Scialpinismo negli Appennini, Monti Sibillini e Gran Sasso
L’Appennino centrale è un vero paradiso per lo scialpinismo, e nonostante le quote modeste e le latitudini decisamente meridionali permette una stagione che spesso si prolunga per sei mesi, in pratica dai primi di dicembre fino alla fine di maggio.
I gruppi montuosi che si dipanano attraverso tre regioni, Marche Umbria ed Abruzzo, presentano caratteristiche e orografia talmente differenziate da consentire una scelta praticamente per ogni tipo di condizione.
Gli itinerari proposti fanno parte della mia raccolta di relazioni di discese “ripide e inconsuete”. La scelta è stata molto difficile, e ho finito per privilegiare gli itinerari più ripidi e soprattutto meno conosciuti.
Non è un caso che tre delle discese appartengono ai Monti Sibillini, questo gruppo è quello al quale sono più affezionata dal punto di vista dello scialpinismo, ed è anche quello che negli ultimi anni ha concesso più spazi per l’esplorazione in sci. Inoltre, l’unica guida scialpinistica esistente (Beretta, Mainini, Renzi - Sciapinismo sui Monti Sibillini) risale al 1987 e riporta discese ormai molto note e ripetute.
Per quanto riguarda il Gran Sasso, una gran quantità di idee e di informazioni può essere attinta dalla guida Grazzini-Abbate, Gransasso d’Italia, del CAI-Turing, aggiornata al 1992, che è corredata di un capitolo dedicato agli itinerari scialpinistici, anche se sono naturalmente possibili varianti e discese extra rispetto a quanto riportato.
Per la Majella, infine, i bellissimi canali che scendono dalla vetta di M. Amaro (Rava della Jumenta bianca, Rava della Vespa, Canale “Innominato” e Rava del Ferro) sono tutti molto noti e ripetuti, e non è complicato trovare informazioni sul posto. Un ottimo punto di appoggio può essere il Rifugio Celidonio a Passo S. Leonardo (tel.0864/41138).
Monte Vettore - Canale Diretto alla Vetta
Monte Argentella - Fosso dell'Argentella
Gran Sasso Corno Grande - Canale del Tempio
Cima del Redentore - Scoglio dell'Aquila
APPENNINI E SCI
I Monti Sibillini i più a nord, una sottile catena che dalla parte umbra si presenta come un’unica muraglia ripida e compatta, mentre dal versante marchigiano le numerose creste trasversali racchiudono ampi valloni esposti prevalentemente a nord, spesso chiusi a valle da strette gole.
Le quote si aggirano tra i 2200 e i 2400, sfiorano i 2500 con il M. Vettore. Poche le cime interamente rocciose, moltissimi i versanti ripidi ma percorribili, con praticamente tutte le esposizioni.
Il dislivello massimo per una singola discesa non supera i 1300 metri (in condizioni di innevamento normale), ma la scarsità di grandi strutture rocciose che ostacolino gli spostamenti fa si che le possibilità di concatenamento siano praticamente infinite.
I Monti della Laga, una catena di arenaria, montagne tra i 2200 e i 2400 metri dai profili morbidi e dai molti declivi erbosi. Praticamente assenti le strutture rocciose in quota, ma più in basso, ai limiti del bosco, l’acqua ha inciso la roccia dando origine a spettacolari cascate: nei mesi più freddi è il paradiso dei ghiacciatori. Molti pendii dalla lieve pendenza, rifugio di noi scialpinisti dopo le forti nevicate, ma anche qualche bel fosso ripido, dove in primavera l’acqua scorre sopra le lastre di arenaria: fossi spesso interrotti in basso da una cascata per complicare un pò le cose.
La catena del Gran Sasso d’Italia non si limita certo al Gran Sasso propriamente detto, ma si snoda da Passo delle Capannelle fino a Vado di Sole comprendendo più di una dozzina di cime principali. Un massiccio montuoso imponente, dove convivono le situazioni più disparate: versanti solari dove la neve trasforma molto rapidamente anche in gennaio e valli siderali dove la “polvere” si conserva per giorni (vento permettendo). Sono presenti discese classicissime, che si prestano ad essere ripetute con quasi tutte le condizioni, e itinerari complessi, in ambienti impegnativi, che nella stagione invernale sono del tutto deserti. Molti bei canali ripidi incassati tra le rocce, e alcune indimenticabili traversate.
La Majella si presenta come un’unica enorme montagna, la quota media è infatti molto elevata e le vette secondarie si susseguono in modo quasi indifferenziato su entrambi i lati di quella principale, M.Amaro.
I canali del versante ovest sono i più lunghi di tutto l’Appennino, un dislivello di 1500 dal bordo della cresta fino ai boschi, praticamente a “goccia d’acqua”. Questi canali cominciano ad essere piuttosto conosciuti e a ricevere visite da parte di sciatori del nord, attratti anche da un particolare importante: la neve, da queste parti, trasforma molto rapidamente ed è facile trovare delle ottime condizioni.
Avvertimento
I distacchi di masse nevose provocati dal passaggio di sciatori costituiscono la più importante causa di incidenti in montagna durante la stagione invernale e primaverile, e l’Appennino non fa eccezione a questa statistica.
Sicuramente le stratigrafie nostrane sono decisamente più tolleranti di quelle alpine nei confronti dei nostri passaggi: maggiore insolazione, temperature invernali meno rigide, maggiore escursione termica tra il giorno e la notte, tutti fattori che facilitano la trasformazione della neve, rendono più episodico il formarsi di brina e insomma lavorano per la nostra sicurezza. Nonostante questo, gli incidenti, anche mortali, non sono così sporadici.
Se è vero che con l’aumentare della pendenza e delle difficoltà tecniche il rischio si va spostando verso fattori di carattere più tipicamente soggettivo e legato all’abilità di chi scia, resta il fatto che anche per questi itinerari il pericolo rappresentato dalle valanghe non va affatto sottovalutato!