Discese dell'Aiguille du Plan per la parete nord
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"Discesa impressionante. La discesa più impressionante che abbia mai fatto." E' così che Davide Capozzi descrive la discesa, avvenuta venerdì scorsa in compagnia di Luca Rolli e Francesco Civra, della parete nord dell'Aiguille du Plan a Chamonix. E se così ce la descrive Capozzi, è senz'altro una cosa da prendere in considerazione. E, mentre uno sguardo alla foto conferma che la parete è davvero impressionante, il testo di Capozzi fa capire invece che - come per le cascate di ghiaccio - questo tipo di discesa ha bisogno di un corteggiamento serio e attento ma anche di un po' di fortuna....
AIGUILLE DU PLAN - FACE NORD di Davide Capozzi
Si tratta di una delle discese più esposte del massiccio del Monte Bianco, è stata sciata per la prima volta da J.M.Boivin, L.Giacomini il 03/07/1977 e da B.Gouvy, J.Ruby con lo snowboard il 01/06/1990. Da allora le ripetizioni sono state poche la più recente fu quella di due anni fa da parte di Andreas Fransson insieme a Tobias Granath entrambi con gli sci. La difficoltà a trovare la parete in condizione e l'esposizione dell'itinerario, non hanno mai invogliato molti sciatori a provarci.
Per noi questa discesa è stata possibile grazie a Julien Herry che dopo mesi di osservazione mi aveva confidato che secondo lui la parete poteva essere in condizioni per poterla sciare. Io gli avevo comunque espresso i miei dubbi soprattutto nella parte centrale (infatti sarà poi il tratto chiave nella discesa). La settimana scorsa, giovedì 7 aprile Julien, insieme Lionel Hachemy e Roch Malnuit, decide di provarci e riuscirà non solo a sciare la parete (due doppie nei seracchi della parte alta e tre per il seracco in basso) ma troverà anche condizioni di neve ottime.
Nel pomeriggio mi chiama e mi racconta la discesa in ogni dettaglio. Ne parlo con Luca e Francesco, è un'occasione da non perdere, così il giorno dopo ci incamminiamo lungo la cresta della Midi-Plan e affrontiamo la discesa della parete Abbiamo trovato tutte le caratteristiche di una discesa estrema: esposizione, ingaggio, pendenza e complessità dell'itinerario. Impressionante. Una discesa che ci ricorda che non basta essere buoni sciatori ma occorre essere anche buoni alpinisti e a volte non basta nemmeno quello: Un'ora dopo il nostro passaggio un piccolo seracco è crollato innescando il distacco di una placca nei pendii sottostanti, proprio dove eravamo passati. Siamo stati fortunati.
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