Tom Ballard, l'arrampicata nelle vene

Intervista al forte climber ed alpinista inglese Tom Ballard.
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Tom Ballard durante l'apertura di Baptism of Fire (535m VIII+) Catinaccio parete est, insieme a Stefania Pederiva.
Tom Ballard archive
Ogni tanto capita d'imbattersi in un nome che non hai mai sentito prima, ma che poi scopri avere un'attività alpinista invidiabile, anzi a dir poco impressionante. Persone che vivono per l'arrampicata in tutte le sue forme, sempre ed ovunque, impostando tutta la loro vita intorno a questa ricerca verticale, per se stessi e per nessun altro. Tom Ballard è uno di questi. Negli ultimi anni questo giovane climber ed alpinista inglese ha compiuto salite di rilievo un po' ovunque, all'insaputa di tutti tranne che di un ristrettissimo cerchio di amici. E di suo padre ovviamente, con cui fa inseparabile coppia e con il quale vive in un campeggio nelle Dolomiti che, da un paio di anni, ha eletto per ora come sua prima casa. A dirla tutta, se Ballard junior avesse “usato” il nome di sua madre, con tutta probabilità oggi sarebbe ben più famoso. Ma come spesso accade, ha scelto di non seguire le orme di nessun altro ma di cercarsi da solo la sua strada. Forse anche, inconsciamente, per allontanare alcune ombre. Come scoprirete in questa intervista.


Tom, da quello che abbiamo capito tu e tuo padre siete dei veri vagabondi della verticale, senza fissa dimora, sempre in movimento. È vero?

Sei anni fa abbiamo fatto le valige e ci siamo recati in Svizzera, volevo ripetere la via Scozzese sulla parete nord dell'Eiger che, nonostante il difficile inverno, sono riuscito a fare. Ho effettuato la prima libera, e ho anche aperto una nuova via di 1000m sul Pilastro nord che si chiama “Seven Pillars of Wisdom”, i “sette pilastri della saggezza”. Dopodiché abbiamo iniziato a viaggiare in Francia ed in Italia, vivendo in furgone. Poi ho scoperto le Dolomiti e diciamo che da quel momento in poi ho speso un po' del mio tempo qui.

Quello che colpisce è che vivi la montagna in tutte le sue sfaccettature, dal boulder alle falesie e le vie lunghe in montagna, passando per lo sci ripido, le cascate di ghiaccio, il dry tooling... ma il tuo cuore per cosa batte? E tutto questo – tra l'altro ad altissimo livello – lo consideri soltanto allenamento o qualcos'altro?
L'arrampicata è come un diamante grezzo, offre tante belle possibilità, sta ad ognuno di noi come vogliamo 'tagliarle'! Quello che faccio di giorno in giorno è dettato dal tempo che fa e dalla stagione. A volte faccio drytooling in estate e vie di più tiri in inverno! Sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, qualcosa di più grande e qualcosa di più freddo! Ed in un certo senso, ogni via che faccio è un 'allenamento' per la prossima via... E prima o poi porterò le mie "capacità" sulle montagne più alte.

Hai fatto molte prime salite, prime invernali, salite di vie ripetute raramente... ma di queste è difficile sentir parlare. Come mai?
Tendenzialmente non faccio altro che andare ad arrampicare, poi torno e mi rilasso in tenda o nel furgone. Non vedo molta gente, non parlo con tante persone, di solito finisco abbastanza presto, prima degli altri. Fare pubblicità di me stesso non è uno dei miei punti di forza. E ottenere informazioni da me è, come si dice in inglese, come tirar fuori sangue da una pietra! Arrampico perché voglio, le vie che mi interessano, non quelle che possono apparire belle in internet o altrove!

Molte delle tue vie sono in solitaria. Molte sono difficili. Ci parli di questo aspetto molto personale della tua arrampicata?
Essere da soli in montagna è qualcosa di molto speciale, bisogna essere totalmente autosufficienti. Credo che quando sono da solo, vedo il terreno davanti a me in maniera completamente diversa, con una maggiore comprensione dei pericoli rispetto a quando sono con un compagno (ho fatto soltanto tre delle oltre 100 vie in ambiente alpino con un compagno), anche se il tempo trascorso in parete è molto, molto... più breve!
Detto ciò, questa primavera e quest'estate ho effettuato alcune prime salite con la mia amica Stefania. E' la quarta generazione della sua famiglia che effettua prime salite sul Catinaccio: lei è la figlia maggiore della guida alpina Bruno Pederiva. Con lui ho anche avuto il piacere di arrampicare. Questa è una storia e una famiglia di cui mi sento privilegiato di far parte.

Quest'estate hai festeggiato la tua 200esima salita in Dolomiti. Evidentemente questo massiccio ha qualcosa di speciale, no?
Sì, la mia 200esima via in Dolomiti. In realtà si è trattato di una via molto impressionante, la "Via Dülfler" sulla Croda del Lago; la roccia era piuttosto marcia, toccata per la prima volta dalle mani più che capaci di Hans Dülfler nel 1911. Considerando che il passo chiave è VI, è una salita davvero impressionante per quel periodo! La via ha soltanto una manciata di ripetizioni in più di un 100 anni. La mia è stata probabilmente la prima solitaria, in realtà quel giorno ho salito tre vie e sono sceso per altre due. Come mi ha detto Luisa Iovane dopo la mia prima estate qui, "Quante vie hai salito adesso Tom? 'Sessantasei'. Un'estate per te, una vita per quasi tutti."

Rimanendo sempre in tema, quest'estate hai accompagnato tua sorella a fare la sua prima via in Dolomiti. Che via hai scelto e com'è stato per te, come "fratello più grande"?
Visto che il tempo era brutto (ma l'estate c'è mai stata? Devo essermela persa!) e non avevamo molto tempo tra un temporale e l'altro, abbiamo salito la 'Via del Rifugio' sul Porte Neigre in Catinaccio. Mentre salivamo da Pera abbiamo goduto lo spettacolo dell'abbondanza di diversi fiori alpini, tutte bellissimi, spuntati fuori dalla pioggia e dalle temperature calde. Penso le sia piaciuto il primo assaggio dell'arrampicata in Dolomiti, certamente tornerà! Ma la vera ragione della sua 'visita al volo' era per fare dello snowboard in Marmolada. L'abbiamo fatto il giorno successivo, scendendo dalla cima di Punta Rocca, godendoci la nella neve fresca. E anche il tempo grigio!

Domanda di rito Tom: le montagne sono nel tuo DNA, tua madre era infatti Alison Hargreaves, la fortissima alpinista inglese, considerata tra le più forti di tutti i tempi, la prima donna a salire l'Everest in solitaria e senza l'ossigeno supplementare, la prima a salire in solitaria e nella stessa stagione le sei grandi pareti nord delle Alpi. Purtroppo ha perso la vita nella tragedia del 1995 sul K2. All'epoca tu avevi sei anni. Che ricordi hai di lei e che tipo di idea ti sei fatto di tua madre?
Ho pochissimi ricordi di mia madre, purtroppo. Per me è difficile distinguere tra i miei ricordi veri e le memorie di immagini e filmati. Ma crescendo, la sua 'eredità' ha lasciato una grandissima impressione su di me, per le vie che ha salito, e soprattutto per lo stile con le quali le ha salite. Era, e lo è ancora, la più grande alpinista che s'è messa un paio di ramponi. Credo inoltre che si possa collocare pure tra i migliori alpinisti maschi.

Curiosità: sappiamo che quando fa brutto fuori e non puoi arrampicare, sei impegnato nel Camping Soal Ironworks, la fonderia del Camping Soal. Ma davvero fabbricate i vostri chiodi?
I chiodi sono molto costosi, molto più costosi degli spit! Le nuove vie in Dolomiti richiedono un sacco di materiale. Mio padre produce le proprie creazioni in acciaio, utilizzando soltanto un trapano, una sega e una lima, qui nella bottega del Camping Soal. Certamente un'opera di grande amore.

SELEZIONE DI VIE SCELTE
'Seven Pillars of Wisdom' Eiger 1000m 7b. Prima salita, in solitaria, 2009
'Piola-Sprungli' VII Eiger. Prima solitaria, in inverno, 2010
'No limit' M13- Ueschenen. 2011
'West Ridge' 1000m VII . Salbit. In solitaria, 2011
'Cassin' 800m VI+, in solitaria. 'North Ridge' 1200m: V+ in discesa, Piz Badile 2011
'Ironman' D14+, Eptingen. Prima ripetizione, 2012
'North East Face' 900m TD Wi4 Grande Rocheuse, in solitaria, - 'Couturier Couloir' 900m D Aiguille Verte. In discesa, 2012
'Italia 61' 230m 8a Piz Ciavazes. Dal basso, in giornata, 2012
'Olimpia-Going for Gold' 250m 8a Catinaccio. Prima libera, con uscita nuova, in inverno, solitaria 2013
'If Gengis Can, We Can!' 600m ED M5 Wi4 Agassizhorn, Oberland Bernese. Prima salita, in solitaria, 2013
'Fiescherwand, Welzenbach - Tillmann ' 1200m ED+ , Gross Fiescherhorn. Oberland Bernese, probabilmente la prima solitaria. 2013
'North Face' 1500m AD+ Gran Vernel. Salita e discesa con gli sci, 2014
'Maestri - Toni Egger Memorial route' 400m VIII+, Rotwand. Salita in libera, in solitaria 2014

Tom Ballard ringrazia gli sponsor: Ferrino e S.C.A.R.P.A.


Note:
Expo.Planetmountain
Expo Ferrino
Expo S.C.A.R.P.A.
www
FB Tom Ballard



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