Montagne Proletarie, il nuovo libro di Giacomo Rovida
Strano titolo per una guida a vie di alpinismo. Ancor più straniante forse quel sottotitolo, con la parola escursionismo che sembra rimandare a un andare lontano dalla difficoltà, caratteristica riportata invece alla mente da quel verticale che già riesce a raccontare di vuoto ed esposizione. In realtà, dietro il furbescamente fuorviante titolo di Montagne Proletarie si nasconde esattamente un libello volto a contrastare il capitalismo: non certo quello economico ma quanto quella attitudine di tanti di noi che porta a collezionare e capitalizzare per le avventure sulle pareti per lo più itinerari famosi, conosciuti e che con la loro difficoltà servono a riempire diligentemente curriculum di cui vantarsi.
In questa guida, frutto di anni di passione, sono raccontati invece itinerari il cui valore principale è quello di condurre su un terreno in cui esplorazione, avventura, grande ambiente sono ancora il motore principale dell’andare in montagna. Un cercare che sceglie di volgere lo sguardo verso il passato, per descrivere percorsi che possano essere trait d’union con quando le vette erano ancora vero terreno di scoperta, per arrivare, come scrive l’autore a quelle montagne proletarie perché ultime, dimenticate, remote, rimaste solo punti geografici su vecchie cartine o ricordi alpinistici di un tempo che oramai non c’è più.
Così, ecco anche la riscoperta di un termine, quel proletario forse ormai desueto in questa nostra società del veloce consumo in cui ogni cosa sembra poter durare al massimo lo spazio di un mattino. Proletario era chi possedeva solo i propri figli, la propria prole: ed ecco che in questa accezione di povero rapportato alla montagna e proposta da Giacomo Rovida viene voglia di immedesimarsi, di spogliarsi dei tanti averi di cui ci siamo circondati nel nostro andare per pareti e pendii e di farsi figli di quella montagna lontana da tutto.
E’ la riscoperta di un andare che va all’essenza dell’alpinismo, dove c’è la solitudine mitigata solo dai compagni di cordata, dove le folle appese a spit in pareti e vie plasir non esistono, dove il respiro trova eco e risposta solo nel vento, dove l’orizzonte sembra essere ancora più ampio perché allargato dallo sguardo dell’avventura. Un alpinismo alla portata di tutti, ancor più per questo proletario, purché armati nell’anima della voglia di emozionarsi per un passaggio su roccia ma anche per un fiore, un pascolo o qualche parola scambiata con un pastore in un alpeggio.
La difficoltà degli itinerari descritti in questa guida, dedicata alle montagne della Valtellina e della Val Chiavenna, rientrano fra il PD e il D+, difficoltà che verrebbe da dire classiche, come l’alpinismo che raccontano, come le emozioni che suscitano: uguali a quelle di chi per primo portò i suoi passi per queste rocce.
I rarissimi, per fortuna, spit impongono un minimo di capacità nel piazzamento delle protezioni: quello forse più richiesto è l’occhio per capire l’itinerario, per seguire quella traccia che conduce prima in vetta e poi di nuovo a valle. Ma le descrizioni di Giacomo Rovida, in questo caso, saranno quanto di più utile si possa avere per scoprire quell’alpinismo così diverso da quello moderno frequentemente raccontato con i toni enfatici dell’impresa e in cui l’emozione sembra essere solo funzionale a ricevere qualche like in più.
Particolare non irrilevante per un volume stampato in proprio è l’elegante grafica e impaginazione, il notevole apporto fotografico e la stupenda illustrazione di copertina, realizzata dall’Uomo di Grafite Alberto Graia.
di Alberto Sciamplicotti
Montagne Proletarie
Itinerari di escursionismo verticale
di Giacomo Rovida
174 pagine + copertina
20 euro
Codice ISBN non disponibile
Volume ordinabile direttamente dall’autore con un messaggio attraverso la pagina https://www.facebook.com/giacomo.rovida