, un punto d'inizio per una discussione che, partendo dai praticanti, smonti, ricostruisca e dia senso alle asettiche e "burocratiche" norme (anche economiche) che regolano il nostro mondo della neve... e questo anche per una ricerca della migliore sicurezza possibile, cosa che non si ottiene certo solo con le segnaletiche di pericolo...


LA PREMESSA

L’Associazione The White Planet è formata da un gruppo di quattro appassionati sciatori: Morten Aass, Maurizio Zanolla (Manolo), John Falkiner e Luca Gasparini. Siamo tutti appassionati sciatori e in alcuni casi anche titolati. Manolo è Guida Alpina; John Falkiner è Guida Alpina e maestro di sci; Luca Gasparini è maestro di sci e Istruttore Nazionale di Telemark. I membri di The White Planet hanno in comune una passione: il telemark; un amore: la montagna invernale. The White Planet fa attività di diffusione del telemark, dello sci fuori pista ma in fin dei conti di uno sci più “naturale” meno stressato e dipendente da impianti, tessere e code e tutto quello che oggi va di pari passo con la cosiddetta pratica dello sci.

The White Planet ha un sito internet (
www.thewhiteplanet.it) e nel sito ha anche un forum. Nel forum all’incirca quattro settimane fa la Guida Alpina di Cortina Paolo Tassi ha provocatoriamente aperto una discussione invitando ad esprimersi su una politica delle stazioni sciistiche e degli impiantisti che considerasse una riduzione oppure una limitazione nel tempo e nello spazio della battitura delle piste. La discussione ha riscosso un notevole successo. Chi ha scritto dichiarandosi d’accordo per motivi di ritorno ad uno sci più naturale; chi a uno sci più tecnico; chi a motivi di sicurezza (meno “bigliardi” meno sciatori ad alta velocità); chi a minor inquinamento per il minor utilizzo di battipista; chi a risparmi nella battitura che potrebbero risolversi in prezzi ridotti delle tessere.

Insomma un vero e proprio “coro” di istanze. Al che il problema è stato cercare di far passare questa voce ed io – Luca Gasparini – presidente di The White Planet ho proposto di redigere il testo di una “lettera aperta” da mettere, in prima battuta, nel forum per essere sottoscritta da quanti più amanti dello sci possibile e poi da inviare alle riviste di sci, montagna o coinvolte nello studio delle dinamiche della vita di montagna.


LETTERA APERTA DI WHITE PLANET

Forse è davvero ora di cambiare. E' ora di fermarsi e riflettere. E' ora di ricominciare a pensare; a sognare, anche. Guardiamoci intorno. Altrove lo stanno già facendo.
Ci vogliono fantasia, immaginazione e coraggio.
Stiamo parlando di un'inversione di tendenza, o se preferite di una modesta proposta: cambiare aspetto a sostanza alle stazioni sciistiche.

Osserviamo e riflettiamo: fra costi crescenti e ripetitività esasperata, lo sciare diventa sempre più prevedibile, uguale a sé stesso, perfino noioso. Il trasferimento della dimensione urbana - lo scorrere del traffico, i fiumi in piena delle automobili - sui fragili equilibri della montagna esige impianti sempre più capaci e veloci per sciovie come autostrade, altrettanto veloci, apparentemente più facili, nell'assenza pressoché totale della scoperta e della sorpresa. Scorrere, gomito a gomito, nel riprodursi ossessivo di situazioni urbane: nel bene e nel male non fanno che moltiplicare regolamenti e divieti.

Cambiare invece si può. Cambiare si deve. Abbiamo detto che ci vogliono fantasia, immaginazione, coraggio: qualità imprenditoriali. Perché non usarle per rinnovare il panorama dello sci, per dargli una marcia in più, quel entusiasmo che comincia a mancare, soffocato dal prefabbricato, dall'artificiale, dal troppo comodo?

Fantasia: ricordare e sognare quel mondo incantato fatto di silenzi e solitudini che lasciano esaltati e sgomenti, muti di fronte alla pura e aspra bellezza di una montagna dove lo sciatore non sia più un invasore ma una presenza animale discreta e leggera.

Immaginazione: scoprire che si può usare quello che c'è già ma alleggerendo al massimo la pressione sull'ambiente. In altre parole, immaginare che le stazioni sciistiche - là dove possibile - RIDUCANO IL NUMERO DI PISTE BATTUTE, lasciando al gioco della trasformazione della neve la sorpresa di un ambiente da sciare sempre nuovo. La "autoriduzione" del battuto potrebbe essere graduata e alternata col progredire o col variare della stagione: sarebbe un elemento di novità, di imprevedibilità, di scoperta. Il gioco tornerebbe ad essere non artefatto, la soddisfazione non garantita ma guadagnata, si imparerebbe a conoscere un po' più la neve e la montagna invernale.

Coraggio: delle tre virtù la più difficile da praticare. E' quella che si chiede alle società di gestione degli impianti, alle scuola di sci, agli amministratori locali, alle riviste di sci che fanno opinione, alle aziende che con la pubblicità ne fanno ancora di più. Perché non scommettere sulla novità, non arrivare per primi a indovinare l'evoluzione delle sensibilità, i cambiamenti dei gusti? Perché ignorare una tendenza che è in crescita da anni?

Il fuori pista, il freeride, bisogna farlo sul serio. Non basta mettere un cartello per fra diventare la località X "il tempio del freeride", se qualcosa non cambia. In altre parole: se non si lascia del "non battuto" cos'è "free"? Forse la diminuzione dei costi di battitura e manutenzione favorirebbe anche il contenimento dei prezzi e così il rinnovato interesse di possibili utenti.

Certo, il coraggio richiesto agli impiantisti è la qualità dell'imprenditore che rischia, quello vero, che non campa sullo scontato e sul garantito. D'altro canto le prospettive offerte da un turismo sciatorio di scoperta aprono possibilità di salti di qualità alle grandi stazioni ruggenti come alle piccole e sonnecchianti realtà di provincia, che se va bene sopravvivono da una stagione all'altra, mentre potrebbero - forse - evolvere in una costellazione di piccoli gioielli locali, dove crescerebbe e si affermerebbe la figura professionale e la cultura dello sciatore di punta "local" magari sostenuto dalla stazione e dalle aziende.

Fantasia, immaginazione, coraggio. Chi se la sente - tra noi sciatori - di misurarsi su questo terreno, firmi questa lettera aperta che verrà spedita a tutte le riviste di settore appena avremo raccolto un ragionevole numero di firme.

Associazione The White Plane
t

Firme raccolte al 10 febbraio 2005 circa 140

 Firma sul forum The White Planet

Info
www.thewhiteplanet.it
Forum The White Planet

Foto: Damiano Levati.


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