Piero Dal Prà, a Montagne in Città

L’incontro del 7 novembre, a Roma, con Piero Dal Prà.
Emozionante serata il 7 novembre, a Roma, con Piero Dal Prà, che ha presentato una serie di diapositive a “Montagne in città”.
Chi si aspettava da un arrampicatore del suo calibro discorsi sui gradi, le chiodature, gli spit, eccetera, è rimasto deluso. La serata, invece, è stata tutta basata sulle sensazioni e sulla bellezza di andare in montagna: l’arrampicata, il rapporto con la parete, il bivacco, le marce di avvicinamento, ma anche semplicemente camminare, correre o guardare un panorama.

Un incontro all’insegna dell’eleganza e della leggerezza, come nella frase di Calvino posta all’inizio delle slides: “La leggerezza è figlia della precisione e della determinazione, non della vaghezza o dell’abbandono al caso”.

“Non ho mai creduto molto - ha detto Dal Prà - negli allenamenti basati sull’incremento della potenza muscolare. Ho sempre preferito privilegiare la tecnica, sono per un’arrampicata basata sulla sensibilità, l’adattarsi alla parete, le doti di testa più che di forza”. E allora Dal Prà ha parlato di sé, della sua storia personale, cercando di trasmettere agli astanti quello che passa nella testa di un arrampicatore, il significato della solitudine, del contatto con i propri limiti, della paura che va sempre tenuta presente ma controllata evitando che si trasformi in panico, il tutto accompagnato dalle foto dei luoghi che lo hanno visto in azione: le falesie del vicentino, le Dolomiti, Verdon, Ratikon e infine la Patagonia.

“La verticalità è un moltiplicatore delle distanze” - ha continuato - “Stando su una parete, è come se si fosse a migliaia di chilometri da casa, dalla famiglia, dagli amici, da tutte le nostre sicurezze. E allora, si capisce come a volte basti così poco per stare bene: una tazza di tè bevuta dentro una truna di neve è già il massimo. Una volta giudicavo il valore delle persone in base al grado che riuscivano a salire. Ora sorrido di tutto ciò, vedo l’andare in montagna solo come un mezzo per cercare obiettivi da raggiungere, ma non l’unico. Spero di avere sempre qualche obiettivo, anche quando non andrò più in montagna”.

Tra le domande del pubblico, una ha riguardato il suo futuro alpinistico: “Pensi di estendere la tua attività anche ad altri tipi di alpinismo, come in Himalaya, per esempio?”
“ Provare un alpinismo più basato sulla fatica, sulla quota, eccc… come si fa in Himalaya rientra senz’altro nei miei progetti futuri, ma non lo farò subito, per due motivi. Innanzitutto quello che ho in mente è in Pakistan, dove ora non si può andare; penso, poi, che si è più adatti a questo tipo di attività con un’età maggiore della mia (ho trent’anni)”.


Aldo Frezza


Intervista a Pietro Dal Prà (1999)

Hotel Supramonte

Ratikon - Silbergeier








Foto arch. Pietro Dal Prà


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