Colonne d'Ercole, Punta Tissi alla Civetta, intervista ad Alessandro Baù

Intervista ad Alessandro Baù sulla nuova grande via aperta e poi liberata dallo stesso Baù insieme ad Alessandro Beber e Nicola Tondini sulla Punta Tissi (parete NO Civetta, Dolomiti).
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Alessandro Baù sulla via Colonne d'Ercole (1200m, max IX, obbl. VIII+), Punta Tissi, Civetta, Dolomiti, aperta assieme a Alessandro Beber e Nicola Tondini.
Matteo Sandi

Ve ne avevamo parlato a settembre 2012. 29 lunghezze, solo chiodi normali e difficoltà fino a IX... questa in sintesi è Colonne d'Ercole, la grande via aperta tra il 2009 e il 2012 (e poi liberata integralmente il 7 e 8 settembre 2012) da Alessandro Baù, Alessandro Beber e Nicola Tondini sulla Punta Tissi nel cuore della grande Nord Ovest della Civetta. Una linea che, secondo i suoi apritori - ma non facciamo fatica a credergli - diventerà un riferimento per le Dolomiti. Ora, sperando di metterci alle spalle questa piovosissima stagione, ci sembra giusto ritornarci con questa intervista ad Alessandro Baù, nella convinzione che "Colonne" possa entrare nei progetti futuri (leggi estivi) di molti climber / alpinisti.

Colonne d'Ercole... un nome evocativo. Quali sono state le colonne che avete attraversato con questa via?
Ale Beber ha “partorito” il nome ed è piaciuto subito a tutti e tre. Calza a pennello sia per la morfologia della parete che per l’esperienza vissuta; infatti punta Tissi termina con un’imponente pilastro giallo “la colonna”, mentre abbiamo scomodato la mitologia perché in apertura abbiamo dato tutto, siamo andati vicini ai nostri limiti, soprattutto da un punto di vista mentale. La via è dedicata a Ventura, Valter e Renato, (ndr Venturino De Bona, Valter Bellenzier e Renato De Zordo) i mitici gestori dei rifugi Torrani, Tissi e Coldai; per l’amicizia dimostrata e per tutto il supporto che ci hanno fornito in questi anni. Se la Nord Ovest è un ambiente stupendo è anche merito loro.

Punta Tissi, Nord Ovest Civetta. Uno potrebbe pensare che tutto sia stato già fatto. Invece...
Invece c’era una linea pazzesca, che toglie il fiato, una delle vie di riferimento in Dolomiti. In Civetta non è come in Marmolada o in Tre Cime che se non stai attento ti trovi facilmente su un altro itinerario, qui di alpinisti se ne vedono pochi e anche il numero di vie è decisamente inferiore; pensa che negli ultimi 22 anni sono state aperte solo 5 vie sul paretone! Una di queste è Chimera Verticale.

Com'è nata l'idea (chi l'ha "vista") per primo questa nuova via? E poi com'è nata questa cordata a tre?
Ho conosciuto Nic nel 2008 dopo aver ripetuto qualche sua via; l’idea era di provare qualcosa insieme in Civetta: avevamo due alternative. Saliti al Tissi, la notte ha diluviato e così al mattino, mentre aspettavamo si asciugasse, insieme abbiamo studiato le linee con il binocolo. Quando siamo arrivati vicino al “mattatoio” (zona del ghiaione sulla verticale della cima), non abbiamo avuto dubbi: quel giorno la parete scaricava da far paura e siamo saliti lungo la linea più protetta. Comunque fare lo zoccolo slegati in salita e discesa con i sassi che fischiavano non molto distanti, è stata un’esperienza che ricorderemo. Tornati dalla giornata di perlustrazione in cui abbiamo salito lo zoccolo più 5 tiri, ho chiamato Ale (Beber). Anche lui, da buon intenditore, aveva visto quella linea; l’invito ad unirsi all’avventura è scattato all’istante! In tre ci si diverte molto di più… Pertanto l’idea ha preso forma, in maniera diversa, nella mente di tutti e tre!

Nessuno spit, solo chiodi normali e protezioni veloci. Perché? Sarà mica che avete abbandonato gli spit? A proposito li avevate nello zaino ;-) ?
E’ lo stile che ci piace di più, che meglio si adatta alla parete. Abbiamo avuto il coraggio di provarci, siamo stati bravi e fortunati. Sinceramente la seconda volta che siamo saliti (in cui abbiamo aperto 5 tiri, dal 9° al 13°, VII-, VII+, II, IX-, IX-) , avevamo gli spit e il trapano nello zaino perché dal basso le placche della sezione centrale sembravano veramente impossibili; quando siamo arrivati alla prima cengia e visto da vicino cosa ci aspettava, abbiamo capito che sarebbe stata dura ma che… si poteva provare! E quella volta gli spit sono rimasti in fondo al saccone. Da allora, anche durante l’apertura dei tiri più impegnativi, avevamo con noi solo martello, chiodi e tanta voglia di scalare!

Una via "lunga" tre anni... Qualcuno potrebbe obiettare che è un tempo lunghissimo per una via. Cosa gli rispondereste? E poi, qual è il bello, se c'è, di aprire una via che ti impegna con la mente così a lungo; Insomma, avete mai pensato di abbandonare?
Abbandonare?! Mai! E’ vero, è stata lunga, ma in tre è difficile trovare delle giornate libere: Nic e Ale sono guide alpine ed erano più disponibili durante la settimana mentre il mio lavoro di ingegnere mi dava maggiori possibilità nei weekend. Se poi consideri il meteo, la logistica complessa e le condizioni della parete… tutto è ancor più complicato! Sarebbe bello realizzare una salita così in continuità, però bisogna cambiare anche lo stile apertura. Sulla via abbiamo lasciato tutti i chiodi piantati, cosa che non puoi fare se rimani in parete più giorni. Per i futuri ripetitori c’è una notevole differenza… Il bello di un progetto di tre anni è che la motivazione è sempre al massimo sia in apertura sia quando alleni testa e corpo alla salita; la cosa più difficile è far passare l’inverno perché avevamo una voglia tale di tornare sul progetto che neanche ve la immaginate! E poi in questi anni abbiamo stretto una bella amicizia!

Avete usato tre aggettivi per descrivere Colonne d'Ercole: bella, difficile e con un'etica d'apertura rigorosa. Potete dirci per ognuno di essi cosa intendete?
Bella: perché c’è una roccia incredibile, su 28 lunghezze solo tre, quattro tiri sono delicati, sui restanti, la miglior roccia della Marmolada! La linea è incredibilmente logica e indipendente: nel primo terzo di parete la direttiva di salita è data da una serie di fessure e un grande diedro strapiombante, il tratto centrale è caratterizzato da placche grigie “da urlo” mentre l’ultima sezione è una successione di pilastri e placche con roccia ancor più lavorata.
Difficile: la difficoltà massima non è proibitiva, pensiamo attorno al IX grado. E’ la continuità della via e l’impegno mentale che ne fanno un importante banco di prova per le cordate più preparate. La sequenza dei tiri nella sezione centrale dovrebbe essere IX-, IX-, VIII/VIII+, IX,IX-, VIII+/IX- e sulle restanti lunghezze ci sono ancora tanti VIII e VII che alla fine ti sfiancano.
Etica: in apertura sono stati utilizzati i cliff solo per piantare i chiodi e non siamo mai ricorsi all’artificiale... non avevamo proprio le staffe! Escluso quella volta in cui abbiamo portato il trapano (che è stato ben ancorato al fondo del saccone) poi ci siamo portati dietro solo protezioni veloci, chiodi e martello.

Come vi siete organizzati come team, e come vi siete spartiti i compiti in apertura?
Il team è stato perfetto: in apertura l’accordo era di fare un tiro a testa in modo da essere sempre riposati. Sulle placche centrali ci siamo alternati un po’ di più io e Nic, ma Ale (Beber) ha estratto il coniglio dal cilindro portandoci fuori dalle placche con un passaggio incredibile su mono e bidito, fantastico!

La cosa più bella e quella un po' meno bella di questa avventura?
La ciliegina sulla torta sono stati i due giorni della libera: era inizio settembre ed un cielo così terso capita poche volte. Date un occhio al video e vi renderete conto! La cosa meno bella? Sicuramente averla finita, sarà dura trovare altre linee di questo spessore. Ovviamente ci proveremo!

Conoscete molto bene la Nord Ovest della Civetta. Parete mitica... Com'è aprirci una via: non avete il timore che vi venisse detto che "non ci stava" un'altra linea tra la Via Martini, Kein Rest von Sehnsucht e il diedro Philip Flamm?
Dopo Chimera Verticale, aver concluso Colonne D’Ercole è stato magnifico; due linee logiche che salgono tratti di parete inesplorati. Quando da Laste guardo la Nord Ovest e penso a tutte le belle avventure vissute, mi sembra un sogno! "Non ci stava?!" Fate come me, ripetete tutte e 4 le vie e poi arriverete alla mia stessa conclusione…

Cosa direste e cosa consigliereste agli eventuali ripetitori di Colonne d'Ercole?
Che vale anche una visita da lontano... è una salita magnifica! Può essere pianificata in due o tre giorni: con la prima soluzione si bivacca, non proprio comodamente, alla fine della quindicesima lunghezza. Invece se si vuole prendere con un po’ di calma al 10° e al 22° tiro (o al 23°) ci sono due cenge enormi.

E cosa direste a chi si approccia per la prima volta sulla Nord Ovest?
Che ne vale assolutamente la pena perché solo quando sei tra le pieghe della parete si coglie l’imponenza dell’ambiente. Tante cordate come prima esperienza scelgono la Aste, via mitica di tutto rispetto; poche però sanno che la “via dei polacchi” è una valida alternativa altrettanto bella ma molto meno ripetuta.

E adesso cosa resta da fare, magari ancora in Civetta...
Di cose da fare ce ne sono un sacco, basta avere voglia e tempo… anche in Civetta! Dopo tante belle avventure vissute all’ombra di questa parete sentiamo la voglia di cambiare per confrontarci con altri ambienti.

VIDEO COLONNE D'ERCOLE


Tondini ringrazia gli sponsor: Agisko, Edelrid, Ferrino, Marmot, Wildclimb
Beber ringrazia Millet, Scarpa e Climbing Technology
Baù ringrazia Scarpa, CAMP, Julbo, Montura, Kiwi Sport



SCHEDA: Colonne d'Ercole, Civetta, Dolomiti




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