Nuova funivia nel comprensorio Monterosa Ski
Le riflessioni di Marco Zaninetti, Guida Alpina, dopo l'apertura della nuova funivia nel comprensorio Monterosa Ski.
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La nuova funivia che porta da Passo dei Salati a Punta Indren.
Monterosa Ski
A fine dicembre 2009 nel comprensorio sciistico Monterosa Ski è stata inaugurata la nuova funivia che in cinque minuti porta gli sciatori dal Passo dei Salati (2970m) al Ghiacciaio di Indren (3275m). Atteso da tempo, il nuovo impianto dovrebbe dare una nuova spinta a quei paradisi del freeride che sono Alagna Valsesia, Gressoney e Champoluc.
27 dicembre 2009. Oggi apre finalmente la nuova funivia che dal Passo dei Salati porta al ghiacciaio di Indren, a quota 3275 metri. Insieme al Mick vogliamo andare a farci un giro, giusto per la curiosità di vedere com'è, senza troppe velleità sciistiche vista la mancanza di neve. Arriviamo alla stazione di partenza e... siamo i primi! Ma come? Ci aspettavamo di vedere in fila tutti gli sfegatati freeriders della zona, che da anni sognano questo momento e non c' è nessuno...
Ma poco dopo, ecco che da dietro la curva cominciano a spuntare il Mimi con la sua tavola a coda di rondine, il Mamo, il Lokke, e tutta la banda di Alagna; persino Tine, dalla Danimarca, non ha voluto mancare a questo storico appuntamento. Il gruppo aumenta; partono cori da stadio, foto, urla di “liberazione”.....finalmente è di nuovo “Freeride Paradise”. E tutto sommato pazienza se è in Val d'Aosta e non in Piemonte: l'importante è che ci sia!
Quanti pensieri, negli anni passati, per questa nuova funivia! Quando chiuse il vecchio impianto di P.ta Indren, praticamente ancora poco si sapeva di quello che ci avrebbe riservato il futuro. Bocciato il progetto dell'impianto che arrivava su a Cresta Rossa (poco sotto la P.ta Giordani), i giochi si erano trasferiti tutti in Valle d'Aosta. Nelle ultime tre estati, percorrendo il sentiero per i Rifugi del Rosa, si poteva tenere sott'occhio l'avanzare dei lavori e intuire le difficoltà di un cantiere in quota. Sinceramente, a fine estate 2009, non avrei scommesso 1 Euro sull'apertura della funivia per la successiva stagione invernale... e invece eccoci qui, come dei bimbi davanti ad un gioco nuovo.
Le Guide Alpine che si occupano della sicurezza sono già scese lungo l'itinerario del Canale dell'Aquila, unico percorso segnalato che parte dalla stazione di monte e danno quindi l'OK per l'apertura. In effetti, a causa della scarsità di neve, sembra essere uno dei pochi percorsi fattibili senza rovinare troppo gli sci. Saliamo sulla cabina e partiamo. Salendo si discute sul da farsi: in effetti anche lo “Spallone” appena a destra dell'Aquila sembra bello innevato, perch è non provare ad andare lì?
Arrivati alla stazione di monte sembra di entrare direttamente in un cantiere, mancano ancora parecchi lavoretti per dire che è tutto finito, ma alla fine chissenefrega... la funivia funziona.
Un grande cartello avverte che qui è tutto terreno di alta montagna e non ci sono piste preparate, è consigliata un'attrezzatura adeguata che comprende anche ARVA, pala e sonda. Come già accennato prima, da qui esiste un solo itinerario segnalato con paline e tenuto sotto controllo (quello comunemente conosciuto come Canale dell'Aquila), ma attenzione! Non è una pista preparata e battuta dai gatti, ma semplicemente un percorso fuoripista segnalato, facilmente individuabile, ma il cui fondo è comunque soggetto ai mutamenti della neve dovuti a vento, caldo, rigelo, passaggi di sciatori, ecc. Per percorrerlo è quindi consigliato avere una buona tecnica sciistica.
Il resto, invece, è vero terreno d'avventura, dove ognuno dei frequentatori si prende le proprie responsabilità: dalla scelta dell'itinerario che vuole seguire, al materiale da portare fino alla gestione della discesa vera e propria. Non basta quindi essere dei bravi sciatori, ma sono richieste buone conoscenza della montagna invernale con esperienza in neve e valanghe, orientamento e topografia e manovre di corda (nel caso degli itinerari più complicati). Se manca qualcuno di questi elementi o non ci si sente in grado di affrontare da soli questi percorsi, il consiglio (non del tutto disinteressato) è quello di rivolgersi ad un professionista della montagna.
Ma ritorniamo alla nostra “prima discesa” con il nuovo Funifor. Usciti dalla stazione chiudiamo gli scarponi, calziamo gli sci e facciamo la prova ARVA. Ci avviamo, seguendo le paline, verso le propaggini inferiori del ghiacciaio di Indren. Il primo pendio è ampio e poco ripido, la neve sembra bella e ci lanciamo in una serie di curve larghe, di quelle che ti fanno sembrare un vero freerider. Alle prime vallette ci teniamo alti a destra e attraversiamo in direzione della spalla che da accesso alla discesa che abbiamo scelto. Per entrare dobbiamo fare un piccolo slalom tra i sassi, ma il pendio sottostante sembra ben innevato. Qualcuno è già passato prima di noi e, a vedere le loro tracce, la neve sembra ancora bella polverosa. Dopo le prime curve, fatte un poco sulle uova per paura dei sassi, ci lasciamo andare a curve via via più veloci e nonostante i rumori che si sentono a volte sotto la soletta non molliamo fino al piano di Zindren. Ci giriamo e dietro di noi già altri sciatori si stanno divertendo sullo stesso pendio. Qualcun'altro invece esce dalla strozzatura del Canale dell'Aquila e segue fedelmente la palinatura. Qui sul piano confluiscono la maggior parte degli itinerari, poi basta seguire la traccia che porta alla stazione intermedia del Gabiet.
Risalendo sulla 12 posti del Gabiet si discute un poco di questo impianto. Atteso da qualche anno, per il turismo locale è sicuramente di vitale importanza. Si sa che Gressoney, e ancor di più Alagna, sono diventate famose nel mondo per i loro itinerari fuoripista. Mi ricordo gli anni passati quando era ancora in funzione la funivia di P.ta Indren. Sulla piccola cabina si sentiva parlare come minimo 3 lingue (italiano escluso), si vedevano i primi sci larghi e ognuno aveva il proprio zaino da cui spuntavano pala e sonda, oltre ad un grande sorriso sulla faccia per la discesa appena finita e per quella che sarebbe da lì a poco iniziata. C'era, già allora, una buona cultura del fuoripista, soprattutto da parte degli stranieri, da molti più anni di noi abituati a questo genere di sci. Fuoripistaioli italiani se ne vedevano ancora pochi. Erano giornate in cui si poteva sciare nella Balma o verso Gressoney tutto il giorno facendo ad ogni giro un percorso differente.
Poi le cose sono un poco cambiate. Causa scarse nevicate e la chiusura di Indren, ski-bum stranieri se ne sono visti sempre meno, mentre è aumentato il popolo dei freeriders italiani; un pò alla ricerca di uno sci più libero e meno costretto tra i pali, un po' trascinati da questa parola molto modaiola che è “freeride”.
Adesso si spera che cominci un nuovo periodo... Abbiamo un impianto tutto per noi, fanatici della neve fresca e dello sci avventura, un impianto che al momento attuale, con gli occhi dell'opinione pubblica puntati contro questi “pazzi” del fuoripista, potrebbe anche far discutere. Godiamocelo, andiamo a riscoprire tutti quegli itinerari che negli ultimi anni abbiamo un poco dimenticato, facciamo capire a chi di dovere che non sono stati soldi spesi per niente e che l'interesse per il “Freeride Paradise” è ancora più vivo che mai. Ma mi raccomando, facciamolo con coscienza e responsabilità perch è primo “la pelle è una sola” e secondo “ogni nostro sbaglio, attualmente, potrebbe ricadere sulla comunità intera degli sciatori fuoripista, compromettendo ogni nostra libertà”.
27 dicembre 2009. Oggi apre finalmente la nuova funivia che dal Passo dei Salati porta al ghiacciaio di Indren, a quota 3275 metri. Insieme al Mick vogliamo andare a farci un giro, giusto per la curiosità di vedere com'è, senza troppe velleità sciistiche vista la mancanza di neve. Arriviamo alla stazione di partenza e... siamo i primi! Ma come? Ci aspettavamo di vedere in fila tutti gli sfegatati freeriders della zona, che da anni sognano questo momento e non c' è nessuno...
Ma poco dopo, ecco che da dietro la curva cominciano a spuntare il Mimi con la sua tavola a coda di rondine, il Mamo, il Lokke, e tutta la banda di Alagna; persino Tine, dalla Danimarca, non ha voluto mancare a questo storico appuntamento. Il gruppo aumenta; partono cori da stadio, foto, urla di “liberazione”.....finalmente è di nuovo “Freeride Paradise”. E tutto sommato pazienza se è in Val d'Aosta e non in Piemonte: l'importante è che ci sia!
Quanti pensieri, negli anni passati, per questa nuova funivia! Quando chiuse il vecchio impianto di P.ta Indren, praticamente ancora poco si sapeva di quello che ci avrebbe riservato il futuro. Bocciato il progetto dell'impianto che arrivava su a Cresta Rossa (poco sotto la P.ta Giordani), i giochi si erano trasferiti tutti in Valle d'Aosta. Nelle ultime tre estati, percorrendo il sentiero per i Rifugi del Rosa, si poteva tenere sott'occhio l'avanzare dei lavori e intuire le difficoltà di un cantiere in quota. Sinceramente, a fine estate 2009, non avrei scommesso 1 Euro sull'apertura della funivia per la successiva stagione invernale... e invece eccoci qui, come dei bimbi davanti ad un gioco nuovo.
Le Guide Alpine che si occupano della sicurezza sono già scese lungo l'itinerario del Canale dell'Aquila, unico percorso segnalato che parte dalla stazione di monte e danno quindi l'OK per l'apertura. In effetti, a causa della scarsità di neve, sembra essere uno dei pochi percorsi fattibili senza rovinare troppo gli sci. Saliamo sulla cabina e partiamo. Salendo si discute sul da farsi: in effetti anche lo “Spallone” appena a destra dell'Aquila sembra bello innevato, perch è non provare ad andare lì?
Arrivati alla stazione di monte sembra di entrare direttamente in un cantiere, mancano ancora parecchi lavoretti per dire che è tutto finito, ma alla fine chissenefrega... la funivia funziona.
Un grande cartello avverte che qui è tutto terreno di alta montagna e non ci sono piste preparate, è consigliata un'attrezzatura adeguata che comprende anche ARVA, pala e sonda. Come già accennato prima, da qui esiste un solo itinerario segnalato con paline e tenuto sotto controllo (quello comunemente conosciuto come Canale dell'Aquila), ma attenzione! Non è una pista preparata e battuta dai gatti, ma semplicemente un percorso fuoripista segnalato, facilmente individuabile, ma il cui fondo è comunque soggetto ai mutamenti della neve dovuti a vento, caldo, rigelo, passaggi di sciatori, ecc. Per percorrerlo è quindi consigliato avere una buona tecnica sciistica.
Il resto, invece, è vero terreno d'avventura, dove ognuno dei frequentatori si prende le proprie responsabilità: dalla scelta dell'itinerario che vuole seguire, al materiale da portare fino alla gestione della discesa vera e propria. Non basta quindi essere dei bravi sciatori, ma sono richieste buone conoscenza della montagna invernale con esperienza in neve e valanghe, orientamento e topografia e manovre di corda (nel caso degli itinerari più complicati). Se manca qualcuno di questi elementi o non ci si sente in grado di affrontare da soli questi percorsi, il consiglio (non del tutto disinteressato) è quello di rivolgersi ad un professionista della montagna.
Ma ritorniamo alla nostra “prima discesa” con il nuovo Funifor. Usciti dalla stazione chiudiamo gli scarponi, calziamo gli sci e facciamo la prova ARVA. Ci avviamo, seguendo le paline, verso le propaggini inferiori del ghiacciaio di Indren. Il primo pendio è ampio e poco ripido, la neve sembra bella e ci lanciamo in una serie di curve larghe, di quelle che ti fanno sembrare un vero freerider. Alle prime vallette ci teniamo alti a destra e attraversiamo in direzione della spalla che da accesso alla discesa che abbiamo scelto. Per entrare dobbiamo fare un piccolo slalom tra i sassi, ma il pendio sottostante sembra ben innevato. Qualcuno è già passato prima di noi e, a vedere le loro tracce, la neve sembra ancora bella polverosa. Dopo le prime curve, fatte un poco sulle uova per paura dei sassi, ci lasciamo andare a curve via via più veloci e nonostante i rumori che si sentono a volte sotto la soletta non molliamo fino al piano di Zindren. Ci giriamo e dietro di noi già altri sciatori si stanno divertendo sullo stesso pendio. Qualcun'altro invece esce dalla strozzatura del Canale dell'Aquila e segue fedelmente la palinatura. Qui sul piano confluiscono la maggior parte degli itinerari, poi basta seguire la traccia che porta alla stazione intermedia del Gabiet.
Risalendo sulla 12 posti del Gabiet si discute un poco di questo impianto. Atteso da qualche anno, per il turismo locale è sicuramente di vitale importanza. Si sa che Gressoney, e ancor di più Alagna, sono diventate famose nel mondo per i loro itinerari fuoripista. Mi ricordo gli anni passati quando era ancora in funzione la funivia di P.ta Indren. Sulla piccola cabina si sentiva parlare come minimo 3 lingue (italiano escluso), si vedevano i primi sci larghi e ognuno aveva il proprio zaino da cui spuntavano pala e sonda, oltre ad un grande sorriso sulla faccia per la discesa appena finita e per quella che sarebbe da lì a poco iniziata. C'era, già allora, una buona cultura del fuoripista, soprattutto da parte degli stranieri, da molti più anni di noi abituati a questo genere di sci. Fuoripistaioli italiani se ne vedevano ancora pochi. Erano giornate in cui si poteva sciare nella Balma o verso Gressoney tutto il giorno facendo ad ogni giro un percorso differente.
Poi le cose sono un poco cambiate. Causa scarse nevicate e la chiusura di Indren, ski-bum stranieri se ne sono visti sempre meno, mentre è aumentato il popolo dei freeriders italiani; un pò alla ricerca di uno sci più libero e meno costretto tra i pali, un po' trascinati da questa parola molto modaiola che è “freeride”.
Adesso si spera che cominci un nuovo periodo... Abbiamo un impianto tutto per noi, fanatici della neve fresca e dello sci avventura, un impianto che al momento attuale, con gli occhi dell'opinione pubblica puntati contro questi “pazzi” del fuoripista, potrebbe anche far discutere. Godiamocelo, andiamo a riscoprire tutti quegli itinerari che negli ultimi anni abbiamo un poco dimenticato, facciamo capire a chi di dovere che non sono stati soldi spesi per niente e che l'interesse per il “Freeride Paradise” è ancora più vivo che mai. Ma mi raccomando, facciamolo con coscienza e responsabilità perch è primo “la pelle è una sola” e secondo “ogni nostro sbaglio, attualmente, potrebbe ricadere sulla comunità intera degli sciatori fuoripista, compromettendo ogni nostra libertà”.
Note:
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