Edo Pedersini

Intervista a Edoardo Pedersini, forte climber bresciano e uno dei promotori della falesia Madonna della Rota. Di Nicoletta Costi e Nicola Noè
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Edo Pedersini in Sardegna
archivio Edo Pedersini

L’ho incontrato la mia prima volta alla Rota, gentile e cordiale, mi ha dato tante informazioni utili. Poi ho scoperto che era il chiodatore di tutto l’ultimo lavoro fatto, così ho deciso di far presentare a lui questa falesia. Quando gliel’ho proposto si è spaventato, tanti nomi importanti … poi ci ha ripensato e mi ha detto che in fondo si meritava questo "siparietto", se non proprio come arrampicatore/alpinista, sicuramente come muratore! Ma subito ci tiene a dire che non è il padrone di casa!

Nato nel ’66 ha iniziato ad arrampicare nel ’90, in un avanzo di cava vicina a casa, con 3 vie alte al massimo 10 m, con le scarpe del cugino "che era anche capace di fare il nodo". Edo Pedersini è alto 178 cm, pesa 69-70 kg, scarpa 41, apertura alare: 188 cm. "Mi piace l’arrampicata tecnica, non i grandi strapiombi, preferisco i muri a tacche, mi piace stare sulle dita, anche se sono pesante".

Si definisce un arrampicatore qualsiasi, della domenica; ha sempre lavorato da quando aveva 14 anni, vendendo un po’ di tutto, fino alle attuali fotocopiatrici. "Arrampico con 3-4 amici, gli stessi dall’inizio, tutta gente tranquilla, io sono il più preso di tutti. Arrampico sabato e domenica e, compatibilmente con gli impegni di lavoro, la sera in estate alla Cava di Virle. E’ un anfiteatro dove fa un caldo bestiale, ma ci arriva contro in macchina. Ci facciamo delle belle sudate. Hanno cavato fino ad una fessura concrezionata parallela alla superficie di taglio, così quello che è rimasto è una parete naturale. E’ comunque roccia di cava, unta, difficile ma molto di soddisfazione. Merita di andarci, la sera, ovviamente. I chiodatori, per quanto ne so, sono stati i fratelli Preti, Mario Roversi, Franco Casella, Sandro Zilioli e forse qualcun altro che, senza che si offenda, non mi è noto. Qui ci sono vie durissime e molto tecniche con dei 7c+ e 8a di Roversi che contano pochissime o nessuna ripetizione, perché troppo difficili. Proprio qui, nel mio piccolo, ho scalato "Carlo non Farlo" il mio primo 8a".

Ha poi scalato l’8a dell’Assassino e il Maggiordomo in Maddalena, i due presunti 8a (Corcostrasse e Punto Nero) e un 8a+ (Nero Lucido) alla Rota, "sempre che sia un 8a+" aggiunge lui.

Per 4-5 volte è riuscito a concedersi una settimana in primavera per andare in Sardegna, a Tenerife e a Majorca e 5 vacanze estive ed invernali nel Sud della Francia. "Dedico tutto il tempo che posso all’arrampicata, ma gli amici mi dicono che sarebbe per me più redditizio passarlo passeggiando sulla spiaggia di Riccione".

Come tutti è stato anche un escursionista impegnato … i 4000 … i ghiacciai. In montagna ha fatto qualche classica, come ad esempio La via delle Guide in Brenta e la Costantino-Apollonio in Tofana. Poi ha salito molte vie sportive (a spit) o semi-sportive (con chiodatura mista) come la via "Cuore" e "Simonmago" in Presolana. "Questo tipo di vie sono per me di grande soddisfazione perché uniscono l’impegno mentale delle grandi pareti a quello fisico dell’arrampicata in libera sui gradi alti come in falesia".

Si spacca facilmente le dita "ma non ho l’incubo di stare fermo perché ho sperimentato che anche a stare fermo qualche tempo, dopo 1-2 mesi ritorno al livello di prima." Quello che teme di più sono i ladri di automobili: "In un a botta sola, nel maggio dell’anno scorso, mi hanno rubato tutto: 2 trapani, uno a benzina e una a batteria, e tutta la roba per arrampicare. Pioveva, siamo tornati indietro a mangiare una pizza e mi hanno portato via la macchina. Ora ho ripreso un trapano a batteria della Spit." E così ha ripreso il lavoro alla Rota. Altre sue vie si trovano alla Maddalena e due (una nuova nuova e dura dura) alla Cava di Virle.

Non ha mai fatto competizioni, solo qualche garetta sociale e una comparizione al Trofeo Zanardini di Iseo: "Non ho molta simpatia per la plastica. Comprendo che sia un sistema efficace per allenarsi, ma non riesco ad essere costante. Avevo una trave, poi mi ero costruito un pannello che ho utilizzato come appendiabiti e poi ho rivenduto. Forse mi piace di più costruire i pannelli che usarli". E intanto continua il suo lavoro di "costruzione" di itinerari splendidi sui muri del Bresciano e non solo alla Rota … speriamo che in breve ci possa svelare (svolto il necessario "rodaggio" con i proprietari dei terreni) tutte le sue ultime invenzioni che sappiamo sta ultimando!




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